DerbyFollia
30.09.2013 - 08:040
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Dopo il derby della follia ci vuole una "road map" contro la violenza

Autorità, club e tifoserie si incontrino e trovino soluzioni concordate. Sassaiole, mazze, botte, lamette, pesci marci e letame non devono più far parte del tifo sportivo

LUGANO - “I giocatori della prima squadra sono stati sorpresi e sono rimasti male nel venire a sapere degli atti di violenza accaduti dopo il derby (…), e speriamo che certe cose non succederanno mai più in futuro”. Era un messaggio dovuto, quello pronunciato da Flavienne Conne venerdì sera alla Resega, nel prepartita, a nome della squadra.

Ora, dopo quanto è accaduto martedì scorso al derby con l’Ambrì, fuori ma anche dentro lo stadio - posa di lamette sulle balaustre dei tifosi ospiti e spargimento di letame e pesci marci sotto gli spalti nel pomeriggio – ci si attende una reazione chiara e forte da tutti i soggetti coinvolti. 

Sempre venerdì la Società bianconera ha annunciato che si costituirà parte civile e che valuterà un’eventuale denuncia penale contro gli hooligans. È già un segnale di rottura nei confronti delle frange violente del tifo. Ma ora bisogna passare dalle parole ai fatti.

Dipartimento delle istituzioni, Polizia e Città di Lugano devono farsi promotori al più presto di un incontro, coinvolgendo ovviamente i vertici delle società sportive e i portavoce delle tifoserie, e dirsi tutto quello che devono dirsi.

Il messaggio finale dev’essere inequivocabile: sassaiole, mazze, botte, lamette, pesci marci e letame non devono più far parte del tifo sportivo. E i pochi individui che usano lo stadio per sfogare aggressività e violenza vanno individuati, isolati ed espulsi.

Questo, per evitare di arrivare a misure estreme, tipo giocare le partite senza le curve (come si è fatto negli stadi italiani per motivi di razzismo) o peggio ancora a porte chiuse. Tutti – autorità, club e tifoserie – devono garantire che allo stadio ci si possa andare senza rischiare di finire coinvolti in risse, pestaggi o sassaiole.

Bisogna trovare soluzioni concrete: anzitutto evitare che chiunque possa accedere indisturbato alla pista (per di più mascherato con passamontagna com’è accaduto nella tarda mattinata di martedì alla Resega) nelle ore precedenti la partita.

Un’altra misura preventiva potrebbe essere quella di obbligare chi acquista un biglietto a registrare la propria carta d’identità e a mostrarla all’entrata dello stadio. Già nella fase di registrazione sarebbe possibile controllare i diffidati. La tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza devono prevalere sulla privacy.

Un’altra possibile misura è che chi è diffidato per episodi gravi si presenti in polizia durante le partite. La severità e l’immediatezza delle misure penali possono essere un altro deterrente contro gli hooligans. Così come la minaccia di far pagare ai club gli interventi della polizia per sedare eventuali disordini fuori dagli stadi. Misura profilata in questi giorni dal direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi.

Poi rimane il problema di come evitare scene di guerriglia urbana nel dopo partita. E qui bisognerà capire come gestire l’uscita delle tifoserie ospiti. Le soluzioni non sono semplici, ma bisogna trovarle. Condividendole con tutte le parti in causa e richiamando ognuno alle proprie responsabilità.

emmebi

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