Fangoemorte
16.11.2014 - 14:590
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Davesco, il geologo: “Non è una frana naturale, sulla prevedibilità ci sarà da discutere”. Borradori: “Non era una zona a rischio”

Aggravatesi le condizioni del 44enne, l’uomo, compagno di una delle due vittime, è al momento in pericolo di morte. Ecco quanto emerso durante la conferenza stampa e le impressionanti foto aeree del luogo della sciagura scattate da TiPress

LUGANO – Elementi importanti quelli emersi durante la conferenza stampa tenutasi nel pomeriggio a Lugano per fare il punto sulla frana caduta nella notte a Davesco, in cui hanno perso la vita due inquiline della palazzina andata distrutta e per cui è stata anche aperta un'inchiesta da parte del Ministero Pubblico.

Si aggravano le condizioni del 44enne

Come ha precisato la Croce Verde, si sono aggravate le condizioni del 44enne dato in un primo momento fuori pericolo. Un aggiornamento dal Civico, dove sono ricoverati anche gli altri tre pazienti, ora fuori pericolo, informa infatti che l’uomo, compagno di una delle due donne morte, è al momento potenzialmente in pericolo di morte.

Il geologo: “Sulla naturalezza e la prevedibilità dell’evento si dovrà discutere”

Alla conferenza stampa, oltre ai rappresentanti delle varie unità coinvolte nelle operazioni di soccorso e recupero, erano presenti anche il sindaco di Lugano Marco Borradori e il geologo Urs Luechinger, incaricato dalla Città per la determinazione delle cause della sciagura e  il rispristino della situazione, collaborando anche col perito incaricato dalla Procura.

L’inchiesta, ha spiegato Luechinger, dovrà “verificare quale fosse il ruolo statico del muro ceduto”. Si conferma infatti che ha provocare la sciagura sia stato il cedimento di un muro costruito per contenere materiale di ripiena. “Al crollo del muraglione, causato con tutta probabilità dalle precipitazioni importanti, è seguito il materiale che conteneva. Il tutto è scivolato a valle travolgendo l’abitazione. Ma non si può parlare di frana in senso stretto, è un cedimento. È una commistione tra il cedimento di un manufatto e un evento naturale, provocato dalle piogge”.

Se quella di Bombinasco è stata assolutamente una frana naturale e imprevedibile, ha aggiunto infine il geologo, “qui sulla prevedibilità e la naturalezza dell’evento c’è da discutere e approfondire". Ma "ci vorrà del tempo per chiarire la dinamica di quanto accaduto, ora abbiamo un ventaglio di ipotesi, trarre conclusioni è pertanto prematuro”, gli ha fatto eco il commissario capo Renato Pizolli.

Borradori: “Non era una zona a rischio”

Dopo aver espresso vicinanza a quanti sono stati toccati dalla frana, il sindaco di Lugano ha assicurato: “Affronteremo l’evento con la massima serietà, vogliamo capire e determinare cosa sia successo. A seguito delle forti piogge, il Comune si era già mosso per monitorare le situazioni più critiche. Ma il sedime in cui vi era l’edificio, non era considerato una zona a rischio”.

La palazzina, risalente agni anni '80, ha aggiunto, era inoltre inoltre in regola con i permessi.

Le operazioni di soccorso

L’allarme, è stato spiegato durante la conferenza, è scattato alle 2.40 con la segnalazione di un cittadino, che comunicava la caduta di una frana sulla strada di Davesco, in cui era rimasta coinvolta una vettura. La realtà, come è emerso poco dopo, era tutt'altra.

"Quando siamo arrivati – ha infatti commentato il comandante dei pompieri di Lugano Mauro Gianinazzi –  abbiamo trovato una situazione ben diversa da quella che si era stata segnalata". Uno 'scenario impressionante', come lo hanno definito quanti erano presenti sul posto.

L’auto, e con lei le altre, erano quelle presenti nei box della palazzina. Le prime che si potevano scorgere dalla strada. Dietro, le macerie del caseggiato di tre piani andato completamente distrutto. A investirlo tra i 500 i 1000 metri cubi di materiale franato a valle con il cedimento del muro. Materiale che ha letteralmente spazzato via la palazzina, lasciando sulla sua strada una scia di macerie lunga 30 metri e larga 10.

Imponente il dispositivo messo in atto: in totale si sono avvicendati, tra Cantonale, Polizia di Lugano, Pompieri, Croce Verde, Protezione civile e ReDog, 140 soccorritori e fino a una novantina attivi contemporaneamente nella fase più critica.

Già in allerta per il maltempo e presenti nella zona per altri interventi, le unità di soccorso sono presto entrate in azione. Le operazioni di recupero, conclusesi alle 14, hanno permesso di soccorrere già nei primi minuti due persone che si erano liberate da sole dalle macerie, una terza è stata estratta poco dopo con facilità.

La quarta persona, il 44enne, era invece incastrata sotto metri di macerie. Per il suo salvataggio ci sono volute due ore di lavoro. Le ultime due, le due vittime, sono invece state estratte dopo tre ore.

Al momento proseguono le operazioni di messa in sicurezza e sgombero della zona. Mentre la Protezione Civile ha provveduto a evacuare precauzionalmente due famiglie residenti in un’abitazione vicina a quella distrutta.

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