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04.06.2016 - 09:420
Aggiornamento: 13.07.2018 - 15:11

È morta una leggenda: Cassius Clay, Muhammad Ali, il "Più Grande", icona del pugilato e della protesta dei neri, che gettò l'oro olimpico nel fiume Ohio

L'ex pugile si è spento ieri a 74 anni a Phoenix, in Arizona

PHOENIX - È morta una leggenda. L’uomo che forse è stato, più di tutti gli altri, l’icona del pugilato nel mondo. Muhammad Ali, “il Più Grande”, si è spento nella notte in un ospedale di Phoenix, in Arizona. 

L’ex campione del mondo dei massimi era stato ricoverato l’altroieri per precauzione. Le sue condizioni non erano state giudicate gravi, ma data l’età e considerata la malattia di cui soffriva da anni, il morbo di Parkinson, i medici hanno deciso di trattenerlo. 

Era nato 74 anni fa come Cassius Marcellus Clay Jr., divenne noto al mondo come Cassius Clay, ma nel 1964 cambiò il suo nome in Muhammed Ali dopo essersi convertito all’Islam. Negli anni Sessanta divenne un simbolo per il movimento di liberazione dei neri negli Stati Uniti e sfidò il governo americano opponendosi all’arruolamento nell’esercito per motivi religiosi. È stato sposato quattro volte e ha nove figli.

Negli ultimi anni le sue apparizioni pubbliche sono state rarissime: era sempre più sofferente e fragile. Anche l’ultima volta, il 9 aprile, quando aveva voluto partecipare a una serata per la raccolta di fondi contro il Parkinson. Ancora prima aveva preso parte a un tributo a lui dedicato nella sua città natale, Louisville in Kentucky. Il morbo di cui soffriva divenne noto al mondo a causa delle mani tremanti con cui il pugile accese la torcia olimpica nel 1996 ai Giochi di Atlanta. Alcuni medici sostennero che la malattia sia stata causata dai colpi presi sul ring nel corso della lunga carriera di Muhammed Ali.

Quel mondo che solo 12 anni prima aveva nuovamente stupito, era il 1984, mandando al tappeto George Foreman per riconquistare il titolo mondiale dei pesi massimi.

Per il suo rifiuto di arruolarsi e andare a combattere in Vietnam venne condannato da una giuria composta di soli bianchi a 5 anni di reclusione. Dopo il processo decise di ritirarsi dalla boxe e combatté a livello sociale, a fianco di Martin Luther King e Malcolm X. Tornò sul ring nel 1971 dopo l’assoluzione in seguito a una abuso nelle indagini. Nel 1967, ancora imbattuto, Ali era stato privato dei suoi titoli e l’oro olimpico conquistato nel ‘60 a Roma - a soli 18 anni - lo aveva lui stesso gettato nel fiume Ohio. Dopo il ritiro si era guadagnato da vivere tenendo discorsi nei campus.

Mike Tyson, altro grande campione dei pesi massimi, ha scritto su twitter: “Dio è venuto a prendersi il suo campione. Lunga vita al più grande”. E George Foreman ha detto: “Io, Ali e Frazier eravamo una persona sola. Una parte di me se ne è andata, quella più grande”. 

 

 

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