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15.02.2017 - 08:540
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Natalia Ferrara dopo il 'caso permessi': "Da decenni la Lega frantuma sistematicamente ogni istituzione. Le leggi sono cavilli, i magistrati politicizzati, i funzionari fuchi, i consiglieri federali bambela, i docenti parassiti... Ed è in un contesto simi

SECONDOME - "Mi preoccupa un Ministro che dà la colpa alla nazionalità degli imputati o a precedenti governanti. Il Consigliere di Stato è chiamato a spiegare come è stato possibile quanto accaduto e, soprattutto, cosa intenda fare per mettere al sicuro dalla corruzione l’integrità e la credibilità delle istituzioni"

di Natalia Ferrara *

Della recente e molto preoccupante vicenda sui casi di corruzione in materia di rilascio di permessi si parlerà ancora a lungo e, per quanto noto al momento, mi preme evidenziare tre aspetti. Per prima cosa, mi ha colpito la blanda reazione degli altri partiti, dichiarazioni e atti parlamentari contenuti, con il giusto intento di voler innanzitutto fare chiarezza.

Non oso pensare come si sarebbe comportata la Lega se, poniamo, la ruberia fosse avvenuta al DFE, al DSS o al DECS. Commentando il caso, mi ha poi fortemente colpito la pochezza degli argomenti del Consigliere di Stato Gobbi e la sua superficialità nell’accusare le origini più che le persone.

Secondo il Ministro quanto successo dipende essenzialmente dal fatto che chi ha agito è straniero o svizzero naturalizzato, il che per molti sembra in fondo essere la stessa cosa. Una lettura pericolosamente fuorviante, una sorta di rimozione del tema tramite la sua attribuzione agli stranieri, agli altri. Un tentativo di espulsione simbolica di un accaduto che, giustamente, ci turba tutti. Con sullo sfondo l’idea che certe cose succedono anche da noi ma solo per colpa di altri, appunto, precipitandosi a precisare che gli arrestati sono sì svizzeri, ma con origini italiane e kosovare.

Togliamo di mezzo ogni buonismo superfluo e cominciamo con il riconoscere che la corruzione è purtroppo molto diffusa in alcuni dei Paesi della tradizionale provenienza migratoria verso la Svizzera. Il rischio che arrivino da noi, assieme alle persone, anche alcune mentalità sbagliate è effettivo e va considerato. Deve indurci, però, non a generalizzare passivamente, ma piuttosto a prevenire sistematicamente. Gobbi si è detto furioso e, stando alle sue prime affermazioni, sembra esserlo davvero, ma non tanto per la violazione del senso dello Stato e l’ombra gettata sulle istituzioni, quanto piuttosto perché è accaduto nel suo Dipartimento, quello diretto dal 4x4 della sicurezza, come lui stesso si definisce, dove si afferma di gestire la presenza straniera con mano ferma. Quello, insomma, dove mentre chiedi il casellario a chi si presenta allo sportello, ti dimentichi a chi lo metti in mano e per finire è il controllore che andrebbe controllato.

E qui nasce la seconda riflessione, apparentemente lontana dai ragionamenti del Consigliere di Stato: da dove viene l’educazione a quel senso civico così clamorosamente mancato ai vari coinvolti? All’onestà e alla responsabilità? Da dove viene, insomma, il senso dello Stato? Da decenni la Lega, il partito di Gobbi, frantuma sistematicamente ogni istituzione. Le leggi sono cavilli, i magistrati politicizzati, i funzionari fuchi, i consiglieri federali bambela, il consiglio di Stato un governicchio, i docenti parassiti e via narrando. Insomma, una delegittimazione di ogni forma di autorità, fatta eccezione per il popolo dei veri svizzeri, quello sì, sacro.

Ed è proprio in un contesto simile che corruttori, faccendieri e maramaldi di ogni sorta si sentono, in un certo senso, a loro agio. Non sto evidentemente dicendo che ci sia un rapporto diretto tra singole azioni criminose e clima sociale: non ho fatto il pubblico ministero per credere che le cose siano così semplici.

Simili fenomeni sono sempre complessi, tuttavia sono convinta che in un Ticino dove si invoca spesso il “mi faccio giustizia da solo”, si crei più agevolmente lo spazio anche per un “mi faccio ingiustizia da solo”. Quando le scorciatoie sono indicate come vie maestre, qualcuno le percorre a modo suo anche nella vita privata. Quando a vergognarsi devono sempre essere solo gli altri, qualcuno non si vergogna neanche di delinquere. Quando ogni autorità è derisa, qualcuno smette prima di temerne la reazione.

E giungo così all’ultimo aspetto che vorrei sottolineare. Gobbi ci tiene a far sapere ai suoi elettori che i disonesti non li ha assunti lui, ma chi lo ha preceduto. Mi preoccupa un Ministro che dà la colpa alla nazionalità degli imputati o a precedenti governanti. Il Consigliere di Stato è chiamato a spiegare come è stato possibile quanto accaduto e, soprattutto, cosa intenda fare per mettere al sicuro dalla corruzione l’integrità e la credibilità delle istituzioni. Un primo passo sarebbe quello di assumersi le proprie responsabilità, invece di addossarle a pregiudizi e passanti.

* deputata PLRT al Gran Consiglio
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