ImmigrazioneMassa
17.07.2014 - 17:470
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Ai cittadini UE basta lavorare un giorno in Svizzera per avere la disoccupazione. Rückert al Governo: "In Ticino quanti casi?"

La deputata leghista interroga il Consiglio di Stato su una situazione paradossale che l'anno scorso ha riguardato oltre 2'300 lavoratori immigrati nel nostro Paese

BELLINZONA - Prendendo spunto da un articolo apparso oggi sulla Neue Luzerner Zeitung, la deputata della Lega Amanda Rückert rivolge a nome del suo gruppo parlamentare diverse domande al Governo. Il tema è il rapporto tra lavoratori immigrati in Svizzera da paesi europei che percepiscono indennità di disoccupazione. 

“Secondo i dati più recenti – scrive Rückert – sarebbero sempre di più i cittadini provenienti dall’Unione europea titolari di permessi B o L, che poco tempo dopo il loro arrivo in Svizzera s’iscrivono alla cassa disoccupazione. Infatti, secondo le normative attualmente in vigore, un cittadino dell’Unione europea può chiedere la disoccupazione in Svizzera, anche se ha lavorato 364 giorni all'estero e uno solo nel nostro Paese”.

Nel 2013 sono stati ben 2’313 i cittadini provenienti dall’Unione europea, beneficiari di un permesso B o di un permesso L, che hanno sfruttato i giorni lavorativi accumulati all'estero per ottenere la disoccupazione in Svizzera. Ciò alla “modesta” cifra di 31 milioni di franchi per la disoccupazione svizzera, osserva la deputata.

La cifra è cresciuta di molto nell’ultimo anno, se si considera che i dati a disposizione della SECO indicano che solo nel 2012 i cittadini UE che avevano chiesto la disoccupazione a meno di un anno dal loro arrivo in Svizzera erano stati 1'767, per un costo totale di 21 milioni di franchi. “Una cifra inferiore rispetto alla più recente, ma già molto preoccupante – scrive Amanda Rückert - , che dovrebbe dovuto condurre chi di dovere (le autorità federali, segnatamente chi predisposto a ridiscutere con l’Unione europea gli accordi bilaterali anche alla luce del voto del 9 febbraio scorso) a cercare soluzioni che permettano di tutelare meglio il nostro Paese di fronte agli effetti negativi dell’immigrazione incontrollata”.

“Vista l’attuale poco positiva situazione in cui versa l’economia della grande Europea unita, è legittimo preoccuparsi ancora di più del fatto che la Svizzera stia diventando l’eldorado per i cittadini europei che si trasferiscono nel nostro Paese appositamente per beneficiare di ampie prestazioni sociali”. 

L'Ufficio federale della migrazione avrebbe da parte sua già commissionato uno studio per capire come s’integrano nel mercato lavorativo svizzero i nuovi immigrati dall'Unione europea e il loro effetto sullo stato sociale svizzero, in particolare sull'assicurazione disoccupazione e sull'assistenza sociale, conclude la deputata della Lega. Che chiede infine al Governo come stanno le cose in Ticino.

In particolare chiede dati, cifre e costi di tale fenomeno nel nostro Cantone, se esistono settori professionali più colpiti rispetto ad altri, se il Consiglio di Stato ha già avuto modo di discuterne con le autorità federali.
E ancora: è vero che i casi dubbi possono essere verificati e le indennità rifiutate, ma in Ticino queste verifiche vengono fatte? “E quali conseguenze comporta un rifiuto delle indennità di disoccupazione a un cittadino europeo titolare di un permesso B, giacché requisito indispensabile per il suo rilascio è quello di essere in grado di provvedere al sostentamento proprio e a quello dei propri famigliari? La revoca del permesso entra in linea di conto quale opzione?”

 

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