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Analisi
06.04.2017 - 11:590

Chiusura dei valichi notturni. Questa volta il Ticino ha ragione e l'Italia ha torto. Punto e basta. Non facciamo gli ipocriti, i buonisti e i paraculi. Ed è inaccettabile che il nostro ambasciatore venga "convocato d'urgenza" dal Governo italiano per una

L'ANALISI - Questa lite è stata cercata e voluta dall'Italia con argomenti pretestuosi e menando spintoni con palesi strumentazioni politiche. Sia chiaro: noi non siamo anime belle e neppure innocenti. Siamo andati anche noi a pisciare per provocazione nel giardino dei nostri vicini. Ma assumersi questa responsabilità, non significa prendersi anche le colpe della controparte quando non si è fatto nulla di sbagliato. Assolutamente nulla

di Andrea Leoni

Cerchiamo di non fare i funamboli, con i soliti esercizi di equilibrismo ipocriti, buonisti e paraculi. Chiariamo bene il concetto: sulla chiusura notturna per un periodo di prova (notturna e di prova!) di tre (tre, santissimo il cielo, tre!) piccoli valichi in Ticino, la Svizzera ha ragione e l'Italia ha torto. Punto e basta.
 
In questo caso non si può proprio derogare all'evidenza della ragione e a un briciolo di buon senso, facendosi trascinare nella solita e banale rissa politica tra confinanti, dove alla fine sono tutti colpevoli e tutti innocenti. E su ognuno il peso uguale di un fardello di autocritica e sensi di colpa per ciò che è accaduto in passato. 
 
No: questa lite è stata cercata e voluta dall'Italia con argomenti pretestuosi e menando spintoni con palesi strumentazioni politiche. Sia chiaro: noi non siamo anime belle e neppure innocenti. Siamo andati anche noi a pisciare per provocazione nel giardino dei nostri vicini. Ma assumersi questa responsabilità, non significa prendersi anche le colpe della controparte quando non si è fatto nulla di sbagliato. Assolutamente nulla. E chi si presta a questo gioco, confondendo il clima con i fatti, offre il fianco alla bagarre italiana.
 
La Svizzera ha adottato un provvedimento ultra moderato, quasi ecumenico, rispetto a quanto avviene più spesso che no all'interno della stessa Unione Europea in materia di controllo dei confini. Lo ha fatto per ragioni di sicurezza, di organizzazione nel controllo del territorio, senza nuocere a nessuno cittadino (italiano o svizzero, chissenefrega). E anche senza essere giuristi si capisce che non è stato maltattato alcun accordo internazionale. A parte quelle tre, tutte le altre dogane sono regolarmente aperte al transito, in ossequio ai sacri trattati: Schengen e Libera circolazione.  
 
Non solo. La Svizzera, attraverso i suoi vari livelli istituzionali, ha informato l'Italia per filo e per segno: lo ha fatto la Confederazione un anno fa (un anno fa!) con Roma, lo ha fatto il Cantone con i territori confinanti interessati. Mancava giusto la Città del Vaticano e poi lo avevamo detto proprio a tutti oltre frontiera quel che volevamo fare!
 
Questa trasparenza è stata ricambiata con una serie di atti politici ostili completamente fuori di testa. Passi la protesta dei sindaci di confine, che il loro verso loro devono fare. Passino le interrogazioni di deputati che devono dimostrare la loro esistenza. Ma è inaccettabile che il Governo italiano convochi "d'urgenza" - citiamo dalla nota della Farnesina, il Ministero degli esteri italiano - il nostro ambasciatore per chiedere spiegazioni per la chiusura di tre micro valichi in Ticino. Ma stiamo scherzando o cosa?! 
 
Un ambasciatore si convoca "d'urgenza" per questioni rilevanti, gravi, non per fatti di cui si è già stati informati. Per quello, servisse un promemoria, è sufficiente una telefonata fra funzionari.  
 
Ma scorrendo il comunicato della Farnesina appare chiaro quanto sia pretestuosa ed esagerata l'azione italiana sui valichi e quale sia il vero scopo della convocazione: "Con l’occasione (dell'incontro con il nostro ambasciatore, ndr.), da parte italiana è stata nuovamente ribadita la richiesta di pervenire nel più breve tempo possibile al superamento delle procedure di controllo del casellario giudiziario, che si applicano nei confronti dei soli lavoratori transfrontalieri italiani. Come  riconosciuto da parte svizzera, esse rappresentano una violazione dell’accordo sulla libera circolazione. L’ambasciatore ha assicurato che da parte elvetica si sta operando per porre un termine a tali procedure, introducendo se del caso misure euro-compatibili". Non serve aggiungere altro se non che siamo a un passo dall'intimidazione diplomatica. 
 
Infine, immancabile, ecco l'intervento di Lara Comi. L'Eurodeputata - finita di recente sotto i riflettori della cronaca politica per una vicenda non particolarmente onorevole - ha scritto una lettera al ministro degli esteri dell'UE, Federica Mogherini, chiedendo urgenti sanzioni da parte di Bruxelles contro la Svizzera. 
 
Caso mai la signora Mogherini dovesse trovare il tempo - tra la crisi siriana, le mosse anti-europeiste di Trump, le tensioni con la Russia e altri trascurabili dossier in rapporto alla chiusura notturna di tre piccole dogane in Ticino... - di scriverci una letterina di protesta come chiede Lara Comi, crediamo che la Confederazione non mancherà di inviargli una dettagliata casistica di come si sono regolati alcuni Paesi membri dell'Unione: dal muro di Orban, ai blocchi francesi di Ventimiglia, fino alle recinzioni degli austriaci al Brennero.

Ecco: poi ne riparliamo.  
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