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Cronaca
02.09.2016 - 10:110
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

L'intervista shock a un immigrato che fa l'interprete per i profughi in Italia: "La maggior parte delle storie sono inventate. Il malocchio, lo zio cattivo... E molti provano a farsi passare per minorenni. Lo dice anche un mio collega: questi mentono tutt

Secondo l’interprete, dalla Nigeria "partono i ragazzi che vogliono vedere l'Europa, giovani che hanno accumulato dei soldi e che hanno dei contatti per organizzare il viaggio. Tutto è studiato e ci sono persone qui in Italia che favoriscono questi flussi"

“La maggior parte delle storie sono inventate, costruite”. Uchenna - nome di fantasia perché l’uomo ha ovviamente chiesto l’anonimato – è un immigrato regolarizzato e in Italia fa l'interprete (il mediatore culturale) per i profughi che presentano domanda d’asilo.  Ecco alcuni stralci dell’intervista shock che ha rilasciato al quotidiano Il Giornale.

"Mi capita spesso di sentir raccontare la stessa identica storia da diversi immigrati. Quando viene chiesto il motivo per cui non si vuole tornare nel proprio paese spesso le risposte sono fantasiose: qualcuno dice di aver paura che una volta rientrato a casa il padre sia intenzionato ad ucciderlo”.

Oppure…
"Da qualche tempo molti nigeriani affermano di essere soggetti ad un malocchio: raccontano di una setta che sarebbe presente in Nigeria e che perseguita chi non entra a far parte dell’associazione”.
O ancora: "Le donne, per esempio, raccontano di essere state trascinate in case chiuse in Libia e sfruttate come prostitute. Tra gli uomini, invece, è tipica la storia dei problemi di eredità. Sarebbero scappati perché, una volta diventati orfani, un loro parente malvagio e più ricco starebbe provando ad impossessarsi del loro patrimonio. La storia suona così: lo zio mi ha denunciato per cose che non ho mai fatto, ma vista la sua posizione sociale è più potente di me. E per questo ho paura".
E aggiunge: “Senza contare, poi, che sovente non appena si siedono all'interrogazione chiedono di cambiare la data di nascita. Provano a farsi passare per minorenni, così da ottenere senza problemi il diritto d'asilo".
"Spesso suggerisco ai richiedenti asilo di dire la verità, ma loro alla fine mi chiedono: 'Ho detto bene la storia?'. Quando sento queste cose capisco che quello che hanno raccontato è una sorta di favoletta imparata a memoria".
E sui documenti di identità l’interprete racconta: "Chi approda in Italia dice di non averlo mai avuto o di averlo perso in Libia. In Nigeria falsificare documenti e cambiare più volte identità è una cosa normale. Fanno lo stesso durante il riconoscimento a Lampedusa. La maggior parte delle identità vengono inventate all’arrivo, questo rende praticamente impossibile verificare davvero la storia dell'immigrato".

Secondo l’interprete, dalla Nigeria "partono i ragazzi che vogliono vedere l'Europa, giovani che hanno accumulato dei soldi e che hanno dei contatti per organizzare il viaggio. Tutto è studiato e ci sono persone qui in Italia che favoriscono questi flussi. Non è vero che ad arrivare sono le persone indigenti, che ovviamente non hanno le risorse per affrontare un simile percorso. Salgono sui barconi quei giovani cui magari era stato rifiutato il visto ufficiale. Lo dice anche un mio collega: sveglia Uchenna, questi mentono tutti”.

“I nigeriani vengono in Europa con la speranza di arricchirsi e poi tornare a casa per costruirsi una bella casa, ostentando la propria ricchezza. Una volta ottenuto il permesso di soggiorno, questi ragazzi pensano di trovare immediatamente lavoro. Ma l’Italia non è l’Eldorado, così vanno a finire nelle mani degli spacciatori di droga che spesso sono loro connazionali. I nigeriani in Italia gestiscono droga e prostituzione”.

E conclude: “Più l’Italia continua ad essere poco chiara sul tema, più queste persone ne approfitteranno per partire dall’Africa anche se sanno benissimo di non aver nessuna possibilità di ottenere accoglienza. Ma in Italia vige la legge del ‘poverino’. Nelle commissioni si sente dire ad ogni racconto strapplacrime: ‘Poverino’. Eppure questi spesso non fanno che raccontare bugie”.


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