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14.06.2017 - 11:280
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Nadia Ghisolfi cannoneggia contro la Posta: "Lo «sviluppo» in questo progetto lo vedono solo loro...E che la smettano di trattare i lavoratori come numeri: sono persone"

La deputata e Responsabile Regione Sud del sindacato Transfair: "Invitiamo la popolazione a sostenere la petizione popolare lanciata recentemente contro la chiusura degli uffici postali, affinché la politica federale si chini sulla Legge postale ed introduca dei limiti a questa strategia di smantellamento assurda"

di Nadia Ghisolfi*

 

La Posta usa la parola «sviluppo» ma quello che noi continuiamo a vedere è uno smantellamento. Oggi la Posta ha annunciato le cifre per il Ticino: 48 sono gli uffici da verificare (traduzione: che verranno molto probabilmente chiusi), mentre 61 quelli garantiti.

 

Eh beh, mica male no? Eh no, garantiti ma con già la data di scadenza: 2020. E dopo? E chi lo sa, la Posta non lo dice. Il nostro timore è che dopo si ricominci da capo. La Posta scrive che parte della strategia per la rete postale del futuro è un dialogo intenso con i rappresentanti della politica, dell’economia e della popolazione. Anche qui, traduciamo per chi legge: intenso dialogo = io (Posta) parlo, voi ascoltate, vi esprimete, ed alla fine faccio comunque quello che voglio perché la Legge me lo permette.

 

Nel comunicato si legge che verranno creati fino a 17 nuovi punti di accesso, tra cui gli sportelli automatici My Post 24. Sportelli automatici quindi senza personale. Magari i nostri giovani potranno entrare in uno di questi sportelli a fare l’apprendistato? Mi sa di no. E le Filiali in partenariato non sono la soluzione alternativa: le condizioni di lavoro e salariali non sono garantite o equiparate a quelle del personale postale ed il personale non è tutelato. A parole nel comunicato la Posta dice di tenere in considerazione le particolarità regionali, ma poi i fatti dimostrano altro.

 

Per il Sindacato transfair è indispensabile mantenere un’offerta capillare sul territorio di uffici postali con relativi posti di lavoro. Infine, cosa altrettanto importante, la Posta si deve impegnare veramente a rispettare la sua responsabilità sociale con le persone toccate da questo smantellamento: non sono dei numeri, sono delle persone. Hanno delle necessità, delle esperienze, dei vissuti. Molti hanno lavorato in posta per 30 e più anni. Bisogna smetterla di trattarli come numeri ed iniziare a considerarle come persone.

 

Per tutte queste ragioni, transfair invita la popolazione a sostenere la petizione popolare lanciata recentemente contro la chiusura degli uffici postali, affinché la politica federale si chini sulla Legge postale ed introduca dei limiti a questa strategia di smantellamento assurda.

 

*Responsabile Regione Sud Transfair

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