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Cronaca
29.09.2016 - 09:430
Aggiornamento: 03.10.2018 - 16:25

L'Apocalisse secondo Carlo De Benedetti. "In Occidente la democrazia, ormai ridotta al voto, è a rischio. Avanza il populismo e nell'Est siamo all'anticamera del fascismo. La classe media è stata distrutta. Bisogna abbattere le imposte sul lavoro. Un Paes

Parla l'Ingegnere, che dal 2009 è svizzero: “La globalizzazione, di cui tutti noi eravamo acriticamente entusiasti e ci siamo affrettati a raccogliere i frutti, ha creato una deflazione che ha ridotto i salari medi di tutti i lavoratori del mondo, e ha accresciuto le ingiustizie sociali sino a renderle insopportabili"

MILANO - “L'Occidente è a una svolta storica: è in gioco la sopravvivenza della democrazia, anche a causa della situazione economica e finanziaria”. E ancora: “Siamo alla vigilia di una nuova, grave crisi economica. Che aggraverà il pericolo della fine delle democrazie, così come le abbiamo conosciute”.
È una visione apocalittica del mondo e dell’economia, quella che l’imprenditore Carlo De Benedetti traccia in un’intervista realizzata da Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera. L’Ingegnere, cittadino svizzero dal 2009, con residenza a St. Moritz, fa il mea culpa anche a nome dell’economia: “La globalizzazione, di cui tutti noi, e mi ci metto anch'io, eravamo acriticamente entusiasti e ci siamo affrettati a raccogliere i frutti, ha creato una deflazione che ha ridotto i salari medi di tutti i lavoratori del mondo, e ha accresciuto le ingiustizie sociali sino a renderle insopportabili. Si sta verificando la previsione di Larry Summers, l'ex segretario al Tesoro di Clinton: una stagnazione secolare”.

“La democrazia – dice De Benedetti spiegando la sua visione - nasce con il declino delle monarchie e della nobiltà e con l'ascesa della borghesia. Anche in Italia la democrazia si afferma dopo la guerra, quando si è creata una classe media. Oggi proprio la progressiva distruzione della classe media mette a rischio la democrazia; senza che si sia risolto il problema della stagnazione. Peggiorato dalla folle scelta europea dell' austerity in un periodo di piena deflazione, il che equivale a curare un malato di polmonite mettendolo a dieta”.

E critica la politica delle banche centrali: “Hanno tentato di cambiare mestiere: dopo cinquant' anni in cui il grande nemico era l' inflazione, hanno combattuto la deflazione secondo le vecchie teorie, creando moneta. Ma così hanno costruito una trappola. Hanno immesso sul mercato trilioni di dollari, una cifra inimmaginabile e incalcolabile. Non ci sono più titoli da comprare. Ma questo, oltre a mettere in ginocchio il settore bancario, non ci ha fatto uscire dalla stagnazione e dalla deflazione”.

De Benedetti parla anche delle elezioni americane, convinto che Donald Trump possa oggi aspirare alla presidenza: “Nei sondaggi è sottostimato: molti si vergognano di dire che lo votano. Potrebbe conquistare Stati in bilico, come Colorado e Florida. E anche Stati tradizionalmente democratici, come Pennsylvania e Michigan”. E dice che una sua vittoria “per il mondo occidentale sarebbe una tragedia. Il protezionismo americano aggraverebbe la nostra crisi”.
Poi guarda all’Europa, un’Europa sempre più inquieta: “In Francia non si può escludere che diventi presidente Marine Le Pen. Il padre non poteva farcela: troppo legato a Vichy e all'Algeria francese; lei sì. Hollande si è sciolto al sole, Sarkozy è un déja-vu che i francesi non vogliono più. La Spagna è senza governo da un anno, il Portogallo in bilico, la Grecia è ancora lì perché nessuno ha interesse a fare davvero i conti. In Polonia vige un nazionalismo di destra. L' Ungheria è già passata all' estrema destra, l' Austria no ma solo grazie alla colla delle buste che ha causato il rinvio delle presidenziali. Una situazione, in alcune parti dell' Est Europa, da anticamera del fascismo”.

E la Germania? “Le elezioni tedesche del 2017 costituiscono un bel punto interrogativo, se si estrapolano i risultati delle recenti amministrative. Nel resto del mondo la democrazia arretra. Le primavere arabe sono finite con i generali. In Medio Oriente comanda la Russia di Putin, che si è messo d' accordo con un altro autocrate, Erdogan. L'unico Paese che continua a crescere è la Cina di Xi, che compra 70 chilometri di coste in Cambogia per fare il più grande porto al mondo, costruisce la ferrovia da Shenzhen a Varsavia e la nuova strada della seta verso l' Occidente. Un' altra svolta epocale”.
La crisi della democrazia può segnare un ritorno al fascismo?, gli chiede Cazzullo. E lui risponde: “Semmai, un nuovo populismo, aggravato dal protezionismo, dal crollo degli scambi, dalla grande recessione in arrivo. La democrazia è ridotta al voto; ma il voto è uno strumento, non è la democrazia. Non è detto che finisca così; possono ancora farcela Hillary, Juppé. E poi c' è il baluardo dell' economia tedesca, che resta fortissima”.

Infine, un consiglio al governo italiano (che però è applicabile anche agli altri governi). Dovrebbe fare un'operazione di grande coraggio. Abbattere le imposte sul lavoro. Il lavoro è la sola cosa che conta; il resto è sovrastruttura. Il lavoro è dignità. Un Paese in cui manca il lavoro conosce prima o poi turbe sociali e sommovimenti”.
Però bisogna trovare altre entrate per compensare questa manovra. Come? “Con la fiscalità generale, meglio se progressiva - dice De Benedetti -, che dovrebbe includere anche i redditi, tranne quelli da lavoro”.
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