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Cronaca
15.02.2017 - 04:500
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Le origini dell’inchiesta Adria e il ruolo nell'ombra di Mister X, il grande accusatore. Anatomia di un’inchiesta tra ‘sapevo’ e ‘non sapevo’. Tra contraddizioni, trucchi bancari, capitali esteri, accuse e contro accuse. E spunta un verbale che ancora non

Oggi vi raccontiamo una storia molto complicata che ha come sfondo un caso giudiziario che ha fatto clamore, quello dell’impresa di costruzioni Adria e della Banca Wir. Questa ricostruzione è frutto di un lungo esame di atti e documenti giudiziari e nasce dalla richiesta delle persone rinviate a giudizio: fate in modo che emerga tutta la verità. Ci abbiamo provato, senza voler fare, o rifare, l’inchiesta condotta dal procuratore generale John Noseda

di Marco Bazzi

Oggi vi raccontiamo una storia molto complicata che ha come sfondo un caso giudiziario che ha fatto clamore, quello dell’impresa di costruzioni Adria e della Banca Wir. Questa ricostruzione è frutto di un lungo esame di atti e documenti giudiziari e nasce dalla richiesta delle persone rinviate a giudizio: fate in modo che emerga tutta la verità. Ci abbiamo provato, senza ovviamente voler fare, o rifare, l’inchiesta condotta dal procuratore generale John Noseda.

Consideriamo comunque che l’atto d’accusa firmato dallo stesso Noseda il 25 ottobre del 2016 viene contestato in alcune sue parti dal presidente della Corte penale Marco Villa, che prossimamente verrà chiamato a giudicare il caso alle Assise criminali, e il quale il 30 novembre ha rinviato il dossier al procuratore generale chiedendo ulteriori approfondimenti.

E consideriamo anche che nei confronti dell’imprenditore trentenne le cui dichiarazioni hanno fatto scattare l’inchiesta c’è stata una denuncia penale e successivamente una promozione privata dell’accusa da parte della banca Wir. Si tratta di un cittadino italiano domiciliato nel Luganese che, non essendo indagato ma parte lesa nel procedimento, chiameremo Mister X. La denuncia della banca corre però su un binario parallelo all’inchiesta Adria, in quanto il procuratore Noseda ha deciso di disgiungere il dossier da quello principale. Non ci è dunque possibile sapere con esattezza che cosa la banca contesta a Mister X sul piano penale.

Questa è la premessa e ora, se avete il tempo e l’attenzione per seguirci, andiamo al nocciolo, precisando che del grande universo del caso Adria prenderemo in considerazione unicamente due cantieri. E che questo articolo non ha lo scopo di assolvere o accusare qualcuno (questo compito spetterà ai giudici), ma solo di sottolineare alcuni fatti e alcune contraddizioni che meritano di essere sottolineate.

MISTER X IN PROCURA: SCOPPIA IL CASO ADRIA

Partiamo dall’inizio. Dal giorno in cui Mister X viene chiamato in Procura per testimoniare su un caso giudiziario scoppiato da un paio di mesi, e che ha portato in carcere un professionista attivo nel settore delle corse motociclistiche e un funzionario del Fisco. È il 30 settembre del 2015.

Dopo aver raccontato in una mezza paginetta i suoi rapporti con il professionista, Mister X vuota il sacco e scoperchia quello che si rivelerà essere un vero e proprio vaso di Pandora.
l legame tra il teste e il professionista si chiama Filippo Cambria, titolare insieme al padre Adriano dell’Adria Costruzioni. Mister X racconta di aver presentato al professionista Filippo Cambria, il quale in seguito ha sponsorizzato delle corse motociclistiche.

Ma quel che vuole raccontare davvero al procuratore Noseda è di essere stato vittima di una maxi truffa, proprio da parte dei Cambria, nei confronti dei quali verrà spiccato un mandato d’arresto nei giorni successivi. Il caso Adria scoppia infatti il 7 ottobre del 2015. In carcere finiscono Filippo Cambria e il direttore della Wir, Yves Wellauer.

