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Analisi
18.11.2016 - 15:450

Chi vuole combattere davvero l'establishment e la globalizzazione voti a favore dell'iniziativa per uscire dal nucleare. Cogliamo l'attimo: il momento è adesso

Chi vuole sporcarsi le mani per cominciare a disegnare un futuro che sia un pochino diverso dall'attualità, pitturata da lobby politiche ed economiche che menano il torrone da decenni, stavolta ha una penna per farlo


di Andrea Leoni


Chi desidera davvero combattere l'establishment non può che votare a favore dell'iniziativa dei Verdi per l'uscita certa dal nucleare. Chi si batte contro la globalizzazione, da destra o da sinistra (o dal centro, perché no?), non può che cogliere questa straordinaria occasione per consegnare ai libri di storia del liberismo ciò che è stato uno dei suoi marchi principali. Chi vuole sporcarsi le mani per cominciare a disegnare un futuro che sia un pochino diverso dall'attualità, pitturata da lobby politiche ed economiche che menano il torrone da decenni, stavolta ha una penna per farlo.

 

Non entriamo qui nel merito degli argomenti per abbandonare una tecnologia vecchia, costosa, pericolosa (sono passati solo cinque anni da Fukushima, ricordiamocene) e irrisolta (bisogna ancora trovare quello disponibile ad avere il deposito di scorie fuori dall'uscio di casa). La scelta del 27 novembre infatti ha una dimensione che va ben oltre il recinto del quesito.  

 

Non bisogna avere paura delle conseguenze di una scelta finalmente chiara e risolutiva. Assolutamente. Ogni volta che ci troviamo di fronte a decisione che possono davvero segnare un punto di svolta nel destino delle nazioni e nella vita delle persone - come Brexit o il 9 febbraio, per citare casi recenti - ci viene prospettata la fine della civiltà così come l'abbiamo conosciuta. Non è vero e non succederà nemmeno questa volta. 
 

Sarà difficile uscire in tempi certi dal nucleare? Sì, ma più rimandiamo e più sarà complicato e costoso. Potremmo essere costretti a qualche rinuncia? È possibile ma per nulla sicuro come invece annunciano i profeti professionisti di sventura. Tuttavia se non siamo disponibili a fare uno piccolo sforzo individuale - ammesso e non concesso che toccherà farlo, ribadiamo - il cambiamento da molti auspicato rispetto all'attuale sistema, semplicemente, non si realizzerà mai. In generale non possiamo continuare a sperare che siano gli altri a cambiare le cose senza metterci un pochino anche del nostro. Siamo un grande Paese: ce la faremo, senza dubbio, ce la faremo! E ce la faremo valorizzando ciò che abbiamo già e sul quale abbiamo investito molto anche in Ticino e inventando nuove soluzioni. Metteremo finalmente tutte le nostre migliori energie, intellettuali ed economiche, al servizio di un progetto straordinario, bellissimo, storico. E lo faremo anche grazie allo stimolo che ogni scadenza certa impone.

 

D'altra parte, oggi più che mai, molti di noi toccano purtroppo con mano quel che ha significato seguire il modello economico e di sviluppo frutto della globalizzazione. Alle illusioni e ai comfort consumistici di cui un po' tutti abbiamo approfittato nelle occasioni della vita - e dobbiamo ammetterlo e dircelo - sono seguite puntuali e brutali conseguenze che oggi una parte sempre più consistente del popolo occidentale rifiuta. 

 

Il fatto che diversi paesi intorno alla Svizzera - ma non tutti - continueranno a far capo alle centrali atomiche, non è una buona scusa per proseguire con un riflesso da pappagalli su questa strada avvelenata che si avvita su sé stessa, come il peggiore dei vicoli ciechi. Anzi, il nostro Paese ha spesso e volentieri scelto vie alternative in contrasto con il ritornello cantato dal resto del globo. E grazie a questo coraggio, in molti occasioni espresso dal popolo, oggi possiamo godere di alcuni pilastri che nel resto del mondo se li sognano.  

 

Il momento è adesso. E ogni volta che non si coglie l'attimo, quell'attimo si perde e poi magari non torna più. Mai come in questo caso la prudenza arzigogolata e pretestuosa e i tentennamenti ansiolitici e timorosi, sono cattivi consiglieri. Prendiamoci con entusiasmo e determinazione un futuro senza nucleare: lo meritiamo noi e chi dopo di noi verrà.  


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