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12.10.2016 - 16:280
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Razzisti a chi?! Piero Marchesi scrive alle Iene: "Inaccettabile come avete dipinto la Svizzera e il Ticino. Grazie al nostro Cantone mangiano 200'000 italiani". E promette: "Applicheremo l'iniziativa, come votata dal popolo, senza accettare pressioni est

Il presidente dell'UDC scrive una lettera aperta alla trasmissione di Italia 1: "Purtroppo, come ho avuto modo di riscontrare con altri media italiani, il vostro scopo non é quello di fare approfondimento sul tema, ma unicamente quello di incentivare la polemica. Per questo motivo negli ultimi giorni ho rifiutato qualsiasi intervista ai media italiani"

Buongiorno,

 
vi scrivo a seguito del servizio da voi eseguito sull’iniziativa popolare (non referendum come da voi erroneamente definito) “Prima i Nostri” accolto dal popolo ticinese il 25 settembre scorso.

 
Purtroppo, come ho avuto modo di riscontrare con altri media italiani, il vostro scopo non é quello di fare approfondimento sul tema, ma unicamente quello di incentivare la polemica. Per questo motivo negli ultimi giorni ho rifiutato qualsiasi intervista ai media italiani.
 
 
Essendo il Presidente dell’UDC, partito che in Ticino ha lanciato l’iniziativa, mi permetto di formulare qualche osservazione in merito:

 
I lavoratori frontalieri da molti decenni sono una componente importante per l’economia del nostro Cantone. Sono sempre stati impiegati, a piena soddisfazione di entrambe le parti, in quei settori dove la manodopera locale era insufficiente. La manodopera frontaliera è sempre stata complementare ai lavoratori residenti. Purtroppo, con l’avvento della libera circolazione delle persone – accordo stipulato dalla Svizzera con l’UE all’inizio degli anni 2000, nel contesto degli accordi bilaterali -  la manodopera estera, sempre più numerosa e qualificata è andata viepiù sostituendo i lavoratori residenti. I motivi sono chiari, i lavoratori frontalieri possono permettersi di percepire salari di molto inferiori – almeno della metà – rispetto a chi vive sul territorio, che deve evidentemente sostenere costi della vita più alti (almeno del doppio rispetto a Lombardia e Piemonte). Aspetto tra l’altro evidenziato anche nel vostro servizio.
 
 
Questo fenomeno ha portato all’aumento delle persone in disoccupazione e a carico dell’assistenza pubblica a livelli allarmanti (circa il 7% secondo dati ILO). Il nostro Cantone stà di fatto emarginando i lavoratori residenti per favorire i lavoratori frontalieri. Ciò è poco intelligente e lungimirante e alla lunga provocherà derive sociali importanti.
L’iniziativa in oggetto non è dunque contro i frontalieri, ma semmai in favore dei lavoratori residenti (non solo svizzeri ma anche stranieri residenti).

 
L’iniziativa “Prima i Nostri” approvata dal popolo ticinese consiste in:


1.       Attivazione della preferenza indigena, che prevede che a parità di curriculum il datore di lavoro venga obbligato ad assumere il residente (non necessariamente svizzero, anche stranieri ma che vivono nel Cantone). Nessuna discriminazione dunque verso i frontalieri. Un concetto chiaro, ma forse solo per chi vuole realmente capire il tema.

 
2.       Lotta all’effetto di sostituzione mediante la preferenza indigena e la lotta al dumping salariale, per evitare che un residente venga licenziato perché non accetta di vedersi ridurre il salario, per il fatto che il lavoratore frontaliero accetta volentieri anche un salario di parecchio inferiore.

 
3.       Reciprocità con gli Stati terzi, in questo caso l’Italia. Le aziende e gli artigiani italiani con due clic su internet ottengono il permesso di lavoro in Ticino poche ore prima dell’inizio lavori. Le aziende ticinesi che volessero lavorare a Varese o a Como devono sottostare a una trafila di atti burocratici che portano ad ottenere – eventualmente – una risposta solo dopo parecchi mesi. L’Italia di fatto non rispetta gli accordi e impedisce alle nostre aziende di lavorare in Italia. Si chiede pertanto di adottare in Ticino  lo stesso standard che applica l’Italia.
 
 
A titolo puramente abbondanziale vorrei inoltre ricordare che:


·         Il Ticino impiega quasi 65'000 lavoratori frontalieri che con il loro stipendio mantengono le loro famiglie (circa 200'000 persone)

 
·         Se il Ticino non desse lavoro a queste persone molti di loro sarebbero probabilmente in disoccupazione in Italia.

 
·         Per lo Stato italiano avere 65'000 persone che lavorano in Ticino è una preoccupazione in meno circa la loro occupazione. Vista la situazione del mercato del lavoro in Italia, mi pare di poter affermare che il Ticino toglie un bel problema al Governo italiano, che di questi tempi ha molti altri problemi da risolvere.

 
·         Ogni anno il Canton Ticino versa ai Comuni di frontiera – per mezzo dello Stato italiano – più di 40 milioni di Franchi nell’ambito dell’accordo tra Svizzera e Italia stipulato nel 1974. Non parliamo pertanto di noccioline.

 
·         Ogni Stato ha il diritto, e a mio avviso pure il dovere, di pensare prima al benessere dei suoi cittadini e solo in seguito agli altri.

 
·         L’Italia è l’ultimo Paese che può dare lezioni alla Svizzera. Da noi la democrazia funziona tutto sommato piuttosto bene, i nostri politici cantonali e federali sono eletti dal popolo, non da poche persone che gestiscono una Nazione come se fosse la loro.
 
 
Nei prossimi mesi la politica del nostro Cantone si impegnerà ad attuare l’iniziativa, così come votata dal popolo, senza accettare alcuna pressione esterna. Sono convinto che l’applicazione di questo provvedimento contribuirà a migliorare la qualità di vita dei residenti e aumenterà le opportunità dei lavoratori ticinesi. Inoltre tutto ciò permetterà anche di calmierare le tensioni che si sono create negli ultimi anni tra ticinesi e frontalieri, proprio per i problemi che vivono i residenti nel mondo del lavoro.

 
Con tutto il rispetto dovuto a voi e al vostro Paese, non posso accettare che si dipinga la Svizzera e il Ticino - con il relativo popolo - come razzista e opportunista.
 
 
Tanto era dovuto, vi ringrazio per l’attenzione.
 
 
Cordialmente
 
 
Piero Marchesi, Presidente UDC Ticino
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