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26.10.2016 - 10:370
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Pronzini spara a zero su Andeas Meyer: "L'uomo del monte manca di rispetto al Ticino e ai suoi defunti. Goffo, arrogante e maldestro". Nel mirino il teatrino visionario tra il direttore generale delle FFS e l'ex sindaco Giuseppe Molo sulle Officine di Bel

Il deputato del MPS chiede al Governo di prendere posizione su una pubblicazione delle FFS "che non ha nulla di storico" e di presentare una nota di biasimo nei confronti di Meyer

BELLINZONA – “Andreas Meyer, uomo del monte e direttore generale delle FFS, manca di rispetto alla popolazione ticinese ed ai suoi defunti!”. Un titolo durissimo, quello dell’interrogazione presentata oggi al Governo dal deputato del MPS Matteo Pronzini. Il tema è un fascicolo “storico” presentato dal direttore generale delle Ferrovie, Andrea Meyer.

“Lo scorso 20 ottobre – scrive Pronzini - i membri del Gran Consiglio hanno ricevuto l’invito, da parte del signor Andeas Meyer, direttore generale delle FFS, a partecipare all’evento “Le FFS in Ticino ieri, oggi e domani”. Come indicato nell’email accompagnatorio “La serata, dopo l’incontro con Andreas Meyer, prevede una presentazione storica di Hanspeter Gschwend, il quale – per sottolineare lo stretto legame tra le FFS, Bellinzona e il Ticino - ha ricreato un’ambientazione di fine Ottocento in una sala della Stazione di Bellinzona appositamente allestita.”

Nel contempo, le FFS distribuiscono un po’ dappertutto un fascicolo, redatto dallo stesso Hanspeter Gschwend, intitolato “Visioni e apparizioni in Ticino”.

Dopo una prefazione curata da Andreas Meyer, il racconto narra un fantastico colloquio tra tale Lukas Bergmann e Giuseppe Molo. Bergmann (il cui nome tradotto alla lettera in italiano significa “uomo del monte”) è al vertice delle Ferrovie Svizzere e giunge a Bellinzona la sera del 10 dicembre 2016, la vigilia dell’apertura della linea di base. Passeggiando sul viale stazione deserto incontra Giuseppe Molo, ossia il sindaco di Bellinzona dal 1877 al 1905, che ebbe un ruolo chiave nell’insediamento di quelle che oggi sono le Officine FFS a Bellinzona”.

Pronzini ci va giù durissimo: “Lo scopo di questo teatrino, in cui si fa dialogare un attuale, visionario e lungimirante quadro delle FFS (nelle intenzioni del committente dell’opera si intende) con un sindaco defunto, è uno solo: fare “maturare” tra i ticinesi l’idea che l’Officina FFS di Bellinzona debba essere liquidata. E non si ha neppure il coraggio di dirlo a chiare lettere: si fanno parlare i morti pur di giungere ai propri fini!

Nel dialogo, proprio a Giuseppe Molo, che ci si premura di descrivere come ispirato da generose sorsate di grappa, vengono infatti messe in bocca affermazioni gravi: i ticinesi vengono dipinti come persone senza spirito di iniziativa, capaci solo di lagnarsi, con una “mentalità da questuanti” sempre in attesa che siano le élite svizzere tedesche a trovare una soluzione ai loro problemi, fornendo nuove commesse alle Officine. Ci si potrebbe addirittura chiedere se questa pubblicazione non contenga una certa forma di razzismo da parte delle élite del nord verso la popolazione del Ticino (il sud)”.

Il deputato riporta poi alcuni significativi passaggi della pubblicazione. Eccoli:

Giuseppe Molo: “Guardatevi all’intorno, che cosa siamo in grado di offrire noi ai viaggiatori che giungono da Oltralpe?… E se colui che esce dalla stazione per errore va a destra, invece che a sinistra, dopo pochi passi tornerà sui suoi passi. Si troverà dinnanzi all’area dell’Officina con i suoi edifici industriali risalenti a un secolo e mezzo fa. La città ha subito uno sviluppo totalmente asimmetrico: a sinistra l’attrattivo centro storico, salotto cittadino, e a destra capannoni industriali, depositi e anonima periferia. Eppure esistono specifici studi a comprova che Bellinzona è colei che più di altri può profittare del nuovo collegamento ferroviario.