Ma cosa racconta Mister X al procuratore Noseda? Di aver conosciuto i due impresari nel 2012 e di aver collaborato con loro in alcune operazioni immobiliari, in particolare nell’acquisto di due terreni destinati a ospitare palazzine da appartamenti, il primo a Paradiso (Residenza Futura), il secondo a Pregassona (4Square).

RESIDENZA FUTURA

Iniziamo da Paradiso. Nel 2014, un promotore immobiliare e un suo socio attivo in tutt’altro settore - rinviati a giudizio insieme ai Cambria e a Wellauer, ma con un ruolo minore, per cui li chiameremo semplicemente ‘i Promotori’, precisando che non si tratta di costruttori -, acquistano un diritto di compera su quel fondo e ottengono dalla Wir un credito quadro di circa 11 milioni. Quel credito comprende l’acquisto del terreno e la realizzazione di un nuovo stabile di 18 appartamenti.

I Promotori firmano in seguito un contratto di appalto chiavi in mano con la società A.F. Invest (AF sta per Adriano e Filippo) per la costruzione dello stabile, del valore di 8 milioni e mezzo. Poi, nel mese di maggio, cedono l’intera operazione immobiliare - credito, appalto e licenza edilizia - ai Cambria e al loro socio Mister X.
Infine, l’11 giugno, dal conto Wir riferito a Paradiso e intestato ai Promotori, parte un versamento alla A.F. Invest di 2,7 milioni quale primo acconto di costruzione.
Attenzione perché questo è un punto centrale.

Nella sua testimonianza del 30 settembre 2015, Mister X dichiara infatti: “Al momento della firma del contratto di compravendita io ho versato 750'000 franchi e mi aspettavo che la differenza di capitale proprio venisse messa a disposizione da loro (Cambria, ndr)”.

“Aggiungo che, successivamente – prosegue Mister X -, sono venuto a conoscenza del fatto che, a mia insaputa, i Cambria sono riusciti ad ottenere (non so se direttamente o tramite il precedente proprietario del terreno) un versamento dalla banca Wir per 2,7 milioni a titolo di acconto per le opere da capomastro. In realtà i lavori presso il cantiere non sono praticamente neppure iniziati, salvo la demolizione e la bonifica dell’amianto per un totale di 300-400mila franchi”.

Mister X cade però in apparente contraddizione quando, nella frase successiva del verbale, aggiunge di essere stato a conoscenza del fatto che l’operazione immobiliare era stata avviata con la banca Wir dai Promotori e che questi avevano ottenuto un credito di costruzione di 2,7 milioni, “versati ai Cambria quale impresa appaltatrice a titolo di acconto per l’inizio dei lavori”.
I quali Cambria, aggiunge Mister X, “mi avevano proposto l’affare chiedendomi di corrispondere la mia quota di fondi propri sottacendomi tuttavia che essi intendevano evitare di mettere la propria, utilizzando i 2,7 milioni già ricevuti dalla banca Wir”.

Sia come sia, il versamento dei 2,7 milioni ai Cambria è avvenuto quasi in contemporanea con la cessione dell’operazione immobiliare, e con la piena consapevolezza di Mister X.
Lo prova un documento che pare rilevante ai fini del procedimento. È definito “atto aggiuntivo”. Atto aggiuntivo al contratto di compravendita firmato tra i Cambria, Mister X e i Promotori, il 27 maggio 2014 di fronte a un notaio di Lugano.

In quell’atto si stabilisce che il contratto di compravendita del terreno di Paradiso è condizionato all’accettazione della banca Wir del trapasso dell’accordo di finanziamento stipulato con i Promotori. E che Adriano e Filippo Cambria, insieme a Mister X “si dichiarano personalmente e solidalmente garanti nei confronti dei venditori (i Promotori, ndr), assicurando a questi ultimi il rimborso della somma di 2,7 milioni versata a titolo di acconto del contratto di impresa generale siglato con la A.F. Invest”.

