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Politica e Potere
20.03.2017 - 13:110
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Tutti contro Gobbi. Nasce il “Comitato unitario per una nuova politica migratoria", formato da 15 associazioni e partiti, tra cui PS, MPS e Verdi. Basta "giri di vite, iniziative di stampo xenofobo e interpretazioni restrittive delle leggi". Basta "fronti

Obiettivo: “Creare un’opposizione sociale che coalizzi tutte le forze di questo Paese e che porti a raggiungere un punto di rottura rappresentato da una grande manifestazione unitaria, anticipata da una mobilitazione che coinvolga tutti i lavoratori e le loro famiglie nella campagna”

BELLINZONA – Nasce il “Comitato unitario per una nuova politica migratoria svizzera”. L’associazione si è costituita nei giorni scorsi nella sala del Consiglio comunale di Bellinzona, dove i delegati di diverse associazioni, enti e partiti si sono riuniti per dar vita ad un fronte unitario di opposizione alle politiche del Dipartimento delle Istituzioni e per promuovere una nuova politica migratoria in Svizzera.

“Chi era presente giovedì sera all’assemblea costituente del nuovo comitato – si legge in una nota stampa - l’ha fatto con la volontà di rappresentare le migliaia di lavoratrici e lavoratori stranieri che hanno costruito questo Paese e che oggi, a causa delle politiche restrittive del Dipartimento delle Istituzioni, si vedono negare diritti che sembravano acquisiti. Per queste ragioni la scelta di una sede istituzionale non è stata casuale: l’intenzione degli organizzatori è stata quella di conferire legittimità alle loro rivendicazioni, di rivendicare il loro diritto di essere riconosciuti in quanto lavoratori, in quanto individui e in quanto persone.

Le attuali politiche in materia di migrazione condotte dal Dipartimento delle istituzioni, infatti, rappresentano un attacco frontale ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Ancora una volta gli interessi dell’economia condizionano le scelte della politica in materia migratoria e a pagarne le conseguenze saranno tutti i salariati e le loro famiglie.

La perdita del diritto alla disoccupazione e le revoche del permesso di soggiorno, sono le risposte che il governo vuole dare al problema occupazionale nel nostro Paese. Mentre le aziende licenziano, delocalizzano o semplicemente chiudono, prevale nuovamente la politica degli allontanamenti invece che quella del rilancio occupazionale. L’economia non necessita più di braccia in quantità e così la politica risponde con giri di vite, iniziative di stampo xenofobo e interpretazioni restrittive delle leggi.

In breve tempo  l’applicazione delle leggi da parte del Dipartimento delle istituzioni ha portato:
- all'aumento ingiustificato dei permessi di breve durata a svantaggio dei permessi di dimora e domicilio, il cui ottenimento è divenuto sempre più difficile e problematico;
- al rifiuto dell’indennità disoccupazione anche per stranieri stabilitisi in Svizzera da anni;
- all’ammonimento e la minaccia di revoca del permesso di soggiorno per le famiglie, composte da almeno un cittadino straniero, perché facevano capo agli assegni integrativi figli o assegni prima infanzia;
- all’obbligo di presentazione del casellario giudiziale per il rinnovo dei permessi.

Quanto sta accadendo non è più accettabile: non importa di quale permesso sia in possesso il lavoratore al quale vengono negati i diritti, quello che conta è la triste messa in discussione di quanto le salariate e i salariati hanno conquistato negli anni. Dietro all’accanimento del Dipartimento delle istituzioni si nasconde la chiara volontà di indebolire le garanzie sociali di tutti i cittadini, svizzeri e stranieri”.

Le organizzazioni che hanno aderito (Associazione amici dell’Ecuador, Associazione cultura popolare, Comitato regionale PS Mendrisiotto, Coordinamento donne della sinistra, Forum Alternativo, GISO, Movimento dei senza voce, MPS, POP, PS Ticino, SOS Ticino, UNIA Ticino e Moesa, USS Ticino e Moesa, Verdi del Ticino), prosegue la nota, “hanno trovato una convergenza attorno ad un manifesto che oltre a ripercorrere i più significativi passi della storia della migrazione in Svizzera, dallo Statuto dello Stagionale fino ai giorni nostri, traccia un percorso per l’impostazione di una nuova politica migratoria e indica i punti sui quali questa nuova politica deve poggiare:

- Coalizzare le forze politiche, sociali e culturali del Cantone per dar vita ad un fronte capace non solo di contrastare le attuali politiche, ma di cambiarle radicalmente, affermando una cultura della migrazione basata sull’identificazione dello straniero come un’opportunità di crescita economica, sociale e culturale.
- Salvaguardare il diritto di tutte le persone presenti sul territorio svizzero alla parità di trattamento e alla non discriminazione, affermando il loro diritto al lavoro, alla casa, alla famiglia, alla scuola, alla salute, alla partecipazione e al voto (attivo e passivo).
- Difendere il diritto alla certezza del soggiorno, opponendoci con determinazione alla diffusione di permessi di soggiorno di breve durata e altre forme di soggiorno precarie, che costringono le persone a dipendere da un datore di lavoro, esponendole allo sfruttamento.
- Promuovere politiche di contrasto effettivo dei sistemi di peggioramento delle condizioni di lavoro e arretramento dei diritti dei lavoratori.
- Garantire l’esportazione delle prestazioni a tutti coloro che hanno versato i contributi sociali in Svizzera, ottenendone così il diritto. Ogni persona deve essere libera di decidere dove vivere e dove stabilirsi al termine dell’attività lavorativa.
- Abolire il concetto di centro di interessi quale criterio per stabilire la legittimità di una persona di risiedere in Svizzera o di percepirne le prestazioni sociali.
- Rivendicare l’impossibilità di espulsione dalla Svizzera per i disoccupati e per coloro che stanno esaurendo il diritto all’indennità di disoccupazione e per chi è caduto nel bisogno.
- Sostenere il diritto alla naturalizzazione secondo procedure standardizzate e non discriminatorie, valide per tutto il territorio svizzero, che prevedano criteri trasparenti e formalmente rappresentativi e che contemplino la possibilità per il richiedente di ricorrere contro la decisione.
- Assicurare il riconoscimento automatico delle lauree, dei diplomi e delle qualifiche professionali ottenuti all’estero.
- Chiedere la fine della chiusura delle frontiere, la fine dei respingimenti, la fine delle politiche di controllo e persecuzione dei richiedenti l’asilo. Invochiamo l’apertura di corridoi umanitari, che favoriscano anche i ricongiungimenti familiari e ci appelliamo al rispetto delle convenzioni internazionali che tutelano i diritti dei minori non accompagnati per i quali è sancito l’obbligo di assistenza e protezione e il divieto di espulsione”.

Con questa serata, conclude la nota stampa, “si è voluto inaugurare un percorso unitario che faccia nascere un’opposizione sociale che coalizzi tutte le forze di questo Paese e che porti a raggiungere un punto di rottura rappresentato da una grande manifestazione unitaria, anticipata da una mobilitazione che coinvolga tutti i lavoratori e le loro famiglie nella campagna”.


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