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18.11.2016 - 09:010
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Tito, hai gettato la maschera. Luigi Pedrazzini risponde a Tettamanti sul caso Chomsky: "Grazie del chiarimento sull'iniziativa No Billag: ora la discussione non è più viziata da un ricatto di fondo"

Il presidente della CORSI replica alle critiche del finanziere: "Il documentario incriminato era oggettivamente di parte, come lo erano però, con indirizzo diverso, altri servizi diffusi prima delle elezioni. Ad esempio quello sulle alleanze di potere tra i Clinton e gli Obama"

COMANO - Luigi Pedrazzini replica a Tito Tettamanti. Il presidente della CORSI, con una lettera inviata al Corriere del Ticino e al Giornale del Popolo, ribatte al finanziere sul caso Chomsky (leggi articolo correlato).
 
Pedrazzini, secondo il suo stile, articola la risposta in punta di fioretto, e con una discreta dose di sarcasmo. L'ex Consigliere di Stato parla infatti di "un apprezzabile e opportuno chiarimento" a proposito della scelta dell'avvocato luganese per il suo appoggio all'iniziativa "No Billag".  "Chiarimento apprezzabile - annota Pedrazzini - perché finora l’illustre commentatore aveva tenuto un profilo molto critico nei confronti del «mondo SSR» (RSI, CORSI), lasciando però intendere che un’azienda con impostazione diversa avrebbe ancora potuto beneficiare del suo sostegno". E in maniera ancora più ficcante: "L’onesto chiarimento di Tito Tettamanti consente, almeno quando è lui l’interlocutore, di uscire dall’equivoco di una discussione viziata da un ricatto di fondo: questa RSI non mi piace, e solo se cambia indirizzo avrà il mio sostegno". Tito, hai gettato la maschera, dice insomma tra le righe a Tettamanti il presidente della CORSI.
 
 
"Il documentario incriminato - scrive ancora Pedrazzini - era oggettivamente di parte, come lo erano però, con indirizzo diverso, altri servizi diffusi prima delle elezioni. Personalmente ho ad esempio seguito il documentario sulla storia controversa delle alleanze di potere fra i Clinton e gli Obama, dal quale le due famiglie democratiche uscivano assai malconce". 
 
 
"La nostra RSI - afferma il numero della CORSI a proposito delle lezioni americane - ha fatto meglio e più oggettivamente di molte altre aziende di comunicazione pubbliche e private, anche se ha lasciato emergere (come tutti i media occidentali) preoccupazioni in caso di elezione di Donald Trump.

 
Quindi passa in rassegna alcuni motivi per cui " anche se la RSI non dice sempre quello che io vorrei sentire, la difendo con forza". Ad esempio "perché dà agli svizzero-italiani programmi e prodotti in quantità e qualità tali da evitare l’«inforestieramento» della comunicazione audiovisiva". Oppure "perché fa del giornalismo d’inchiesta professionale, senza sposare gli eccessi che spesso accompagnano questo tipo di giornalismo". O ancora "perché grazie alla solidarietà confederale, è un’azienda di comunicazione che da lavoro a più di 1.000 persone e che «lascia» sul territorio un indotto milionario. L’elenco potrebbe ovviamente continuare".
 
 
"Teniamoci ben stretta, anche se talvolta ci irrita, questa RSI. Perché «No Billag» non creerà un’azienda radiotelevisiva diversa bensì un vuoto che sarà principalmente riempito dalle reti (in parte a pagamento) della vicina Italia", conclude Pedrazzini. 
 
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