Che poi, alla fine, Mister X si sia trovato coinvolto in un gioco pericoloso che lo ha portato ad essere debitore solidale della banca per oltre 15 milioni di franchi, è un’altra storia. Che sapesse che i Cambria avrebbero usato parzialmente i famosi 2,7 milioni come capitale proprio da apportare per l’operazione immobiliare Residenza Futura non è infatti provato: è la tesi dei Cambria. Ma non è nemmeno provato il contrario…

Ciò che lascia perplessi è comunque il fatto che nei confronti di Mister X non sia stata promossa l’accusa (anche solo a livello di garanzia difensiva), ipotesi che Noseda gli ha profilato, ma senza darle seguito, nel secondo e ultimo interrogatorio, avvenuto nell’agosto scorso, pochi mesi prima di firmare il rinvio a giudizio per i cinque imputati.

L’OPERAZIONE 4SQUARE A PREGASSONA

Lascia perplessi anche perché alcune apparenti contraddizioni di Mister X emergono pure nella seconda operazione immobiliare, la 4Square di Pregassona, a proposito della quale dichiara a verbale: “Per l’acquisto del terreno avremmo dovuto versare, quali mezzi propri, un milione di franchi, ossia 500'000 a testa, mentre io ho dovuto versare 700'000 e i Cambria solo 300'000. Ho inoltre saputo solo successivamente che anche questo importo è stato in realtà trasferito ai Cambria da parte della banca Wir attingendo al conto di costruzione relativo allo stabile di Paradiso, del quale sono debitore solidale”.

Va precisato che quando Mister X afferma di aver “dovuto versare” dei soldi si tratta sempre di denaro che gli è stato prestato o fornito da finanziatori che non essendo residenti in Ticino non avrebbero potuto effettuare operazioni immobiliari in proprio per via della LAFE, la Legge sull’acquisto di fondi da parte di persone all’estero. I nomi sono tutti indicati nei verbali dell’inchiesta e senza dubbio la Commissione LAFE farà le sue verifiche.

Comunque, proprio su quei 300'000 franchi di cui abbiamo appena parlato sembra concentrarsi la denuncia penale della Wir nei confronti di Mister X.

Torniamo all’atto d’accusa, nel quale si spiega che tra il luglio e il settembre del 2014 nell’ambito dell’operazione Pregassona i Cambria hanno ottenuto un credito di costruzione dalla Wir di 8,4 milioni, erogato nella misura di 6 e mezzo circa, e l’apporto di 699'000 franchi da parte di Mister X, “simulando l’apporto di mezzi propri per 300'000 franchi in realtà distratto dal credito ottenuto per l’operazione Paradiso”.

Lasciamo da parte la fine che hanno poi fatto i soldi o parte di essi (tra auto, sponsorizzazioni, bella vita e quant’altro…) e le relative accuse di malversazione nei confronti dei Cambria, che sono ben descritte nell’atto d’accusa, e concentriamoci sui 300'000 franchi di cui Mister X dice di aver saputo solo successivamente…

QUEL VERBALE CHE NON FIGURA (ANCORA) AGLI ATTI

Nell’aprile del 2014 era stata costituita una Sagl, chiamata con l’acronimo dei nomi dei partecipanti, nella quale figurano, oltre ai Cambria, Mister X e un suo cugino, architetto italiano titolare di un permesso B.
Nel verbale della riunione dei soci della Sagl tenutasi il 3 ottobre 2014 (che non è finora stato depositato agli atti ma che è stato inviato via mail a tutti i soci, comunque presenti alla riunione), si legge:
“Si è poi affrontata la situazione degli impegni contrattuali dell’operazione “PREGASSONA”, al fine di ottemperare la scadenza il 10 ottobre 2014, che consiste nel versamento di CHF 300.000: la ditta Adria emetterà fattura di pari importo, riferita al credito di RESIDENZA FUTURA con causale “costi di costruzione”, per poi riversarli presso la Banca. Una volta ottenuto il finanziamento di Pregassona, si rende necessaria una nuova riunione tra i soci”.

