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24.10.2016 - 15:310

Fiorenzo Dadò verso la presidenza? Se il PPD lo sceglierà dovrà lasciarlo libero di essere se stesso e seguirlo su una strada nuova. Con convinzione e pazienza. Altrimenti meglio lasciar perdere da subito

L'ANALISI - Anche politicamente lo snodo è importante. Se il PPD eleggerà alla presidenza Fiorenzo Dadò, indicherà come leader una personalità da sempre contraria alla Libera circolazione e che il 9 febbraio ha votato sì. Certo, non un'estremista del no-UE, ma comunque un politico schierato su posizioni nette in materia di rapporti tra Svizzera e Europa

di Andrea Leoni
 

La porta si è riaperta. O così pare. Il ripensamento dell'ultimo minuto forse ci sarà per davvero e Fiorenzo Dadò sarà candidato alla presidenza del PPD. Questo è quanto filtrato sulla stampa. Ieri sul Caffè e oggi sul Corriere del Ticino a cui il capogruppo ha affidato una dichiarazione sibillina: "Sono giorni spensierati e pensierosi". Laggiù in Nepal, dove si trova, questa volta non per scalare una montagna ma per tornare, un anno più tardi, sui luoghi colpiti dal terremoto.
 

La risposta definitiva arriverà giovedì. Ma sarebbe politicamente stucchevole se il capogruppo PPD, dopo aver quasi rifiutato, confermasse il suo "no" alla luce delle aperture di queste ultime ore. Per carità, sono scelte personali, e anche l'ultimo minuto può essere quello buono per cambiare o ricambiare una decisione. Soprattutto se porta a una buona decisione. Tuttavia, giunti a questo punto, e dopo tutti i tentennamenti degli ultimi mesi, quello di Dadò diventerebbe una sorta di "gran rifiuto" da parte dell'unico leader del partito attivo sulla scena cantonale. Il che, inevitabilmente, lascerebbe un senso di incompiutezza e di assenza al passaggio decisivo della lunga successione a Giovanni Jelmini. 
 

Si scrive che Dadò abbia deciso di tornare in corsa una volta che l'ipotesi di una stabilizzazione dell'interim di Filippo Lombardi, sia venuta a cadere. Se il passo indietro del Senatore fosse confermato sarebbe una mossa saggia. Il PPD, dopo questo lunghissimo interim ben traghettato da Lombardi, darebbe un segnale contraddittorio  qualora decidesse di ripartire da una figura, certo di primissimo livello e di prestigio, ma che ormai ha la sua età e la cui eccellente carriera politica ha meno tempo davanti di quello che ne ha alle spalle.
 

Starebbe un po' a certificare che il partito non ha nelle vene sangue fresco da pompare al cuore. Oltre al fatto che Lombardi, per gli importati ruoli che riveste a livello nazionale, deve forzatamente tendere a un equilibrio tra la linea del partito svizzero e i sentimenti del popolo ticinese, che in questo periodo spesso mal si conciliano. Il Consigliere agli Stati è sempre stato primattore sulle questioni della Svizzera e sul palcoscenico cantonale, che tratta altri temi, l'esibizione rischierebbe di non funzionare. Ad ognuno il suo spazio e la sua dimensione. 
 

Fiorenzo Dadò, dunque, in questo momento potrebbe essere il profilo migliore, al netto delle disponibilità per un ruolo oggi come oggi certamente ingrato. Ha una solida conoscenza dei dossier ed è ben allenato ai meccanismi partitici e parlamentari che muovono il Cantone. Dal profilo mediatico è tra i parlamentari più in vista e che "bucano" meglio, con un linguaggio diretto e popolare. L'età è quella giusta e i voti personali raccolti alle ultime elezioni sono molti. Conta anche questo. Non siede in Consigli d'Amministrazione pubblici o privati, salvo quello dell'azienda di famiglia. 
 

Politicamente, tratta e fa a cazzotti, sia con il PLR che, soprattutto ultimamente, con la Lega. Da questo profilo non patisce timori reverenziali. Su tematiche come sicurezza, finanze pubbliche, rapporto Stato-cittadino e gestione dell'immigrazione ha certamente un profilo più di centrodestra. Ma ha una spiccata sensibilità sociale ed ecologista oltre a un'attenzione particolare verso i più deboli della società, anche quando si tratta di migranti. Tra le battaglie per cui più si è speso c'è quella a tutela delle vittime delle pedofilia. 
 

Ma se il PPD sceglierà un presidente come Dadò, dovrà essere pienamente consapevole di imboccare una strada nuova e che non sarà sempre congeniale con tutto il suo variegato mondo e con un certo modo "storico" di interpretare la vita politica. Ma se lo si sceglie va preso e sostenuto con convinzione per quello che è, con i suoi pregi e i suoi difetti. Limitarlo troppo, ingabbiarlo verbalmente, istituzionalizzarlo, rischierebbe di produrre effetti gravemente controproducenti. Va lasciato quanto più possibile libero di fare il suo gioco. Con il suo carattere passionale e fumantino, che lo porta a scalare montagne e, talvolta, a fare qualche capitombolo. Altrimenti, fin da subito, meglio scegliere qualcun altro o qualcun'altra. 


Anche politicamente lo snodo è importante. Se il PPD eleggerà alla presidenza Fiorenzo Dadò, sceglierà una personalità da sempre contraria alla Libera circolazione e che il 9 febbraio ha votato sì. Certo, non un'estremista del no-UE, ma comunque un politico schierato su posizioni nette in materia di rapporti tra Svizzera e Europa.   


È uomo di valle e di periferia. E se questo si concilia con una certa opera che gli azzurri hanno rilanciato negli ultimi mesi, di certo il tema del rapporto con le Città, tallone d'Achille, tranne Mendrisio, del PPD, Dadò dovrà un po' inventarselo dall'inizio. E non sarà semplice.


Vada come vada, chiunque sarà il presidente, ribadiamo un concetto già espresso in passato per la successione di Rocco Cattaneo. Serve tempo e pazienza. Non si pretendano dal nuovo timoniere risultati impossibili, già dalle prossime elezioni. Gli si dia il respiro per realizzare un progetto a medio-lungo termine. Senza ansie e frenesie. 

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