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Cronaca
13.09.2016 - 15:190
Aggiornamento: 03.10.2018 - 16:25

Da Pini a Lurati, da De Rosa a Guerra e Pinoja... Partiti uniti a sostegno del controprogetto all'iniziativa dell'MPS Basta Dumping: "Applicarla costerebbe al Cantone 40 milioni in 4 anni. Ecco invece la nostra proposta contro gli abusi salariali"

Il comitato interpartitico: "Il controprogetto affronta il problema del dumping in maniera concreta, efficace, immediatamente applicabile, rafforzando il partenariato sociale e con costi sopportabili e commisurati alle reali necessità”

BELLINZONA - Raffaele De Rosa (PPD), Michele Guerra (Lega), Nicola Pini (PLR), Gabriele Pinoja (UDC) e Saverio Lurati (PS), co-presidenti del comitato interpartitico a sostegno del controprogetto all'Iniziativa popolare "Basta con il dumping salariale in Ticino!", spiegano in una nota stampa le loro ragioni, raccomandando ai ticinesi di votare il controprogetto il 25 settembre.

Controprogetto sostenuto da una larghissima maggioranza del Gran Consiglio e che si basa su 4 pilastri: 1) il rafforzamento dell’attuale sistema di sorveglianza del mercato del lavoro; 2) la messa a disposizione di mezzi e risorse, per professionalizzare l’attività delle Commissioni paritetiche; 3) il potenziamento degli ispettori delle Commissioni paritetiche; e 4) il potenziamento puntuale e mirato degli ispettori cantonali.

Per una volta, dunque, hanno spiegato i promotori del controprogetto, “la maggioranza dei partiti politici, della parte sindacale, della parte padronale e dei lavoratori si ritrova dalla stessa parte, insieme, per rafforzare il nostro mercato del lavoro. Solo votando il controprogetto, il prossimo 25 settembre 2016, si affronta il problema del dumping in maniera concreta, efficace, immediatamente applicabile, rafforzando il partenariato sociale e con costi sopportabili e commisurati alle reali necessità”.

L’iniziativa popolare lanciata dall’MPS chiede invece un aumento ingente di ispettori, con un aumento potenziale di 100 dipendenti cantonali (tra nuovi ispettori e funzionari), creando l’obbligo per le aziende di fornire allo Stato tutti i dettagli dei loro contratti di lavoro.
“Lo Stato - dovrebbe elaborare e aggiornare, possibilmente mensilmente, una statistica generale di salari in Ticino (che sono circa 200'000), passando poi alla segnalazione delle infrazioni e alle corrispettive sanzioni – spiegano i fautori del controprogetto -. L’obiettivo è di combattere la tendenza al ribasso dei salari a un costo di 10 milioni di franchi all’anno, che corrispondono a 40 milioni sull’arco della Legislatura (vanificando oltre il 20% dei risparmi prospettati della manovra finanziaria proposta dal Consiglio di Stato).

Il controprogetto propone invece dei potenziamenti mirati, sia per l’ispettorato del lavoro cantonale, sia per le Commissioni paritetiche (composte da sindacati e datori di lavoro, alle quali spetta il compito di vigilare sul rispetto dei Contratti collettivi di lavoro), in modo da migliorare il loro lavoro, a un costo di 10 milioni di franchi nell’arco di quattro anni.

Un investimento sopportabile e commisurato a quello che realmente si può fare per migliorare il sistema attualmente in vigore, che valorizza tutto quanto è già stato fatto nell’ambito della sorveglianza del mercato del lavoro (incremento dei numeri dei controlli, futuro innalzamento delle sanzioni da 5'000 a 30'000, introduzione del nuovo portale online per le segnalazioni di abusi salariali, fissazione di 16 Contratti Normali di Lavoro…), o che è in allestimento (adozione del modello di clausola “bottom-up” promossa dal Consigliere di Stato Christian Vitta, proposta di introduzione di una procedura agevolata per il rinnovo dei CNL…). Il controprogetto potenzia e affina un sistema che deve sicuramente migliorare, ma che è il più avanzato in Svizzera. Annualmente, infatti, il 25% dei datori di lavoro è controllato, in paragone al 5% della media Svizzera e alle richieste della SECO che corrispondono al 3%.

Il controprogetto rafforza il mercato del lavoro e combatte il dumping per davvero, senza creare un apparato burocratico elefantesco, senza creare inutili doppioni e senza delegittimare il lavoro delle Commissioni paritetiche e minacciare l’attuale modello basato sul partenariato sociale, entrando a gamba tesa sugli abusi”. 


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