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Analisi
06.03.2017 - 15:000
Aggiornamento: 20.03.2020 - 13:24

Ma il suicidio uno deve guadagnarselo. No all'aiuto a morire come diritto universale per tutti. Solo chi è malato terminale o vive grazie alle macchine merita i confort della dolce morte. La crisi dell'Occidente passa anche da qui

L'ANALISI - Il suicidio è un gesto violento che non deve essere snaturato. Se uno desidera uccidersi, lo faccia pure, nessun giudizio morale, ma si prenda la briga di cercarselo, meritarselo, senza scorciatoie, aiutini legali, comodità.Si butti giù da un ponte o sotto un treno. Si impicchi. Si spari un colpo in testa. Senza però rompere i coglioni alla collettività affinché si assuma l'onere di assicurargli un suicidio più pulito e più carino

di Andrea Leoni

Il tema del suicido assistito ha dominato il dibattito pubblico di questi ultimi giorni. C'è stata la vicenda di Dj Fabo, a cavallo tra Italia e Svizzera. C'è inquietudine in Ticino per alcuni fatti poco chiari avvenuti a Chiasso. Si discute del diritto alla morte e del business ad esso legato nel nostro Paese. 
 
Ma il discorso è molto più ampio. Il mondo politico e l'opinione pubblica dell'Occidente si confrontano sui vari modelli (suicidio assistito, eutanasia, né l'una e né l'altra…) e sulle regole da adottare: chi può e chi non può accedere alla dolce morte. Ed è su questo punto del dibattito in corso un po' ovunque in Europa che vorremmo soffermarci.  
 
Prima, però precisiamo per bene un punto: le parole che seguiranno non vanno in alcun modo appiccicate addosso alle persone che scelgono la dolce morte perché afflitte da un male incurabile o perché ridotte in stato vegetale, cosciente o incosciente che sia, a causa di una disgrazia (come nel caso di Dj Fabo). Per chi vive grazie a una macchina, altrimenti la natura avrebbe già fatto il suo corso, o per chi ha il destino segnato dalla malattia, il diritto al suicidio assistito o all'eutanasia, con il massimo confort possibile, deve essere garantito senza discussioni. Resta invece il dubbio legato ai quattrini: è giusto che qualcuno abbia dei profitti per porre fine alla vita di queste persone? E il turismo della morte è un'opportunità economica che possiamo accettare senza neppure porci una domanda? 
 
Bene, torniamo al punto su cui ci interessa riflettere. In Occidente si fa sempre più strada l'idea del suicidio assistito o dell'eutanasia come diritto universale. Vale a dire riconosciuto a tutti, indipendentemente dall'età, dallo stato di salute e dal resto. Insomma: se ne sei convinto qualcuno ti aiuterà ad ammazzarti, o ti ammazzerà, senza farti soffrire troppo, comodamente sdraiato in una cameretta confortevole e con una bella finestra dove stampare l'ultimo sguardo. 
 
E se questo, come detto, è ampiamente giustificabile per i malati incurabili…per tutti gli altri non lo è. Assolutamente no. Il suicidio garantito, codificato e organizzato dallo Stato per chiunque lo desideri, è solo l'ultima tappa infame e vigliacca del sentiero che porterà alla distruzione definitiva della società occidentale. 
 
Questa opzione è a tutti gli effetti uno dei sintomi della nostra decadenza come popolo e come individui. Ci stiamo assolutamente meritando di essere sconfitti, sottomessi, di scomparire dalla mappa delle civiltà del mondo. 
 
Si spaccia per umanità ciò che invece è profondamente disumano. Ed è l'ultimo frutto avvelenato di un Occidente che si è arreso all'indolenza, allo smarrimento identitario, al rifiuto di se stesso, delle proprie radici e della propria cultura. Siamo diventati un buco nero che si inghiotte giorno dopo giorno. Un vuoto flaccido e patetico. Una siccità feroce che prosciuga pensieri, sentimenti e istinti millenari.
 
