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03.10.2016 - 11:140
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

In a Gadda da Vida... Nel giardino dell'Eden. Viaggio sul meraviglioso altopiano del Naret, tra stambecchi, pernici bianche e pietraie di roccia frantumata. Un luogo di cui Angelo Nessi diceva: "Vi fa sentire fuori della vita reale, in qualche fantastico

Il percorso, ben segnalato, richiede molta attenzione, anche perché alcuni punti sono un po’ esposti. E a quell’altitudine sono d’obbligo guanti, giacca a vento e passamontagna, anche in caso di bel tempo

Parlando della valle del Sambuco, sopra Fusio, e dei laghetti del Naret, che si trovano tra i 2300 e i 2'500 metri di quota, lo scrittore e giornalista Angelo Nessi parlava di "una romantica soavità indimenticabile", in grado di farci "sentire fuori della vita reale, in qualche fantastico paradiso".
Luigi Lavizzari li descrisse come "deliziosi” con le loro "sponde ghirlandate di fiori alpini". E Francesco Chiesa scrisse: "nulla so al mondo che pareggi la felicità di certe alpestri solitudini come il passo del Naret", costellato da "una turba di minuscoli laghi di un azzurro, di un rosa, di un viola che solo in linguaggio di appassionata musica si potrebbe esprimere".

Per descrivere questa regione si potrebbe anche citare la celebre 'suite' degli Iron Butterfly, 'In a Gadda da Vida', che in slang americano significa 'Nel giardino dell'Eden'.

In effetti, soprattutto a inizio autunno, quando sono ormai pochi gli escursionisti che si avventurano in quella zona, il vasto altopiano che si trova circa 200 metri di quota sopra il lago artificiale del Naret (raggiungibile salendo in auto la strada che parte dal lago del Sambuco) è un paradiso di solitudine. Lungo il cammino si possono incontrare stambecchi, marmotte e pernici bianche. Tutta l’area è bandita di caccia.

Le possibilità di escursioni, partendo dal Naret sono diverse: i sentieri partono a sinistra e a destra del lago. Quello che si trova sulla sinistra attraversa il passo del Sasso Nero, con la relativa cresta, e domina la val del Coro. Passato il bellissimo laghetto di Laiòzz, con la sua piccola isola al centro, si può raggiungere il lago Nero superando l’omonima bocchetta.
Il percorso, ben segnalato, si snoda in buona parte su pietraie di roccia frantumata e richiede molta attenzione, anche perché alcuni punti sono un po’ esposti.

Molta attenzione va prestata anche all’abbigliamento, perché quelle montagne sono un crocevia di nuvole e il tempo può cambiare da un momento all’altro. In ogni caso, a quell’altitudine sono d’obbligo guanti, giacca a vento e passamontagna, anche in caso di bel tempo. Il giorno in cui sono state scattate queste foto, mentre in pianura c’erano oltre 20 gradi, sulle cime del Naret il termometro ne segnava solo 4. La rete telefonica c’è soltanto in alcuni punti e questo è un altro motivo per prestare molta attenzione.

emmebi



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