Cosa significa? Significa che tutti erano consapevoli che per raggiungere la somma di due milioni (e non di 1 milione, come afferma Mister X) necessaria a garantire il capitale proprio per acquistare il terreno di Pregassona e non perdere il diritto di compera che sarebbe scaduto pochi giorni dopo, occorreva attingere 300'000 franchi dal credito di costruzione di Paradiso, a condizione di riversarli appena possibile.

I Cambria non mettono liquidità nell’operazione, ma un apporto di un milione sotto forma di sconto sui lavori propri (così si chiama tecnicamente nell’edilizia). Bisogna dunque trovare i 300'000 franchi necessari a completare l’apporto liquido del gruppo di finanziatori che sta dietro a Mister X. Il quale era perfettamente a conoscenza del trucco…

Tant’è che pochi giorni prima della riunione dei soci, il 29 settembre, Filippo Cambria gli aveva scritto il seguente sms (lo scambio di messaggi si trova agli atti): “L’Yves in via del tutto eccezionale ha detto che possiamo prenderlo da Futura (Paradiso, ndr)! Meno Male! Poi entro il 15 dovete riversarli sul conto costruzioni”.

E Mister X risponde: “Dovete, dobbiamo… Ok, meno male, comunque”.

E Cambria: “No, io i 300 non li ho! L’ho detto a giugno! Ha parlato mio papà con tuo papà e A (il cugino architetto, ndr). Quando te e io non c’eravamo”.

E Mister X: “Importante ora è avere credito approvato, anche perché se no perdiamo 700'000 versati (come diritto di compera, ndr). Quando si farà fattura primo acconto, allora ci pensi tu a ributtare i 300 su Paradiso, ok? Comunque ne parli con A nei prossimi giorni”.

Insomma, appare evidente che Mister X era tutt’altro che ignaro degli ‘strusi’ che si stavano facendo, prima su Paradiso e poi su Pregassona: nello scambio di sms Filippo Cambria e Mister X parlano chiaramente del fatto che Wellauer ha autorizzato il prelievo temporaneo di 300'000 franchi dai fondi destinati al cantiere di Paradiso per esercitare il diritto di compera sul terreno di Pregassona.
Consapevolezza lampante, dunque, e probabilmente per questo la Wir ritiene che anche Mister X vada inadagato.
Anche se forse si può ammettere che non si rendesse proprio conto di tutto. Ma qualcuno per lui doveva rendersene conto: ed era, appunto, suo cugino architetto, che seguiva da vicino le operazioni ed era socio della Sagl costituita per realizzare il progetto di Pregassona. Neppure lui è stato indagato in questa vicenda, e nemmeno è stato sentito nell’ambito delle indagini.

MISTER X E LA DIREZIONE LAVORI

Ultima nota: è vero che Mister X si è trovato ad essere debitore solidale della banca Wir, insieme ai Cambria, di circa 15 milioni, ma è anche vero che dalle due operazioni di Paradiso e Pregassona qualche soldo l’ha incamerato. Stiamo parlando della direzione lavori in ragione di circa 600'000 franchi, che i Cambria contestano abbia effettuato per quella somma ma, al massimo, per 160'000 franchi.

E qui c’è una tesi speculare, vale a dire: siccome la banca aveva concesso i crediti di costruzione per i due edifici e considerando che su quelle operazioni immobiliari ci sarebbe stato un considerevole utile, i protagonisti avrebbero deciso di attingere preventivamente parte dei loro futuri guadagni stabilendo le rispettive quote in base alle tariffe SIA (Società ingegneri e architetti). Ecco perché Mister X avrebbe incassato una somma molto superiore al lavoro eseguito, in particolare a Paradiso, dove il cantiere non è mai partito. Ma il condizionale è d’obbligo.

Ora non resta che attendere le decisioni delle istanze che sono e saranno chiamate a esprimersi sull’atto d’accusa, sulle responsabilità dei singoli e anche sulla denuncia presentata contro Mister X dal servizio giuridico della banca Wir.

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