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Cronaca
24.05.2016 - 10:340
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Terremoto BSI, l'atto d'accusa della FINMA. Confisca 95 milioni alla banca e chiama in causa Direzione e Consiglio di amministrazione: "Violate gravemente le norme sul riciclaggio"

"La FINMA, già alla fine del 2013, aveva in maniera indubbia richiamato l’attenzione della banca sui gravi e molteplici rischi connessi a tali relazioni d’affari"

LUGANO - "In ragione delle relazioni d’affari intrattenute e delle transazioni effettuate nell’ambito dell’affare di corruzione del fondo sovrano malese 1MDB, BSI ha violato gravemente le disposizioni legali in materia di riciclaggio di denaro e il requisito dell’irreprensibilità. È quanto è emerso dal procedimento dienforcement condotto dall’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari FINMA”. 

Il comunicato stampa pubblicato oggi dall’Autorità federale di sorveglianza sui mercati finanziari sul caso BSI (leggi qui) che ha portato all’apertura di un procedimento penale da parte del Ministero pubblico della Confederazione e alle dimissioni del CEO della banca, Stefano Coduri, è di una durezza inaudita. La FINMA chiama infatti in causa direttamente i vertici della banca, Direzione e Consiglio di amministrazione.

“Nel caso del fondo 1MDB – si legge nella nota - la banca ha effettuato, nell’arco di diversi anni, molteplici transazioni considerevoli finalizzate a scopi non trasparenti e, nonostante i sospetti manifesti, non ne ha accertato i retroscena. Oltre ad altri provvedimenti adottati, la FINMA confisca un importo di 95 milioni di franchi. La FINMA avvia procedimenti di enforcement nei confronti di due ex funzionari della banca responsabili. Inoltre, comunica di approvare l’integrale acquisizione di BSI da parte di EFG International, alla condizione che BSI venga completamente integrata e successivamente sciolta. Tale acquisizione va considerata positivamente, poiché offre alla clientela e al personale una prospettiva futura”.

Nel 2015 la FINMA, si legge sempre nella nota stampa, “ha avviato un procedimento di enforcement nei confronti di BSI poiché sussistevano indizi di violazione delle disposizioni legali in materia di riciclaggio di denaro. Tali indizi erano correlati a relazioni d’affari intrattenute e a transazioni effettuate nel contesto del caso di corruzione afferente al fondo sovrano malese 1MDB. La FINMA ha esaminato numerose transazioni, i processi e l’organizzazione del sistema di controllo interno della banca. Il procedimento si è concluso nel maggio 2016. Contestualmente, la FINMA ha concluso un procedimento e ammonito BSI per la condotta assunta nel caso Petrobras. Nel contesto dei medesimi due casi, la FINMA ha svolto accertamenti presso oltre venti banche svizzere e avviato, inoltre, dei procedimenti nei confronti di sei di queste”. 

1MDB: decisione consapevole del Management

 “Relativamente al caso 1MDB, il comportamento di BSI è stato particolarmente grave. Le relazioni d’affari correlate al fondo 1MDB sono state ripetutamente discusse dai vertici dirigenziali, in particolare anche dopo che la FINMA, già alla fine del 2013, aveva in maniera indubbia richiamato l’attenzione della banca sui gravi e molteplici rischi connessi a tali relazioni d’affari, ingiungendola a procedere a ulteriori accertamenti. Ciononostante, il consiglio di amministrazione e la direzione della banca hanno consapevolmente e reiteratamente deciso di continuare a intrattenere tali relazioni d’affari, molto attrattive dal punto di vista economico, senza che i numerosi ed evidenti indizi fossero adeguatamente chiariti e i rischi stessi rilevati”.  
BSI viola gli obblighi di diligenza nella lotta contro il riciclaggio di denaro
“Nell’ambito del procedimento avviato nei confronti di BSI, la FINMA ha constatato gravi mancanze relative alla lotta contro il riciclaggio di denaro. Le ragioni sono un’insufficiente gestione del rischio e l’inefficacia del sistema di controllo interno. La FINMA ha constatato quanto segue.
•    Nel periodo compreso fra il 2011 e l’aprile 2015 sono state appurate gravi lacune nell’accertamento delle transazioni che comportano un rischio superiore, in particolare nelle relazioni d’affari con persone politicamente esposte (PEP). In questo contesto, l’origine dei valori patrimoniali non è stata sufficientemente chiarita e transazioni sospette dell’ordine di centinaia di milioni di dollari non sono state criticamente analizzate.
•    La banca ha ripetutamente, in maniera sistematica e per un arco di tempo prolungato violato l’obbligo di allestire la documentazione necessaria relativa alle transazioni che comportano un rischio superiore.
•    Nel contesto del caso 1MDB, la banca ha intrattenuto relazioni con diversi fondi sovrani esteri, i cui conti erano gestiti e contabilizzati a Singapore, ma anche in Svizzera. Si trattava del più grande e redditizio gruppo di clienti di BSI. Ciò si è conseguentemente riflesso sulla retribuzione dei collaboratori della banca coinvolti. 
•    Le commissioni applicate erano molto elevate rispetto alla media e non usuali sul mercato. I responsabili della banca non hanno analizzato criticamente per quale ragione dei fondi sovrani esteri chiedessero a un istituto specializzato nella clientela privata di eseguire dei servizi destinati a clienti istituzionali e, per questo, versassero delle commissioni eccessivamente elevate e non concluse alle condizioni prevalenti di mercato. 
•    La banca ha insufficientemente monitorato le relazioni da lei intrattenute con un gruppo di clienti con all’incirca 100 conti legati al caso 1MDB. All’interno del gruppo di clienti, come pure verso terzi, sono state effettuate una serie di transazioni senza che la banca avesse prima accertato sufficientemente i retroscena economici.
Così, per esempio, nel caso di un afflusso di fondi dell’ordine di USD 20 milioni, BSI si è accontentata della spiegazione addotta dal cliente, secondo cui si trattava di un “regalo”. In un altro caso, sono confluiti su un conto più di USD 98 milioni, senza che il retroscena economico fosse stato chiarito.
La banca ha effettuato transazioni in entrata e in uscita di entità comparabile, benché le spiegazioni e la documentazione contrattuale parzialmente fornite fossero in contrasto con lo scopo dell’impiego dei fondi addotto al momento dell’apertura del conto.
Spesso le transazioni sono state plausibilizzate in modo generico mediante contratti di prestito, anche se questi ultimi non fornivano una spiegazione esaustiva sui reali retroscena delle transazioni in questione.

