Polanski
13.08.2014 - 08:060
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Morace e l'interrogazione dell'onorevole Cornici: "Basta con il leopardo. Come simbolo del Festival vogliamo una capra"

L'ironia del critico cinematografico: "Devono essere rifiutati per principio film che provengono da Fallitalia. Tutti i film devono essere sottotitolati in italiano, con traduzione simultanea in dialetto..."

LOCARNO - Il critico cinematografico Mariano Morace, oggi su LaRegione va giù pesante sul caso Polanski.

“Hanno vinto pochi politici di provincia, alla ricerca di un momento di gloria e di attenzione della stampa - scrive - su migliaia di persone che avrebbero voluto applaudire uno dei grandi maestri del cinema contemporaneo, ascoltare le sue riflessioni sul cinema. Hanno travisato i fatti, hanno raccontato “n’importe quoi”, hanno gridato allo scandalo, alla vergogna. L’onorevole Dadò finge di non esultare, anzi parla di “ignobili pressioni” per aver solo espresso il suo dissenso… Vergogna a voi, poveri di spirito!”

Poi racconta di una immaginaria interpellanza urgente al Consiglio di Stato presentata dall’altrettanto immaginario onorevole Cornici (i Quadri hanno le Cornici, ndr), “che dopo aver rivendicato per il suo partito la fuga del tale Roman Polanski (non certo un patrizio di Corticiasca), una vittoria contro i radikal chic e gli intellettuali di $inistra che popolano la manifestazione locarnese, chiede che il governo imponga a presidenza e direzione del Festival alcune semplici ma tassative regole”.

Morace elenca poi le regole (vi proponiamo le principali):

1. Tutto il programma del Festival e la lista degli invitati deve essere preventivamente sottoposta a una specifica commissione parlamentare, presieduta da lui stesso e dall’onorevole Dé (lui sì patrizio di Corticiasca).

2. Non saranno ammessi film che parlano di pornografia, rapporti omosessuali, perversioni e cose del genere; se in un film si parla di rapporti extraconiugali (evidentemente eterosessuali!), devono per forza finir male, meglio se con la morte di uno dei due.

3. Tutti i registi e gli ospiti devono allegare alla documentazione la loro fedina penale, che sarà analizzata dai competenti organi di polizia.

E ancora:

5. Tutti i film devono essere sottotitolati in italiano, con traduzione simultanea in dialetto.

6. Sulla Piazza Grande deve essere presentato almeno un film ticinese, e se non è disponibile si lascerà una serata vuota nel programma in segno di lutto.

7. Devono essere rifiutati per principio film che provengono da Fallitalia, dai Paesi della Comunità Europea, dall’Africa, dai Paesi comunisti, e robaccia del genere.

8. Basta con i direttori stranieri, il prossimo deve essere ticinese, al massimo svizzero.

Per finire, le regole numero 10 e 11:

10. I sussidi devono essere dimezzati, così con i soldi risparmiati si potrà finalmente dare la tredicesima ai noss vecc.

11. Basta con il leopardo e i colori giallo e nero, il simbolo del festival deve essere un animale nostrano (si propone una capra, ma anche una mucca o una gallina andranno bene) e i colori rosso e blu. Anzi, l’interpellanza è stata ritirata e trasformata in: aboliamo il festival, perché non serve a niente, e tanto con la cultura non si mangia.

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