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Cronaca
24.10.2016 - 09:330
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Il Giudice conferma l'arresto di M.E., sospettato di aver ucciso Nadia Arcudi. Ecco quanto è finora emerso dalle indagini sul delitto: dalla visita del 42enne alla cognata, venerdì, fino alla mail inviata dalla vittima (che era già morta) il giorno dopo.

La durata della detenzione è stata fissata per ora in tre mesi

STABIO – Il Ministero Pubblico fa sapere che il giudice per i provvedimenti coercitivi ha accolto la richiesta di carcerazione preventiva, presentata dalla Procuratrice Pamela Pedretti, per l'uomo che si presume essere l'autore dell'omicidio della maestra di Stabio. La durata della detenzione è stata fissata per ora in tre mesi. Questa la notizia di oggi, ma facciamo il punto sull’inchiesta.
La sorella di Nadia Arcudi ha confermato che suo marito, M.E., agli arresti perché sospettato di aver ucciso la cognata, è andato a casa di quest’ultima, a Stabio, nel tardo pomeriggio di venerdì 14 ottobre. Lo scrive oggi il Corriere del Ticino.

M.E., il 42enne arrestato martedì scorso, ha ammesso durante gli interrogatori di essere stato dalla cognata venerdì pomeriggio tra le 17 e le 18, nella casa di via Cava, dove Nadia viveva con la madre (che era assente). Ma sostiene di averla trovata già morta. L’autopsia però, come ha riferito la RSI, ha stabilito le 23 di venerdì come orario indicativo della morte.

M.E. sostiene di aver trasportato e abbandonato il corpo di Nadia Arcudi nei boschi di Rodero, a due passi dal confine del Gaggiolo, per evitare alla mamma della vittima il dolore di trovarla senza vita. Ha avvolto il cadavere nel tappeto della camera da letto e lo ha portato in auto fino al punto in cui è stato ritrovato.

Il 42enne afferma di aver poi gettato il tappeto in un cassonetto dell’immondizia, tra Rodero e Olgiate, dove venerdì sera si è recato in un ristorante per festeggiare una ricorrenza di famiglia. I carabinieri hanno cercato invano quel tappeto, che probabilmente è già finito nell’inceneritore dei rifiuti.

Tra domenica e martedì scorsi M.E. è andato in Sicilia per partecipare a un funerale. I Carabinieri hanno individuato la sua VW Golf all’aeroporto di Linate e hanno installato sull’auto un rilevatore GPS per poterlo seguire al ritorno. Lo hanno quindi fermato martedì sera al suo rientro e l’hanno consegnato alla Polizia cantonale.

Accertamenti, com’è noto, sono in corso anche su una email partita sabato pomeriggio verso le 15 dalla casella di posta elettronica della vittima, indirizzata alla sorella, al fidanzato, al cognato e a un’amica. Il testo invitava i famigliari a non cercarla, perché non si sentiva bene e voleva stare da sola.

“Ho anche buttato via i biglietti del concerto dei Coldplay”, ha scritto l’autore di quel messaggio. Insomma, a email voleva descrivere uno stato depressivo che fosse compatibile con un possibile suicidio.

Inoltre, quando è stata trovata morta, Nadia indossava solo dei jeans, una maglietta di cotone e non aveva le scarpe, e l’autopsia e le indagini hanno stabilito che non si è tolta la vita. Sabato suo cognato era ancora in Ticino, perché per la Sicilia è partito il giorno dopo. Dopo l’arresto l’uomo ha tentato di negare di essere passato più volte dal valico del Gaggiolo, ma gli inquirenti gli hanno mostrato i filmati delle telecamere che mostravano la sua auto.


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