Non c'è più orgoglio. Non c'è più coraggio. Non c'è più l'essere umano, con i suoi abissi bellissimi e mostruosi, ma solo pedine ben programmate in ogni mossa della scacchiera quotidiana. Il contrario della vita che è, innanzitutto, imprevedibile. 
 
Noi, invece, siamo sempre più anestetizzati al dolore, al sacrificio, al sangue. Siamo disabituati alla guerra, alla sopravvivenza, alla morte. E agli apici contrari. A tutte quelle attività scolpite nel nostro codice genetico e ora osservati con distacco come un fossile che non ci appartiene. 
 
È lo stesso meccanismo per cui tantissimi comprano e mangiano la fettina ma pochissimi ammazzerebbero il vitello (o anche solo starebbero a guardare l'uccisione del cucciolo, il suo squartamento e il sezionamento del pezzo di carne prescelto). Allo stesso modo si uccidono le persone con i droni, comandati come un videogame da migliaia di chilometri di distanza per poi tornare a casa per cena in famiglia. O ancora, quando per mantenere il nostro benessere, si fanno consapevolmente  crepare milioni di persone. Siamo totalmente alienati in rapporto alle conseguenze delle nostre azioni. Il regime dell'inconsapevolezza.
 
Ed è per questo rimaniamo attoniti, storditi, increduli, inorriditi, quando l'umanità con le sue forme più naturali, animalesche, tribali, irrompe nella nostra vita con tutta la sua indicibile verità. 
 
Il suicidio è un gesto violento che non deve essere snaturato. Se uno desidera uccidersi, lo faccia pure, nessun giudizio morale, ma si prenda la briga di cercarselo, meritarselo, senza scorciatoie, aiutini legali, comodità.
 
Si butti giù da un ponte o sotto un treno. Si impicchi. Si spari un colpo in testa. Si avveleni con il gas di scarico dell'automobile. Si spappoli le viscere con i farmaci. Convinca o corrompa un medico o un farmacista a farsi dare la "dose" giusta. Insomma, si guadagni la morte da essere umano senza rompere i coglioni alla collettività affinché si assuma l'onere di assicurargli un suicidio più pulito e più carino. 
 
Questo è rispetto. Questa è umanità. Non lo stravolgimento, attraverso la chimica, la tecnologia e le leggi, dell'essenza stessa dell'essere umano. La chiamano libertà di scelta ma è soltanto un'altra forma di schiavitù. Siamo alla disumanizzazione di Stato. 
 
Dell'illuminismo ci è rimasta solo la parte peggiore: la fiducia, nel frattempo diventata cieca, nella scienza. Un altro dio di cui non c'era nessun bisogno e come gli altri venduto al denaro. Mentre si è completamente estinta la parte migliore: il senso critico esercitato attraverso il dubbio. 
 
L'altra grande cultura su cui si poggia la nostra moribonda civiltà, quella cristiana (senza dimenticare i Greci, per carità...), si è completamente ripiegata su se stessa e quasi si vergogna di esistere. E i cattolici, anche nel nostro Cantone, sono diventati pavidi, contriti, ipocriti. In molti non hanno più neanche il coraggio di dire senza peli sulla lingua, per timore di urtare l'incultura dominante, ciò che pensano davvero: e cioè che il suicidio assistito universale è un principio abominevole.  
 
Quando si strilla al pericolo dell'islamizzazione dell'Occidente, alla minaccia dell'Isis, bisognerebbe partire soprattutto da qui.  Se non svegliamo noi stessi è sicuro che prevarranno. Perché quelli almeno quattro valori in croce condivisi in cui credere ce li hanno ancora. E hanno le palle di suicidarsi per una causa, pur folle che sia, al contrario di questo Occidente di fighette che invocano il suicidio di Stato universale per porre fine alle proprie umane sofferenze. 
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