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19.01.2016 - 16:560
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

I postumi dello shock del franco dopo un anno: "Anche nel 2016 industria, negozi, turismo e ristorazione saranno messi a dura prova"

Lo affermano i ricercatori di Credit Suisse in uno studio: " Probabilmente le decisioni d'investimento in futuro penalizzeranno sempre più la produzione in Svizzera e i posti di lavoro saranno più spesso esternalizzati"

LUGANO - "L’apprezzamento del franco è destinato prevedibilmente a restare il tema dominante anche nell'anno in corso, continuando a mettere a dura prova l'industria, il commercio al dettaglio e l'industria alberghiera e della ristorazione". Lo affermano i ricercatori di Credit Suisse nell'annuale numero del Manuale dei settori: un'approfondita ricerca che si ripropone di fornire una panoramica dei settori dell'economia svizzera. E quest'anno gli analisti non potevano che concentrarsi in particolare sull'abbandono della soglia di cambio con l'Euro decisa 12 mesi fa dalla Banca Nazionale. "I postumi dello shock del franco", il titolo scelto dai ricercatori per il loro lavoro. Un titolo che già spiega molto. Benché in termini reali, ossia al netto dei prezzi, nel 2015 la nostra economia non sia scivolata in una fase di recessione, in termini nominali e soprattutto per alcuni settori la situazione è apparsa molto più negativa. Settori orientati all'export come l'industria metalmeccanica ed elettrica (MEM) hanno visto svanire i loro margini a causa delle concessioni sui prezzi, oppure hanno dovuto fare i conti con un forte calo della domanda. Il peggioramento della competitività determinato dai prezzi - affermano ancora i ricercatori dell'istituto di credito - ha pesantemente penalizzato anche il commercio al dettaglio e l'industria alberghiera e della ristorazione. In quest'ultima la flessione dell’affluenza dell’inverno 2014/2015 e dell’estate 2015 non è stata drammatica, anche grazie alle prenotazioni già effettuate nel periodo invernale e alle condizioni climatiche favorevoli nella stagione estiva. Sul piano dei fatturati, però, a causa degli sconti sui prezzi il colore dominante probabilmente è stato un rosso marcato. Visti la contenuta propensione ai consumi e il turismo degli acquisti, il commercio al dettaglio ha vissuto una situazione analoga. Anche se il tasso di cambio minimo è stato revocato ormai un anno fa, le conseguenze sono destinate a essere evidenti anche nel 2016. Già un tasso di cambio EUR-CHF intorno a 1.10 mette in difficoltà l'industria dell'export, il turismo alpino, fortemente orientato agli ospiti europei, e il commercio al dettaglio. Le imprese devono migliorare la loro efficienza per poter di nuovo realizzare i margini di un tempo. Probabilmente le decisioni d'investimento in futuro penalizzeranno sempre più la produzione in Svizzera e i posti di lavoro saranno più spesso esternalizzati.
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