Bergmann (alias Andreas Meyer) vorrebbe chiedere a Molo se è disposto a sacrificare il luogo di tanti posti di lavoro ma reprime la domanda.

Molo: La mia gente ha spesso delle difficoltà con i partner attivi - mi permetta di prender in prestito questa da Voi testé utilizzata parola dei vostri tempi - soprattutto se giungono dalla Svizzera interna. L’attività di questi viene infatti tosto tacciata di saccenteria, arroganza, dettame, se non addirittura di sfruttamento. Talvolta a ragione, sovente a torto, come sempre quando si generalizza. Vi rammentate lo sciopero del 2008?” (...) “Allora li si rimproverò addirittura di esser dei landfogti”  (...) ”ben 110 anni dopo che gli ultimi landamani della Svizzera interna avevano sgombrato i loro domini”.

Bergmann: “Con la differenza che noi non dobbiamo sgombrare proprio nulla, anzi, portare posti di lavoro e investire a tale scopo – ed è appunto ciò che abbiamo fatto”.

Molo: “Sono d’accordo, è proprio questa la nostra contraddizione. Vogliamo essere i padroni di noi stessi e al contempo pretendiamo che ci si venga a dare un sostegno sostanzioso…
Sempre Molo: “Giammai m’inginocchiai, quale postulante, dinanzi alla Società del Gottardo. Le donammo 100'000 metri quadrati di terreno edificabile, la rifornimmo di energia idraulica per il funzionamento dei macchinari, racchiudemmo entro argini il fiume Ticino, costruimmo strade, organizzammo una scuola tedesca e assistenza sanitaria gratuita. Mai pretendemmo sovvenzione alcuna, bensì elargimmo alla Ferrovia la cospicua somma di 50'000 franchi di allora. Spremetti le finanze cittadine ai limiti del responsabilmente lecito osando il tutto per tutto… a mai io mi genuflessi, né mi prostrai in inchini, al cospetto dei Signori della Ferrovia del Gottardo. Senza peli sulla lingua osai rivolgermi a Lorsignori, per iscritto, quando essi procrastinarono all’inverosimile la loro decisione definitiva.

Bergmann: “Ma come possiamo allora agire noi, Svizzeri tedeschi, data questa contraddizione esistente tra orgoglio e mentalità di questuanti”.

Sempre Bergmann: “Prenda ad esempio il Centro di competenza mobilità sostenibile e ferroviaria qui a Bellinzona. Ben volentieri accresciamo il nostro impegno a suo favore, ma è da li che devono partire le iniziative. In confidenza, detto tra noi: è proprio ciò che la mia spina nel fianco. Non trovo riscontro, niente spirito d’iniziativa, nessuna forza motrice che si potrebbe sviluppare e rafforzare congiuntamente. A nord delle Alpi ad esempio, l’acqua calda derivante dalla galleria di base viene sfruttata per la piscicoltura. Volendo anche qui si potrebbe realizzare simili progetti innovativi!
L’Officina avrà ora un futuro unicamente e soltanto con nuove commesse di lavoro. Pure noi, come il Ticino stesso, abbiamo bisogno di un’officina per la manutenzione e le riparazioni. Ma la questione è: deve per forza esser a Bellinzona? O non dovrebbe stare altrove, in un luogo dove ci sia spazio a sufficienza per le nuove composizioni dei convogli, dove sostano i Cargo, dove sia possibile installare nuove infrastrutture per le innovative tecnologie di manutenzione? Perché Bellinzona non coglie al volo le medesime opportunità che Altdorf, sull’altro versante della galleria di base, sta realizzando con un nuovo Polo per l’industria e i servizi? Perché Bellinzona non dovrebbe ottenere un nuovo, pulsante quartiere ferroviario, alla pari di Zurigo, Ginevra o Basilea?”.

