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Salute e Sanità
29.11.2016 - 11:270
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Angelo Vescovi, storia e progetti di un luminare che, grazie al Cardiocentro, ha scelto il Ticino. È uno dei contenuti umani del progetto Mizar e la speranza è il campo che coltiva ogni giorno, con la pazienza di un contadino. E attende il raccolto, insie

54 anni, biologo, nato nel Bergamasco ma con forti legami col Ticino, relatore ai forum di Davos e Cernobbio, tra i protagonisti di un film di Ermanno Olmi, docente in Florida, direttore di centri di ricerca clinica a Milano e San Giovanni Rotondo... Un curriculum biblico, insomma. Ecco i suoi progetti nel nostro cantone

LUGANO - Ha la passione per la ricerca da quanto aveva 18 anni. Oggi ne ha 54 e si può definirlo un ricercatore, o uno scienziato. In ogni caso un luminare. Uno di quelli che vengono invitati a parlare al Forum economico mondiale di Davos, dove è stato speaker, per intenderci, o al Forum di Cernobbio, che lo ha voluto sul palco per ben tre volte.

Bergamasco - è nato a Romano di Lombardia -, cresciuto a Milano, Angelo Vescovi ha anche radici e legami ticinesi: la zia Giulia Artioli, e i cugini, che abitano nel Bellinzonese. Non solo: in Ticino vive da oltre otto anni ed ha, e avrà sempre più in futuro, interessi scientifici.

Vescovi è uno di quei personaggi che, per il mestiere che fanno, non raggiungeranno mai la fama di un Justin Bieber, ma di fama – e di applausi - ne meriterebbero mille volte di più. Non abbiamo però ancora detto che mestiere fa. Non è facile definirlo, ma possiamo dire che, di base, fa il biologo.

Ecco in sintesi il suo percorso. Laureato in biologia con specializzazione in neurofarmacologia molecolare, Vescovi ha lavorato per cinque anni all’Università di Calgary, in Canada. Poi è stato un anno negli Stati Uniti ed è tornato a Milano. Nel capoluogo lombardo, dall’Istituto neurologico nazionale Carlo Besta è passato all’Istituto di ricerca sulle staminali del San Raffaele, che ha diretto dal 2000 al 2006.

Oggi insegna biologia cellulare all’università della Bicocca, è docente aggiunto all’università della Florida e direttore dell’Istituto di ricerca scientifica della fondazione Casa sollievo della Sofferenza, che gestisce due centri di ricerca a carattere clinico, l’istituto di Genetica Umana G.Mendel a Roma e l’Ospedale di San Pio, di San Giovanni Rotondo.

Nel frattempo ha fondato quattro società di biotecnologie, una delle quali la Hyper Stem è basata a Lugano, è stato consulente della Camera dei lord inglese per le staminali, e lo è tuttora per la Pontificia accademia della vita. Il che già ci dice che, nelle sue ricerche, Vescovi si muove su un solido terreno etico.

Questa è, in estrema sintesi, la storia dell’uomo, alla quale per completezza andrebbe aggiunta una lunga serie di altre cose che fa e che ha fatto, e che rendono il suo curriculum simile a un tomo biblico.

Magari però vale la pena di citare quella che lui definisce “una nota di colore”: la sua partecipazione al docu-film di Ermanno Olmi “Terra Madre”, presentato al Festival di Berlino, con il quale il regista ha voluto lanciare un messaggio di speranza: “Saremo la generazione che riconcilierà il genere umano con la terra”.

E la speranza, è, in realtà, il vero terreno di lavoro di Vescovi. Il campo che ara e che semina da anni, giorno dopo giorno, con la pazienza caparbia del contadino che attende il raccolto, e che spera, insieme a migliaia di persone colpite da mali finora incurabili…

Ora, avete presente il palazzo Mizar? Il Consiglio comunale di Lugano ha deciso nei giorni scorsi di contribuire finanziariamente al suo acquisto per realizzare un progetto di ricerca sulle cellule staminali nato al Cardiocentro. Ecco, Vescovi è uno dei contenuti umani e scientifici di quel progetto. Segno che, se si investe in ricerca, in Ticino non arrivano soltanto avventurieri, sfruttatori di manodopera, pregiudicati, evasori fiscali e frontalieri a ‘salari cinesi’.

A questo punto, la parola passa a lui. Che racconta…
“Tra la Fondazione Cardiocentro ed il nostro ospedale abbiamo firmato una convenzione di collaborazione scientifica e di scambio di progetti tecnologici. Inoltre, grazie alla mediazione e al sostegno del professor Tiziano Mocetti, abbiamo condiviso con il Neurocentro la sperimentazione di ‘fase uno’ sulla sclerosi multipla. In questo momento è in corso uno scambio di protocolli scientifici. Con San Giovanni Rotondo ci sarà anche uno scambio di esperienze e di competenze sulla cardiologia e le terapie cellulari avanzate”.

E la società Hyper Stem di Lugano che fa?
“Ricerca su terapie innovative basate sulle cellule staminali cerebrali nelle loro varie forme e applicazioni. In quella società ci sono alcuni miei collaboratori e c’è un ‘cluster di calcolo’ per le analisi bioinformatiche che serve ad analizzare e a trovare nuovi geni per le terapie. Questi sono tutti progetti che si svilupperanno in futuro al Mizar, sempre in collaborazione con la fondazione Casa Sollievo della Sofferenza. Parliamo di medicina rigenerativa ai massimi livelli. Nel mirino della nostra ricerca ci sono in particolare la SLA e la sclerosi multipla, malattie per cui sono già in corso o in fase di avvio. Parliamo di sperimentazioni cliniche, quindi sui pazienti”.

Risultati?
“La ‘fase uno’ sulla SLA è stata sperimentata su diciotto pazienti, ed è quindi troppo presto per trarre conclusioni. Comunque degli effetti positivi si sono chiaramente percepiti. Andranno confermati con le prossime sperimentazioni. Non è il momento di cantar vittoria, ma i risultati sono per ora incoraggianti, molto di più di quanto mi aspettassi”, ed al momentodi dati sulla sicurezza sono buoni.

Perché ha scelto il Ticino?
“Perché ero interessato a produrre cellule staminali anche in Svizzera, così ho iniziato a collaborare con il Cardiocentro e ho costituito la Hyper Stem, concentrando le attività di ricerca nel SIRM di Taverne, l’Istituto Svizzero di Medicina Rigenerativa, promosso dal Cardio. Le fondazioni Cardiocentro e Casa Sollievo della Sofferenza sono molto simili e hanno obiettivi comuni. Questo scambio di esperienza va a beneficio di entrambi i centri, e grazie al legame con l’Italia possiamo avere accesso ai fondi della Comunità europea. Inoltre, sul piano personale, tra me e Tiziano Moccetti, e suo figlio Dante, ci sono quelle che Goethe chiamava affinità elettive”.

Altri progetti?
“Per la metà del 2018 abbiamo un progetto di trapianti per le lesioni spinali croniche, quelle che dopo un incidente ti costringono in carrozzina. Utilizzeremo tecniche di ingegneria dei tessuti basate su nano tecnologie, in combinazione con le cellule staminali, per produrre nuove protesi biologiche. Non parliamo di teoria ma di pratica: siamo già nella sperimentazione clinica. E tutto questo sapere verrà esteso in futuro anche alle terapie cardiache”.





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