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04.04.2017 - 08:160
Aggiornamento: 13.07.2018 - 15:11

Langenthal o Rapperswil? Chi toccherà all'Ambrì? Le paure sono forti, il timore di perdere ottanta anni di storia è comprensibile. Ma se non si sarà stati capaci di battere un avversario di lega inferiore sfiancato da una serie spaccagambe, allora sarà gi

Fermiamoci un momento e riflettiamo, a mente fredda, ponendoci qualche domanda. Chi è la squadra più forte? L’Ambrì. Chi ha giocato un campionato su ritmi molto alti e ha perso molte partite di una rete o solo dopo i 60 minuti? L’Ambrì. Chi avrà avuto, al momento dell’inizio dello spareggio, una settimana di riposo? L’Ambrì...

di Omar Ravani

Langenthal o Rapperswil? Mettete i tifosi dell’Ambrì davanti a quest’alternativa, che non ha a nulla a che fare con la bellezza dei luoghi. La maggioranza di loro vi dirà che preferisce la località bernese a quella sangallese. Ebbene, toglietevi dalla testa che lo fanno perché ritengono che il borgo dell’Oberaargau sia “A nice place to live”. Ebbene no. È perché hanno il terrore di doversi recare sulle sponde della Limmat per incontrarvi la locale compagine di hockey. È una questione di mero opportunismo, quindi.

Già, perché come capita di solito nello sport, ci si basa su ipotesi, congetture e processi alle intenzioni. Prima della serie che dovrà decretare il campione di LNB infatti, i dirigenti del Langenthal avevano ventilato il fatto che non avrebbero giocato lo spareggio-promozione, se il loro Consiglio di amministrazione glielo avesse imposto. Il salto nella massima lega potrebbe rivelarsi letale per le loro finanze già non floride.

E allora ecco che si assiste ad una gara quotidiana a raccogliere informazioni sulle intenzioni dei bernesi, che per altro hanno già detto che sono per ora concentrati solo sulla sfida al Rapperswil, che è arrivata a gara sette. Lo stesso hanno detto gli svizzero-orientali, con la differenza che loro lo spareggio lo giocherebbero di sicuro. E questo spaventa non poco i sostenitori leventinesi.

Okay, fermiamoci un momento e riflettiamo, a mente fredda, ponendoci qualche domanda. Chi è la squadra più forte? L’Ambrì. Chi ha giocato un campionato su ritmi molto alti e ha perso molte partite di una rete o solo dopo i 60 minuti? L’Ambrì. Chi avrà avuto, al momento dell’inizio dello spareggio, una settimana di riposo? L’Ambrì. E questo indipendentemente dal fatto che Dwyer e i suoi ragazzi si troveranno di fronte Caio o Sempronio.

Certo le paure sono molto forti, il timore di perdere ottanta anni di storia è comprensibile. Ma se non si sarà stati capaci di battere un avversario di lega inferiore sfiancato da una serie spaccagambe, allora sarà giusto chiudere baracca.

Insomma, visto pure che i segnali lanciati da Paolo Duca e compagni nella serie contro il Friborgo sono stati incoraggianti, l’Ambrì riuscirà probabilmente a farcela. E allora, ma solo allora, sarà il caso di rivedere molte cose. Perché non è normale che nella rosa dei giocatori che hanno disputato la regular season vi siano solo tre ticinesi. E non fa parte della normalità che per ridare un po’ di slancio ci siano voluti due come Noele Trisconi e Tommaso Goi, baldi esponenti degli ammiratissimi Rockets. Bravi di certo, ma pur sempre digiuni di esperienze ad alto livello. Ma d’altronde cosa c’è di normale ad Ambrì? Nulla. Ecco perché da giovedì chi andrà in pista lo farà soprattutto per la Storia. Quella con la “S” maiuscola. E per essere, alla fine e anche un po’ illogicamente, festeggiato.

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