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Cronaca
30.03.2017 - 11:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Bisogna fermarli subito! Turismo e business del suicidio assistito in Ticino: nel 2016 oltre il 50% sono italiani. Orlando Gnosca: "Ci sono delle organizzazioni che si sono votate a queste attività per il paziente estero"

L'ufficiale della polizia cantonale, nel corso di un dibattito a Modem, ha snocciolato cifre più che allarmanti. Scintille tra Isabel Scherrer di Carpe Diem ("Il medico cantonale ci ha dato il suo appoggio incondizionato, sempre") e Paolo Bianchi del DSS ("Non è vero")

CHIASSO - Il turismo e il business della dolce morte in Ticino ha ora anche la forma dei numeri, che consentono di circoscrivere i perimetri del fenomeno. E sono cifre più che allarmanti per chi crede che il nostro Cantone non debba diventare una sorta di resort all inclusive per accogliere gli aspiranti suicidi stranieri. 
 
Nel 2016 ci sono stati nel nostro Cantone 51 persone che hanno fatto ricorso alla dolce morte, di cui una trentina italiani venuti appositamente in Ticino per morire. Siamo oltre il 50%! 
 
I numeri sono stati snocciolati da Orlando Gnosca, ufficiale della polizia cantonale, durante la trasmissione della RSI Modem, in una puntata speciale andata in onda dal Cinema Teatro di Chiasso. 
 
E proprio i dati dalla città di confine, finita negli ultimi mesi al centro della cronaca per questa tematica, confermano il malandazzo: gli ultimi casi di suicidi assistiti di persone italiane tra la fine del 2016 e l'inizio del 2017 si sono consumati proprio a Chiasso. "Una decina da ottobre-novembre fino a gennaio-febbraio", ha spiegato Gnosca. 
 
Questa tendenza all'incremento del turismo della morte, ha aggiunto l'ufficiale della polizia, ha cominciato ad affermarsi a partire dall'estate 2015. Da quel periodo hanno cominciato ad apparire nelle statistiche "massicciamente degli stranieri". "Ci sono delle organizzazioni - ha aggiunto Gnosca - che si sono proprio votate a queste attività per il paziente estero". 
 
Insomma, quello che sulla stampa viene definito il business della dolce morte è una realtà che sta cominciando a radicarsi sul nostro territorio. Una realtà che va immediatamente stroncata, prima che il fenomeno ci scappi del tutto di mano. 
 
Val la pena precisare che fra queste associazioni che mirano ai pazienti italiani, non c'è la più conosciuta: Exit. Il rappresentante dell'ente Ernesto Streit, presente al dibattito, ha precisato che "Exit per statuto si occupa solo di persone residenti o svizzeri domiciliati all'estero. Noi non facciamo niente con cittadini italiani". E questa buona regola dovrebbe valere per tutti, aggiungiamo noi. 
 
In chiusura una nota polemica all'interno del dibattito. Isabel Scherrer di Carpe Diem è tornata a parlare del medico cantonale Giorgio Merlani. "Ci siamo incontrati con lui per due ore, e poi ci ha scritto una lettera in cui diceva che non essendo noi un'istituzione infermieristica non aveva bisogno di dare alcun permesso, però per noi è stato importante il suo appoggio incondizionato, sempre". Un'affermazione che ha fatto saltare sulla sedia Paolo Bianchi, coordinatore del DSS: "Il medico cantonale non ha assolutamente dato approvazione, non rientrando minimamente nelle sue competenze questo tipo di permessi. Ed è assolutamente fuori luogo dire che lei ha avuto la benedizione del medico cantonale". 

AELLE
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