Molo “… oggigiorno l’industria deve retrocedere per far posto a un moderno centro cittadino che abbia appartamenti nelle immediate adiacenze della stazione ferroviaria, nonché negozi, uffici, servizi e commerci, tutti li vicino. E aggiungervi un parco e tanto, tanto verde”. (...)“ se non rinnoviamo l’utilizzo dell’area dell’Officina essa diventerà inevitabilmente un moncherino dell’industria”.

In questa pubblicazione, conclude Pronzini, “di “storico” non c’è proprio niente, ma risulta piuttosto un misto di revisionismo storico, bugie e atteggiamento irrispettoso nei confronti della popolazione ticinese”.

E al Governo chiede:

1.    Condivide, quanto indicato tra le righe, vale a dire che gli odierni rappresentanti istituzionali ticinesi, a differenza di quelli del passato, avrebbero un atteggiamento servile, si genuflettono, si prostrano in inchini e hanno una mentalità da questuanti nei confronti di Andreas Meyer e della direzione FFS?

2.    Che pensa il CdS dell’affermazione secondo cui la popolazione ticinese e i suoi rappresentanti, in una presunta contraddizione tra orgoglio e mentalità di questuanti, vogliono essere padroni di se stessi e, contemporaneamente, pretendono di ricevere un sostegno sostanzioso?

3.    Nel testo viene indicato che il Centro di competenza mobilità sostenibile e ferroviaria di Bellinzona, che ufficialmente gode del supporto delle FFS, ne è tuttavia una spina nel fianco. Non vi sarebbe riscontro, non vi sarebbe spirito d’iniziativa e non vi sarebbe nessuna forza motrice. Conferma che le FFS non hanno versato un franco per la costituzione della fondazione e che le stesse, contrariamente a quanto sottoscritto, non hanno ancora portato un solo progetto al Centro di competenza?

4.    Conferma  che le FFS non stanno rispettando gli accordi sottoscritti con le istituzioni ticinesi, i rappresentanti sindacali e del personale in materia di volumi di lavoro presso le FFS?

5.    Quali sono le nuove composizioni dei convogli che per mancanza di spazio le FFS non possono portare all’Officina di Bellinzona?

6.    Dove sostano i Cargo?

7.    Quali sono le possibili infrastrutture per le innovative tecnologie di manutenzione che non possono essere installate a Bellinzona?

8.    Condivide il CdS l’affermazione secondo la quale dal sedime dell’Officina l’industria deve retrocedere e far posto a un moderno centro immobiliare con tanto, tanto verde?

9.    Non pensa il CdS che il signor Andreas Meyer il suo pennivendolo dovrebbero aver un po’ più rispetto sia del defunto sindaco di Bellinzona Giuseppe Molo sia della popolazione ticinese e delle sue autorità?

10.  Non pensa necessario inviare al Consiglio d’Amministrazione delle FFS e al Consiglio Federale una formale nota di biasimo per questo ennesimo maldestro e goffo atteggiamento arrogante del signor Andreas Meyer?

11.  Come valuta il CdS le possibilità di un esito positivo delle discussioni che le FFS vogliono promuovere per lo sviluppo di una “prospettiva globale” in Ticino sulla base di simili opinioni?

12.  Non ritiene opportuno ricordare alle FFS, per esempio, la collaborazione e lo spirito positivo che hanno permesso in Ticino di sciogliere tutti i dubbi sul tracciato di Alptransit, mentre negli altri cantoni interessati i contrasti hanno persino minacciato la realizzazione del progetto?

13.  Non pensa che per un immaginario dialogo tra il signor Andreas Meyer ed un personaggio del passato invece di utilizzare l’autorevole sindaco Giuseppe Molo sarebbe stato più appropriata la figura del principe indiano Tewanna Ray che negli anni venti del secolo scorso per un certo periodo risiedette a Bellinzona?



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