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Cronaca
22.03.2017 - 09:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Tutti nudi sul palco del LAC: "Se c'è una cosa che impedisce a una società di evolvere e progredire è l'ipocrisia bacchettona che guarda il nudo come a un richiamo di volgarità o peggio ancora di perversione"

La giornalista Nicoletta Barazzoni sullo spettacolo "Bestie di scena", che tanto sta facendo discutere: "Certo che se vado a un teatro come questo con la speranza di risvegliare istinti sessuali e sento un certo prurito erotico ho decisamente sbagliato serata"

di Nicoletta Barazzoni

Ma vogliamo proprio restare un paesello in riva al lago, dove la gente immacolata dà da mangiare alle paperette? 
 
Basta che il cartellone del LAC ci proponga lo spettacolo "Bestie di scena" di Emma Dante che subito si solleva la pudicizia beghina liberalchic che stigmatizza la presenza di corpi nudi sul palcoscenico. 
 
A parte il fatto che non stanno per organizzare un'orgia di massa ma è una scelta di regia, con altrettante scelte artistiche ben precise, forse solo comprensibili a chi se ne intende di teatro, e a parte il fatto che la nudità, quando non è usata a scopi pedopornografici o pornografici, è l'espressione della natura e anche della bellezza umana, non si spiega come mai accettiamo che la nudità venga sdoganata in televisione. 
 
Se c'è una cosa che impedisce a una società di evolvere e progredire è l'ipocrisia bacchettona che guarda il nudo come a un richiamo di volgarità o peggio ancora di perversione. 
 
L'arte è costellata da dipinti di corpi nudi dal Botticelli, al Bernini, e a nessuno verrebbe in mente di indignarsi davanti a un dipinto o a un Davide di Michelangelo. Certo che se vado a un teatro come questo con la speranza di risvegliare istinti sessuali e sento un certo prurito erotico ho decisamente sbagliato serata. 
 
Di sicuro spettacoli del genere non riescono ad incassare più dei casinò, che non sono  esattamente la stessa cosa che si prefigge di fare uno spettacolo teatrale. Anche i casinò li hanno pagati i contribuenti. E nei casinò ti mettono in mutande in tutt'altre condizioni. 
 
L'arrière pensée di alcuni, in questo caso, lascia il gusto di quei pensieri repressi di persone che quando vedono corpi nudi fanno  associazioni che con l'arte non hanno nulla a che vedere. Ma al contrario risvegliano forse un falso pudore di fronte a un'opera teatrale che non ha lo scopo di suscitare fantasie ma di elaborare un discorso che indaga la nudità e la vulnerabilità, spogliando l'attore. 
 
Con un approccio diverso alla recita e al ruolo dell'attore,  Emma Dante riporta l'uomo alla sua origine, quando era nudo e dunque privo di condizionamenti, quando essere nudi era una condizione del tutto naturale. Vestendoci abbiamo nascosto la nostra natura per scandalizzarci quando ci appare nella sua normalità. 
 
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