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Bellezza e Dintorni
28.11.2016 - 18:310
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

"Vieni a un aperitivo che parliamo di moda. Dal taglio al trucco, dagli abiti agli accessori...". L'originale idea di Rosi per orientarsi nella giungla del look, "perché ormai oggi è vero tutto e il contrario di tutto". E sui baffi dispensa qualche consig

Rosi Dafond-Campisi: “Ogni cambiamento va progettato sul e insieme al singolo individuo. Solo così diventa unico ed esprime tutto il suo valore. E questo le persone, in particolare alle donne, iniziano a capirlo. Perciò come professionisti dobbiamo creare momenti unici per i nostri clienti, momenti veri"

MINUSIO - Il motto è: “Vieni a un aperitivo che parliamo di moda”. Ma potrebbe anche essere, rievocando un celebre programma televisivo, “Non solo moda”. L’idea, molto originale, è di Rosi Dafond-Campisi. “In realtà – dice la titolare dello studio Total Look di Minusio – è una formula che avevo già adottato qualche anno fa, ma credo che ora sia opportuno riproporla, perché oggi più che mai, con le nuove tecnologie e i social media, tutto è diventato moda. Ci troviamo in una sorta di giungla dove è vero tutto e il contrario di tutto, un po’ come sta avvenendo sul fronte dell’informazione”.

Ma prima di proseguire apre una parentesi sui baffi che, per motivi diversi, si sono fatti crescere il senatore Filippo Lombardi e il ministro Paolo Beltraminelli. E a proposito di quest’ultimo dice: “È lodevole che i nostri politici si facciano crescere i baffi per una nobile causa quale la lotta al tumore della prostata. Le donne combattono con un spilla e un nastro rosa per la lotta ai tumori al seno, ma la spilla si applica su tutti i vestiti senza cambiare l'aspetto di chi la porta! Purtroppo non lo si può dire per i baffi, che cambiano totalmente l'immagine del viso e il rischio è trasmettere un’immagine non bella di sé. Esistono diversi modelli  di baffi, più di 30!! Fatevi aiutare da un professionista per trovare il vostro modello, quello che più possa valorizzare la vostra personalità e il vostro viso”.

Chiusa la parentesi. Tornando al tema iniziale Rosi spiega, “è importante creare dei momenti informali di incontro dove raccontare e mostrare le tendenze della moda. È quello che ho fatto nelle scorse settimane con le mie clienti e i miei clienti, e che intendo fare anche in futuro. Il primo aperò moda l’ho organizzato il 28 ottobre, e ogni due mesi ne faremo altri, sempre su invito, perché lo spazio è limitato e ci dobbiamo organizzare. Pensi che quel pomeriggio sono arrivate in negozio 120 persone. Un successo oltre le aspettative…”.

Ma torniamo al senso dell’iniziativa. “Oggi – aggiunge Rosi - siamo abituati a vedere la moda, intesa in senso ampio, solo tramite giornali, mass media, cartellonistica, tivù, social network, o a recepirla attraverso le donne che fanno tendenza o le cosiddette fashion blogger. Tutto è moda e fa moda. Si sta così innescando una catena pericolosa che va a scapito dell’intero settore del commercio. Mi spiego: se tutto è moda, posso farmi una coda o uno chignon o stirarmi i capelli, tanto sono comunque ‘à la page’ e non ho quasi bisogno del parrucchiere. Lo stesso vale per i negozi di abbigliamento… Ecco, ritengo che come professionisti dobbiamo rivendicare il nostro ruolo, attraverso un’informazione visiva ma anche di contatto alla clientela. Senza peccare di presunzione, è chiaro che i professionisti del settore moda sono in grado di consigliare alla clientela le migliori soluzioni, indicando quelle che più si adattano alle singole persone, e che faranno tendenza”.

L’idea è dunque quella di portare la clientela in negozio per un confronto e uno scambio di idee durante un momento di relax.

“Abbiamo anche un allestimento con trucchi, vestiti, colori, scarpe, accessori, perché il progetto nasce in collaborazione con negozi e boutique. E abbiamo anche un fotografo, un angolo dove ci si può far fotografare, perché la nostra immagine dice molto di più, se possiamo rivederla, rispetto a quella che restituisce un semplice specchio. Credo che la nuova comunicazione nella moda consista nell’andare avanti tornando al passato, quando c’era il contatto diretto tra professionisti e clienti, quando ci si prendeva il tempo per valutare i cambiamenti su se stessi, misurandone con calma gli effetti”.

Secondo Rosi è un errore rincorrere i cambiamenti in modo superficiale, solo perché abbiamo adocchiato un taglio o un colore su una rivista o in tivù: “Ogni cambiamento va progettato sul e insieme al singolo individuo. Solo così diventa unico ed esprime tutto il suo valore. E questo le persone, penso in particolare alle donne, iniziano a capirlo. Perciò come professionisti dobbiamo creare momenti unici per i nostri clienti, momenti veri. Mi rifiuto di vendere lo sciampo che fa miracoli, ma voglio poter dire ad ogni mia cliente qual è quello più adatto ai suoi capelli, e convincerla con i fatti che se lo usa vedrà la differenza. Perché la faccia ce la metto io e non una multinazionale che fa pubblicità in tivù”.

Il settore della cosmesi, spiega Rosi, è letteralmente esploso, è diventato un business milionario. “E io, nel mio piccolo, mi rendo conto che ci sono un uso e un consumo smisurato dei prodotti ‘beauty’. Quindi dico: fatevi consigliare dai professionisti, fidatevi di loro, e alla fine risparmierete e non userete prodotti che magari vi fanno più male che bene”.

L’idea che sta alla base di questi incontri, prosegue, “è dunque quella di valorizzare ciò che già facciamo quotidianamente nei nostri negozi e su ogni cliente, anche il più giovane. Parlo di giovani perché negli ultimi due anni nella nostra clientela è cresciuto molto il numero di adolescenti, tra i 12 e i 15 anni, specialmente ragazzi. Avvertiamo in loro una voglia di cambiare, pur restando se stessi, ma senza spendere troppo. In negozio abbiamo un professionista che si occupa di loro e in gennaio partirà una nuova iniziativa: se porti un amico non paghi il taglio, e lui paga la metà. È un modo per fidelizzare la futura clientela. Chiaro, sto parlando di un’operazione di marketing, ma per dire che anche il marketing deve avere al centro l’individuo. Dobbiamo educare i giovani a fidarsi di noi, e non solo a dar retta alla pubblicità”.


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