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22.11.2016 - 12:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

"Rico Maggi nel Paese delle meraviglie". Piero Marchesi le canta al direttore dell'IRE: "Teorie strampalate. È mai uscito almeno una volta dal suo Istituto?"

Il presidente dell'UDC: "Di queste teorie strampalate, che trovano spesso eco anche in Modenini della Camera di Commercio, sono un po' stufo"

di Piero Marchesi*


A scadenza regolare Rico Maggi, direttore dell'IRE, dispensa lezioni alla politica, in modo particolare quella che si prefigge di tutelare chi vive in Ticino e al popolino poco intelligente (secondo la sua visione) che spesso accetta iniziative e proposte a lui non gradite.

 
Afferma che é sbagliata ogni forma di regolamentazione del mercato del lavoro e di limitazione entro parametri ragionevoli della manodopera frontaliera, perché sono nocive per lo sviluppo dell'economia del nostro Cantone. Ritiene sbagliato preferire le aziende che creano valore aggiunto e che prestano attenzione all'impiego di manodopera locale, per lui é meglio aprire le porte a tutti, in modo indiscriminato e senza alcun criterio.

 
Orbene, io non sono un professore come il buon Maggi, ma da cittadino comune osservo quanto segue:

 
- Fino al 2002 il mercato del lavoro in CH e in TI era regolamentato da contingenti, tetti massimi e dalla preferenza indigena. Tutto funzionava molto meglio e gli effetti che viviamo oggi nel mercato del lavoro erano praticamente sconosciuti.

 
- Nel 2002 é entrata in vigore la libera circolazione delle persone (il modello tanto amato da Rico Maggi), i risultati di questa situazione senza regole sono sotto gli occhi di tutti (aumento disoccupazione reale, aumento lavoratori frontalieri, aumento persone in assistenza e sottoccupate, maggiore esclusione dal mondo del lavoro di giovani e over 50enni, ecc.). In quasi 15 anni in Ticino sono stati creati circa 43'000 nuovi posti di lavoro, 32'000 di essi (74%) sono andati a lavoratori frontalieri. Più di 30'000 di questi posti di lavoro sono stati creati nel settore terziario, dove i ticinesi cercano le loro opportunità lavorative. La maggiorparte di questi sono stati occupati da lavoratori non residenti. Inoltre non c'é un raffronto coerente tra l'aumento dei posti di lavoro e l'aumento del gettito fiscale di Cantoni e Comuni. Questa é la dimostrazione che buona parte di questi nuovi posti di lavoro sono stati creati a fini speculativi.

 
È questa l'economia a cui Maggi ambisce?

 
Io non so se Maggi sia già uscito una volta dal suo Istituto di Ricerche Economiche o dal contesto accademico, quello che lo porta a vedere il mercato del lavoro ticinese come il "Paese delle meraviglie", se lo facesse si accorgerebbe che le sue teorie sono quantomeno opinabili e che il mondo reale é ben altra cosa.

 
Di queste teorie strampalate, che trovano spesso eco anche in Modenini della Camera di Commercio, sono un po' stufo e gradirei si cominciasse a discutere veramente di come rilanciare il Ticino, con i fatti e non con le teorie da libri d'economia.


*presidente UDC 
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