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Politica e Potere
13.02.2017 - 09:010
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Il senatore leghista Jonny Crosio sul caso permessi e sulla frase di Gobbi: "Quel funzionario è un bandito a prescindere dal passaporto che aveva. Ma è giusto indignarsi con chi ha tradito la fiducia, soprattutto se ha avuto dallo Stato più del dovuto. Pr

Il senatore italo-ticinese della Lega Nord: "Ma adesso su questa polemica bisogna tirare una riga: l’amministrazione deve fare delle riflessioni e adottare dei provvedimenti. Per quanto grave, il caso dei permessi mi pare un incidente che non ha compromesso nulla”

ROMA – “Se le accuse saranno confermate, quel funzionario è un bandito a prescindere dal passaporto che aveva o che ha”.
Così il senatore italo ticinese Jonny Crosio sulla frase del ministro Norman Gobbi che tanto sta facendo discutere – “È stato un errore assumere un italiano all’Ufficio migrazione” -.

Nella mia esperienza a cavallo tra le due nazioni, spiega Crosio, eletto nelle fila della lega Nord, “ho incrociato brave e pessime persone sia in Svizzera sia in Italia. È giusto indignarsi nei confronti di chi ha tradito la fiducia, soprattutto se ha avuto dallo Stato più del dovuto, e mi riferisco alla possibilità, che chiamerei fortuna, di essere assunto pur essendo italiano nell’amministrazione cantonale, e successivamente di essere naturalizzato. In Italia non mi risulta che nell’amministrazione pubblica si assumano stranieri, e se capita si contano sulle dita di una mano. Prova ad andare in Italia a cercare un posto statale con il passaporto svizzero… Noi in Lombardia cerchiamo di assumere addirittura prima i lombardi, con un criterio di selezione regionale”.

Ma quello che è emerso dall’inchiesta, prosegue Crosio, non c’entra con il passaporto del funzionario e dei suoi complici. “Secondo me il tema di fondo è il tradimento della fiducia. Credo nel senso di responsabilità del singolo, ma probabilmente alla luce di quanto è accaduto occorrerà una riflessione all’interno delle istituzioni per valutare se alcuni servizi sensibili devono essere sottoposti a una tutela maggiore. Il settore dei permessi è molto delicato. Forse ci vorrebbe una commissione di vigilanza, e ho letto che se ne sta parlando. Ma adesso su questa polemica bisogna tirare una riga: l’amministrazione deve fare delle riflessioni e adottare dei provvedimenti. Per quanto grave, il caso dei permessi mi pare un incidente che non ha compromesso nulla”.

Poi, aggiunge il senatore, “c’è come sempre chi prende la palla al balzo e fa sciacallaggio politico come il segretario degli italiani all’estero Michele Schiavone: dice che il Ticino è fermo al Medioevo e altre corbellerie del genere (leggi qui). Il dibattito politico è spesso regolato dal principio esasperato del ‘politicamente corretto’ e la difesa dell’identità viene subito etichettata come razzismo… Che la società siano oggi sempre più composite e multiculturali ci sta ma forse nelle naturalizzazioni la Svizzera sta diventando troppo larga”.

emmebi

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