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Cronaca
19.06.2017 - 13:350
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

"Odio l'Islam". Il giornalista Filippo Facci sospeso per due mesi dalla professione e dallo stipendio per un'opinione anti islamica. E il dibattito si infiamma

In una durissima invettiva, il giornalista sostanzialmente rivendicava il diritto all’odio in una società democratica. Enrico Mentana contro la decisione dell'Ordine: "Io con gente che sanziona le opinioni non voglio avere nulla a che fare". Ecco il testo integrale all'origine della sanzione

MILANO - Sta facendo molto discutere in Italia la “sentenza” dell’Ordine dei giornalisti di Milano nei confronti di Filippo Facci. Il giornalista di Libero è stato sospeso per due mesi dalla professione e dallo stipendio.

 

Una decisione che ha suscitato un vespaio di polemiche, poiché Facci è stato sostanzialmente punito non per un articolo in cui era riportate notizie false o inventate, ma per un’opinione. Un’opinione intitolata “Perché odio l’Islam”. Un’invettiva durissima in cui, sostanzialmente, il giornalista rivendica il diritto all’odio in una società democratica.

 

Contro la decisione dell’Ordine dei giornalisti si sono schierati numerosi colleghi di Facci, di ogni sensibilità politica. Citiamo a titolo di esempio il post pubblicato su Facebook dal direttore del Tg de La7 Enrico Mentana: “Non voglio sapere cosa abbia scritto, la libertà vale per tutte le opinioni. E io con gente che sanziona le opinioni non voglio avere nulla a che fare. Ditemi quindi dove firmare per chiedere di abolire l'ordine dei giornalisti, ora che da inutile è diventato dannoso”.

 

Di seguito pubblichiamo per esteso il “pezzo” di Filippo Facci pubblicato su Libero all’origine della sanzione, in modo che ognuno possa farsi la propria opinione.
 

L'invettiva di Filippo Facci
 

"Odio l’Islam. Ne ho abbastanza di leggere articoli scritti da entomologi che osservano gli insetti umani agitarsi laggiù, dietro le lenti del microscopio: laddove brulica una vita che però gli entomologi non vivono, così come non la vivono tanti giornalisti e politici che la osservano e la giudicano dai loro laboratori separati, asettici, fuori dai quali annasperebbero e perirebbero come in un’acqua che non è la loro.

 

È dal 2001 che leggo analisi basate su altre analisi, sommate ad altre analisi fratto altre analisi, commenti su altri commenti, tanti ne ho scritti senza alzare il culo dalla sedia: con lo stesso rapporto che ha il critico cinematografico coi film dell’esistente, vite degli altri che si limita a guardare e a sezionare da non-attore, da non-protagonista, da non vivente.

 

Ma non ci sono più le parole, scrisse Giuliano Ferrara una quindicina d’anni fa: eppure, da allora, abbiamo fatto solo quelle, anzi, abbiamo anche preso a vendere emozioni anziché notizie. Eccone il risultato, ecco alfine le emozioni, le parole: che io odio l’Islam, tutti gli islam, gli islamici e la loro religione più schifosa addirittura di tutte le altre, odio il loro odio che è proibito odiare, le loro moschee squallide, la cultura aniconica e la puzza di piedi, i tappeti pulciosi e l’oro tarocco, il muezzin, i loro veli, i culi sul mio marciapiede, il loro cibo da schifo, i digiuni, il maiale, l’ipocrisia sull’alcol, le vergini, la loro permalosità sconosciuta alla nostra cultura, le teocrazie, il taglione, le loro povere donne, quel manualetto militare che è il Corano, anzi, quella merda di libro con le sue sireh e le sue sure, e le fatwe, queste parole orrende che ci hanno costretto a imparare.

 

Odio l’Islam perché l’odio è democratico esattamente come l’amare, odio dover precisare che l'anti-islamismo è legittimo mentre l’islamofobia no, perché è solo paura: e io non ne ho, di paura.

 

Io non odio il diverso: odio l’Islam, perché la mia (la nostra) storia è giudaica, cattolica, laica, greco-latina, rousseiana, quello che volete: ma la storia di un’opposizione lenta e progressiva e instancabile a tutto ciò che gli islamici dicono e fanno, gente che non voglio a casa mia, perché non ci voglio parlare, non ne voglio sapere: e un calcio ben assestato contro quel culo che occupa impunemente il mio marciapiede è il mio miglior editoriale.

 

Odio l’Islam, ma gli islamici non sono un mio problema: qui, in Italia, in Occidente, sono io a essere il loro".

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