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Analisi
22.02.2017 - 10:060

Nello stesso palazzo massaggi erotici e suicidio assistito. Ma stiamo scherzando? Succede a Chiasso dove si fa largo il business dell'eutanasia. La municipale Sonia Colombo-Regazzoni: "Non si può affrontare un tema così delicato solo dal profilo pianifica

In buona sostanza, dopo essere state ‘sfrattate’ da Melano, dove sorgeva la controversa “casa della dolce morte”, le promotrici di quel progetto stanno cercando di installarsi a ridosso del confine, perché il mercato di riferimento è l’Italia. E il fatto che una delle due sedi prescelte sia il palazzotto dove sorge un centro di massaggi erotici è solo un elemento paradossale

di Marco Bazzi

No, ma stiamo scherzando o cosa? Da una parte si entra per farsi fare un massaggio erotico (pardon, massaggio tantra…) e dall’altra per morire? Volendo celiare potremmo buttar lì una macabra battuta: pompe funebri… Non servono disegni, giusto? Una battuta che utilizziamo unicamente per provocare, per attirare con più forza l’attenzione sul problema.

Però qui c’è poco o nulla da celiare! Qui siamo di fronte a un tema molto serio e delicato sul quale le autorità, comunali e cantonali, in primis il Consiglio di Stato, devono prendere urgentemente posizioni chiarissime e fermissime. Prima che sia troppo tardi.

Succede a Chiasso ed è tutto vero. In un palazzotto di via dei Pedroni, dove già sorge un centro di massaggi tantra, potrebbe insediarsi una struttura per il suicidio assistito.

Bando al moralismo: il diritto alla dolce morte è, a parere di chi scrive, sacrosanto, ma deve essere esercitato nell’ambito di strutture serie e riconosciute, e non lasciato nelle mani di speculatori e apprendisti stregoni. Altrimenti rischia di diventare un business incontrollato.

Cerchiamo di inquadrare il problema che si sta ponendo a Chiasso. In buona sostanza, dopo essere state ‘sfrattate’ da Melano, dove sorgeva la controversa “casa della dolce morte”, le promotrici di quel progetto stanno cercando di installarsi a ridosso del confine, perché ovviamente il mercato di riferimento è l’Italia. E il fatto che una delle due sedi prescelte sia il palazzotto dove sorge il centro di massaggi erotici è solo un elemento paradossale.

A quanto ci risulta, le due titolari dell’Associazione Liberty Life (rinominata LL Exit), che prima aveva sede a Paradiso, poi a Riva San Vitale e in seguito a Melano (e che ora è stata cancella dal registro di commercio in quanto si è trasferita a Delémont) si sono separate.

Da una parte Mariangela Gasperini, cittadina italiana, da tempo al centro di articoli di stampa e atti parlamentari (leggi qui), dall’altra la svizzera Isabelle Scherrer (e leggi anche qui).

Quest’ultima avrebbe creato l’associazione Carpe Diem (che non risulta però iscritta al registro di commercio e nemmeno ha un sito internet) con l’intenzione di aprire una nuova ‘casa della dolce morte’ in via dei Pedroni a Chiasso. Trattandosi di una zona ‘commerciale mista’ la signora in questione non dovrebbe avere problemi dal profilo pianificatorio, ma ha comunque presentato una domanda di ‘cambio destinazione’.

La sua ex collega Gasperini ha invece preso in affitto un locale in corso San Gottardo 92, prima occupato da una lavanderia. Qui siamo in zona residenziale. Di questo secondo progetto, partito senza la necessaria autorizzazione edilizia ha discusso martedì il Municipio, intimando al proprietario dello stabile l’immediata sospensione dell’attività in attesa, anche qui, di un eventuale autorizzazione per il cambiamento di destinazione delle superfici.

E in Corso San Gottardo 92, in piena zona residenziale – ha confermato a LaRegione la capodicastero Sicurezza pubblica Sonia Colombo-Regazzoni – c’è già stato un caso di suicidio assistito. La signora Gasperini si è insediata lì ‘senza chiedere nulla al Municipio’.

Al momento uno dei pochi strumenti a disposizione delle autorità è il Piano regolatore, che in via dei Pedroni consentirebbe, sulla carta, l’insediamento dell’attività, ha aggiunto la municipale. Ma un tema così delicato, “non dovrebbe essere trattato solamente a livello pianificatorio: dovrebbe godere di una base legale più ampia”.

E ha perfettamente ragione! La questione non può essere affrontata unicamente sulla base di licenze edilizie e invocando la ‘libertà di commercio’ come si fa per esempio per la prostituzione.
Il Governo dovrebbe prendere posizione pubblicamente e fare chiarezza. Chiarendo anzitutto, se è vero che in Corso San Gottardo c’è già stato un caso di eutanasia e prendendo le necessarie misure nei confronti di chi l’ha praticato.

Per capire il motivo per cui stanno nascendo queste attività che sfruttano una delle tante zone grigie delle leggi bisogna considerare che il suicidio assistito in Italia non è consentito. Ecco perché i ‘centri di eutanasia’ in Ticino potrebbero diventare dei veri e propri business.
Per inquadrare ancora meglio il problema bisogna aggiungere infine che le associazioni nazionali che praticano il suicidio assistito, come Exit, hanno scelto di non accettare ‘clienti’ stranieri.

Sul sito web di Exit, associazione riconosciuta, che opera da anni alla luce del sole, con un comitato etico e responsabili dichiarati, si legge: “Negli ultimi anni la legge liberale concernente l’assistenza al suicidio e l’accompagnamento alla morte vigente in Svizzera ha spinto sempre più persone residenti all’estero, a rivolgersi a EXIT. EXIT non può però accettare richieste dall’estero”.

E ecco i motivi: “EXIT può intervenire soltanto quando si è assodato che tutte le premesse sono state rispettate. Nella maggior parte dei casi un accertamento fatto con serietà su persone residenti all’estero non è possibile.  Una liberalizzazione della prassi verso gli stranieri metterebbe sotto pressione i mezzi e le strutture di un’organizzazione già molto cresciuta all’interno dei confini nazionali. Un’apertura agli stranieri ridurrebbe la pressione che al momento grava sui paesi europei affinché introducano una liberalizzazione della legge. Ciò non è nell’interesse degli scopi perseguiti da EXIT”.
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