ImmigrazioneMassa
16.12.2014 - 07:490
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Il nostro ambasciatore a Bruxelles: "La libera circolazione non è un dogma. Sarebbe miope rifiutarsi di ridiscuterla. Ma dobbiamo evitare la denuncia"

Roberto Balzaretti “Sin dal 10 febbraio abbiamo cercato di spiegare ai nostri interlocutori e nelle capitali degli Stati membri, a tutti i livelli, le ragioni del voto"

BERNA – “La libera circolazione delle persone è l’elemento centrale di un insieme che ha contribuito alla stabilità e alla crescita socioeconomica del nostro Paese. Ma secondo noi non deve essere un dogma e rifiutare il dialogo adducendo principi fondamentali intoccabili sarebbe miope. Il dialogo non è solo possibile, è necessario”. Così Roberto Balzaretti, l’ambasciatore ticinese che rappresenta la Svizzera a Bruxelles, in un’intervista al Corriere del Ticino.

Dopo il voto del 9 febbraio la Svizzera vorrebbe rinegoziare l’accordo sulla libera circolazione con l’Unione europea, ma Bruxelles non ne vuole sapere. E oggi dovrebbe arrivare un’ulteriore conferma di questa posizione intransigente: la libera circolazione è un principio intoccabile e non negoziabile. 

“Nessuno mette in dubbio il nostro diritto di esprimerci, ma è chiaro che non basta la volontà del popolo svizzero per rinegoziare l’accordo bilaterale – spiega Balzaretti -: possiamo in modo sovrano modificare la nostra Costituzione, ma per modificare un accordo internazionale abbiamo bisogno del consenso dell’altra parte contraente, in questo caso dell’UE e di tutti i suoi Stati membri”.
E aggiunge: “Sin dal 10 febbraio abbiamo cercato di spiegare ai nostri interlocutori a Bruxelles ma anche nelle capitali degli Stati membri, a tutti i livelli, le ragioni del voto e invitato ad una discussione approfondita sulla libera circolazione delle persone”.

L’accordo sulla libera circolazione può essere denunciato, spiega Balzaretti, ma se così fosse decadrebbero automaticamente, sei mesi più tardi, gli altri accordi del primo pacchetto di bilaterali.
“Possiamo immaginare che non sarebbe nell’interesse dell’UE denunciare l’accordo, ma è una strategia quanto meno rischiosa quella di speculare sulle esitazioni altrui. Noi non vogliamo denunciare l’accordo. Dobbiamo quindi lavorare ad una soluzione accettabile perché questo non succeda”.

Secondo Balzaretti in gioco potrebbe esserci anche l’accordo Schengen/Dublino: “Non è tecnicamente legato alla libera circolazione, ma nell’ottica dell’UE è strettamente connesso ad essa, ed è menzionato nel rapporto come un dossier a rischio se non si dovesse trovare una soluzione riguardante il voto del 9 febbraio”.

L’ambasciatore aggiunge che nessuno Stato dell’UE ha chiesto una limitazione della migrazione intraeuropea. Ma è anche vero che le nazioni dell’Unione hanno obblighi più estesi rispetto alla Svizzera, come la Direttiva sulla cittadinanza europea. “Il nostro accordo prevede – in modo reciproco – l’accesso al mercato del lavoro, il coordinamento dei sistemi di assicurazione sociale e il riconoscimento dei diplomi. Intorno a questi temi c’è effettivamente spazio per una riflessione su possibili adattamenti e miglioramenti. Si tratta di avere regole migliori per il mercato del lavoro e di riflesso di meglio proteggere i lavoratori. Stiamo insistendo perché questo succeda”.

red

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