Infine, sono spesso emersi chiari indizi di cosiddette transazioni di passaggio: in un caso, USD 20 milioni sono stati trasferiti internamente alla banca tra diversi conti, per poi essere riversati a favore di un istituto terzo. Questo tipo di transazioni sono decisamente a rischio sotto il  profilo del riciclaggio di denaro. Ciononostante, la banca ha omesso la documentazione e la plausibilizzazione dei retroscena oppure si è accontentata dell’indicazione che, nel quadro di tali relazioni d’affari, si trattava sempre del medesimo avente diritto economico oppure del fatto che tali transazioni venivano effettuate ”a fini contabili”. 

La banca ha effettuato a favore di fondi sovrani esteri transazioni di notevole entità, talvolta dell’ordine di centinaia di milioni, senza che i retroscena fossero stati preventivamente chiariti in maniera adeguata.

"I mezzi del fondo sovrano sono stati molto spesso investiti tramite strutture intermedie appositamente costituite. BSI ha sostenuto la realizzazione di tali strutture intermedie volte a ottenere una maggiore confidenzialità nell’attività di investimento. Alla fine, BSI non era però più in grado di ricostruire come tali mezzi fossero stati impiegati.
Tale configurazione è stata in parte constatata e discussa internamente alla banca: già nel 2012 un collaboratore informò il suo superiore: “My team is implementing these transactions without really knowing what we are doing and why and I am uncomfortable with this. […] there should be a stronger governance process around all this.” (“Il mio team sta effettuando queste operazioni senza sapere cosa stiamo facendo e perché, e io sono a disagio per questo. [ ... ] Ci dovrebbe essere un processo di governance più forte su tutto questo". A tale segnalazione interna non è stato tuttavia dato alcun seguito.

•    Il consulente alla clientela responsabile della gestione di tali relazioni ha dato nell’occhio a più riprese a causa del suo comportamento non cooperativo in questioni di compliance, in particolare per quanto riguarda gli accertamenti insufficienti svolti in merito alle transazioni. I superiori erano a conoscenza di questi fatti, tuttavia non hanno sostenuto l’unità Compliance, bensì il consulente alla clientela. Di conseguenza, il comportamento di quest’ultimo non ha avuto alcuna ripercussione, per esempio, sui bonus percepiti. Al contrario, egli era annoverato fra i collaboratori meglio retribuiti dell’istituto.  
•    Ai clienti importanti, che beneficiavano di una sorta di servizio clienti esclusivo, venivano concesse eccezioni alle disposizioni interne. I dirigenti erano al corrente dei fatti, tuttavia hanno omesso di esaminare adeguatamente tali eccezioni.
•    Complessivamente, nel periodo in oggetto, i dirigenti del gruppo BSI non hanno sorvegliato in modo adeguato la filiale di BSI a Singapore, nonostante il fatto che i contatti intrattenuti fossero stretti e frequenti e gli organi del gruppo facessero parte del consiglio di amministrazione della filiale.
Conclusioni: Alla luce di quanto esposto, la FINMA giunge alle seguenti conclusioni: le mancanze constatate costituiscono gravi violazioni degli obblighi legali di diligenza in materia di lotta contro il riciclaggio di denaro come pure gravi violazioni del principio di un’adeguata gestione del rischio e di un’adeguata organizzazione. BSI ha così gravemente violato i requisiti per la garanzia di un’attività irreprensibile. Infine, sino ai vertici dirigenziali è venuto meno l’atteggiamento critico necessario per riconoscere, limitare e monitorare i considerevoli rischi giuridici e di reputazione incorsi”. 

La FINMA confisca gli utili e avvia procedimenti nei confronti di singole persone

“Oltre alle misure volte al ripristino della situazione conforme, la FINMA adotta i seguenti provvedimenti:
•    Confisca degli utili indebitamente realizzati: la gestione in grave violazione delle disposizioni in materia di vigilanza delle relazioni della clientela ha consentito alla banca di applicare, per tutta la durata dell’inchiesta, commissioni elevate. La FINMA confisca gli utili indebitamente realizzati dell’ordine di 95 milioni di franchi. Il denaro confiscato sarà devoluto alla Confederazione. 
•    Accertamento delle responsabilità individuali: la FINMA ha aperto nel maggio 2016 due procedimenti di enforcement nei confronti di due ex funzionari della banca. La FINMA vuole così esaminare il grado di conoscenza, il comportamento e la responsabilità individuale di entrambe gli ex manager in relazione alle violazioni di legge constatate. La FINMA si riserva la facoltà di avviare ulteriori procedimenti”.

 

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