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27.04.2017 - 13:490
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Il Governo, il balzello sul sacco e i "tassasacchisti", l'identità della Lega, Zali, Foletti e la "deriva fiscale". Boris Bignasca a tutto campo: "Non ho mai visto una nuova tassa creare posti di lavoro nell’economia reale"

Intervista al promotore del referendum contro la tassa sul sacco, sui cui saremo chiamati a votare il prossimo il prossimo 21 maggio: "Il capo del Dipartimento del Territorio e il direttore del dicastero finanze di Lugano, pensano che solo tartassando i cittadini con le tasse questi possano diventare virtuosi? Noi non lo pensiamo. Devo fare autocritica sulla tassa di collegamento? Direi di sì...."


Boris Bignasca, ieri il Governo, difendendo la tassa sul sacco contro cui avete lanciato il referendum, ha portato tra gli argomenti per sostenerla anche la creazione di una trentina di nuovi posti di lavoro nelle aziende che si occupano di riciclaggio. Come risponde?

“Non ho mai visto una nuova tassa creare posti di lavoro nell’economia reale. Permettetemi sommessamente di diffidare”.

 

Il vostro ministro Claudio Zali ha altresì affermato che l’approvazione di una tassa sul sacco cantonale, consentirà a Lugano di abbassare il moltiplicatore di 2 o 3 punti. Un altro tema su cui lei è sensibile e per il quale si è battuto nel recente passato.

“I “tassasacchisti” dovrebbero mettersi d’accordo. Da una parte il Governo, per bocca del Direttore del Dipartimento del Territorio, dice che Lugano potrà abbassare il moltiplicatore. Dall’altra, il capo dicastero delle finanze luganesi, dice che non lo farà. Entrambi fanno parte del comitato pro tassa…. La verità è che nella legge cantonale, così come impostata, non c’è alcun obbligo esplicito di abbassare il moltiplicatore. Il capo del Dipartimento del Territorio e il direttore del dicastero finanze di Lugano, pensano che solo tartassando i cittadini con le tasse questi possano diventare virtuosi? Noi non lo pensiamo e siamo invece convinti che i ticinesi siano già virtuosi e che semmai bisognerà continuare a sensibilizzarli attraverso la leva della responsabilità personale, e non con quella fiscale”.

 

Lei che se ne intende: trova che il Governo stia cercando di vincere la battaglia attraverso argomenti populisti? Che provi a giocare la partita nel vostro campo?

“Più che populista mi sembra che il Governo faccia una battaglia di establishment. Il Parlamento ha sostenuto con una buona maggioranza questo nuovo balzello. Tutti i partiti lo appoggiano acriticamente. Mentre al popolo piace poco se consideriamo che, quasi sempre, quando si è votato nei comuni i cittadini hanno respinto proposte analoghe”.

 

In tutto questo emerge una Lega con una doppia personalità, come minimo…

“Personalmente sostengo i leghisti con ruoli di responsabilità negli esecutivi quasi al 100%. Li sostengo in toto insomma tranne quando si tratta di introdurre nuove tasse a carico del cittadino. In queste circostanze sento il dovere di rappresentare prima i contribuenti, oltre che il programma della Lega presentato nelle ultime legislature. Non ricordo proprio che la tassa cantonale sul sacco facesse parte del nostro programma….”.

 

Diciamoci la verità: questa battaglia sulla tassa sul sacco è per voi una sorta di cavallo di Troia, per modificare la rotta del Governo e di una parte della Lega, sui temi fiscali.

“Negli ultimi 12 mesi sono state introdotte molte nuove tasse. Prima c'è stata la tassa di collegamento, approvata dal popolo di misura e ora sottoposta a ricorso. Poi c’è stato l’aumento delle stime immobiliari, un aggravio per i cittadini tra imposte cantonali e comunali di circa 60 milioni. E infine c’è stato l’aumento dell'imposta di circolazione, che oggi è oggetto di una riforma che punta a semplificare il sistema di calcolo e a riparare questo aggravio. Almeno speriamo. Ciò premesso mi sembra che questa deriva “confiscatoria” sia davvero eccessiva. Per pareggiare il bilancio non si può sempre batter cassa, bisogna agire di più sulle spese. Per me dire “no” alla tassa sul sacco, oltre alla questione specifica, significa dire “no” all’aumento delle tasse in generale. Dire “sì” invece significa autorizzare il Governo a proseguire su questa strada. Ritengo sia necessario porre un argine a questa deriva. E questa è l’occasione giusta”.

 

Ritiene che la Lega abbia smarrito quella componente liberale che, ad esempio, la portava a lanciare iniziative a favore degli sgravi fiscali?

“L’analisi politica è complessa. La Lega porta avanti dei valori conservatori, soprattutto sui temi dell’Europa e degli stranieri. Rappresenta dei valori sociali e questa tassa è anti sociale: un miliardario paga meno di una famiglia numerosa del ceto medio. E rappresenta anche dei valori liberali, che ci portavano a lanciare le iniziative fiscali che lei citava. Può essere vero che la parte di lotta alle troppe tasse l’abbiamo un po’ dimentica”.

 

Lei citava poco fa la tassa di collegamento approvata dal popolo, di stretta misura. Ma se è stata approvata è anche grazie al forte e compatto impegno della Lega, lei compreso. Sente di dover fare autocritica?

“Direi di sì. Nell’affrontare quella partita abbiamo soppesato i vari interessi in gioco. Da una parte c’era la lotta al traffico, in particolare in regioni come il Mendrisiotto o il Malcantone, oltre alla possibilità di chiamare alla cassa per circa 6 milioni i frontalieri. Dall’altra parte invece c’era la posizione storica della Lega contro le tasse. Ponderando tutti questi elementi - e personalmente ha pesato nella mia decisione anche la necessità di sostenere il nostro ministro - abbiamo deciso di appoggiare la tassa di collegamento. Ma questo sostegno non era certo da intendere come una delega in bianco per continuare a mettere tasse e imposte. È il pericolo che si corre sempre quando si concedono le eccezioni”.

 

Infine, tornando nello specifico della tassa sul sacco. I cittadini dei comuni che già ce l’hanno, in generale, non se ne lamentano, anzi. Perché ritiene di non dover dar fiducia a queste esperienza positive?

“Oggi c’è uno status quoto che permette ai comuni di decidere l’ammontare della tassa base e della tassa sul sacco, ragionando su criteri specifici. Faccio un esempio: nel Locarnese alcuni comuni hanno una tassa base alta, e un tassa sul sacco più a buon mercato, perché attraverso questo meccanismo riescono a far contribuire i proprietari delle case secondarie. La proposta cantonale è invece una tassa centralista che va a ledere l’autonomia comunale: ogni comune deve poter scegliere la giusta via per raggiungere il miglior grado di soddisfazione per i suoi cittadini. E non invento niente: questo principio non è altro che quanto sosteneva il rapporto del collega PPD Maurizio Agustoni".

AELLE

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