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Quarto Potere
02.05.2016 - 14:100
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Costi programmi RSI: sarà un passo avanti se non si vorrà giustificare l'ingiustificabile. Meno Hollywood e più Bollywood per cominciare

L'ANALISI - Non si può fare grande televisione spendendo poco, ma si può fare buona televisione spendendo meno. Altroché se si può. La RSI deve riannodare alla svelta il filo con la realtà che la circonda

di Andrea Leoni

Fanno discutere. Inevitabilmente fanno discutere. I costi dei programmi della RSI resi pubblici stamane dalla stessa radiotelevisione pubblica, hanno fatto strabuzzare gli occhi a più di un ticinese, che di quelle spese se ne fa carico per la sua parte pagando il canone. 

Se tuttavia vogliamo fare una discussione seria, volta a migliorare il servizio che paghiamo e non solo alla polemica fine a se stessa, dobbiamo leggere questi dati in maniera sincera ma oggettiva. 

La televisione è una macchina carissima da far funzionare. Quasi dietro ad ogni azione che va in video ci sono una o più persone. Quindi stipendi e ore di lavoro. C'è il giornalista, quello che va in video, quello che si occupa della parte autorale, cioè "scrive" la trasmissione, e quelli che realizzano i servizi. E dietro a un servizio c'è almeno un cameraman, un fonico, un montatore e un regista. Regista che si occupa anche della diretta, insieme a chi gestisce i microfoni e le luci e a chi fa lo script (manda grafiche e sottopancia in onda quando occorre). In studio poi c'è chi riprende dietro le camere e poi tutto questo va gestito da un'altra persona ancora che fa la continuità, vale a dire butta il contenuto in onda in armonia (possibilmente) con pubblicità e palinsesto. E questo solo per fare un esempio di base, tralasciando i costi tecnici e le altre spese. 

A questo va aggiunto che, come in ogni settore di mercato, più i professionisti sono bravi a fare il loro mestiere e più li paghi: giusto così. E non devono essere i gusti personali o politici, e neppure i problemi di stomaco, a guidare i giudizi. Non va neppure sottaciuto o sottovalutato che, come l'amministrazione cantonale, la RSI dà lavoro a tante famiglie e aziende ticinesi

Quindi costi giustificati? Tutto a posto? No, affatto. Non possiamo che rimanere di stucco anche noi, che pure conosciamo i meccanismi che al pubblico possono sfuggire, di fronte a certe enormità che paiono francamente ingiustificabili. 

Non si può fare grande televisione spendendo poco, ma si può fare buona televisione spendendo meno. Altroché se si può. Perciò se si possono comprendere, non senza qualche fatica (con 1 puntata di Falò una famiglia ci vive bene per un anno, e con 2 puntate noi ci paghiamo il sito per 12 mesi…), i costi delle grandi produzioni che incontrano il favore di critica e pubblico (Falò, per l'appunto, e Patti Chiari su tutti), molto del resto appare fuori dalla realtà, e qui non facciamo nomi per non venir meno di rispetto a colleghi che comunque si impegnano a fare il loro lavoro al meglio. Ma scorrendo la lista (clicca qui) è facile capire quello che assolutamente non va. 

Fuori dalla realtà, cioè dalla nostra realtà, che non è quella della BBC o della RAI. Ma neppure, per dimensioni, quella della Svizzera tedesca o della Svizzera francese. Questa disconnessione con lo spazio intorno a Comano e le persone che ci vivono, è forse il filo principale che la radiotelevisione pubblica deve spicciarsi a riannodare, se non vuole incorrere in nuove scoppole nelle urne, con quel che ne conseguirebbe. 

Le cifre pubblicate oggi dimostrano senza ombra di dubbio che c'è spazio, parecchio spazio, per risparmiare, ottimizzare, potenziare ciò che il pubblico apprezza e ridimensionare, o anche chiudere, ciò che è superfluo. 

E per farlo bisognerebbe partire da un principio: non tutte le trasmissioni possono essere bagnate dalla grandeur. Meno Hollywood e più Bollywood. Non nel senso del genere cinematografico. Ma per quanto riguarda le idee, l'ingegno e la sperimentazione, al posto del costoso perfettismo patinato. Perché forse è vero che non si possono realizzare programmi di uguale fattura estetica a costi inferiori di quelli resi pubblici. Ma si possono fare trasmissione di impatto o comunque efficaci, spendendo la metà o giù di lì. Questo è un compito che devono assumersi i dirigenti. 

Ma poco potranno fare i vertici dell'azienda, se chi ci lavora, soprattutto da più anni, non sarà a sua volta disponibile ad intercettare il Ticino di oggi. Se prima per fare una trasmissione potevi impiegarci tre giorni, oggi potresti doverlo fare in uno. Se ieri ti era permesso di occuparti di tre bottoni, domani potresti doverne schiacciare sei. E i tre nuovi magari non li avevi mai visti prima. E non bisogna fare i capricci, lagnarsene con i sindacati o mandare lettere e appelli anonimi a destra e a manca.

E poco potranno fare i dirigenti neppure se la politica, le varie associazioni sempre molto interessate, e i giornali, ogni volta che si chiude o si cambia un programma  continueranno a scatenare il solito pandemonio, perché la cultura è importante, gli stranieri sono importanti, gli alpeggi sono importanti, le castagne sono importanti…insomma alla fine non ci si può privare di nulla. Non può funzionare così. Non più. E dietro lo scudo del servizio pubblico, che pure è la principale mission dell'azienda ed è fondamentale, non si possono far passare progetti strampalati e completamente anti-economici, confezionati per pochi intimi.  

E poco, infine, si potrà fare se bisognerà continuare a fare programmi per impiegare un organico sproporzionato alle esigenze. Per carità, nessuno invoca licenziamenti, ma un ridimensionamento attraverso le non sostituzioni di chi va in pensione, o di chi semplicemente se ne va, appare scelta logica, razionale e da perseguire con determinazione.  

Il passo fatto oggi dalla RSI si trasformerà in un'occasione positiva e importante solo se produrrà la consapevolezza verso un cambiamento non più derogabile. A chi sarà chiamato a commentare consigliamo di non difendere l'indifendibile, ma di prendere l'impegno che l'anno prossimo i costi saranno diversi. Sarebbe come dire ai ticinesi con rinnovata umiltà quel che i clienti si aspettano: abbiamo capito il messaggio che ci avete mandato e presto vi faremo vedere i risultati.  

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