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Analisi
21.06.2017 - 15:010

Caso Donnarumma: quanto caos per un portiere. Al Milan conviene che non rinnovi (se non per rivenderlo l'anno prossimo). I 50 milioni del suo contratto meglio investirli per un giocatore di movimento

La storia del calcio ci insegna che spesso le grandi squadre hanno vinto nonostante il portiere e non grazie al suo contributo. Si tratta di un ruolo marginale e per il quale non vale la pena scaldarsi e neppure investire più di tanto. Per avere successo è sufficiente averne uno buono tra i pali. Per i fuoriclasse meglio spendere dal centrocampo in su

di Andrea Leoni

Quanto caos per un portiere. Se facciamo astrazione dai legittimi tumulti sentimentali del popolo milanista, la polemica sul mancato rinnovo di Gianluigi Donnarumma trova poche spiegazioni da un punto di vista tecnico. Mentre dal profilo economico siamo di fronte a una situazione contraddittoria: da una parte c’è la volontà del calciatore e del suo agente di strappare un contratto che li soddisfi a pieno e la volontà del Milan di non dover svendere Gigio, dall’altra una proposta di rinnovo assolutamente sproporzionata messa sul tavolo dal club rossonero.

 

Se Donnarumma dovesse rinnovare e non andarsene più, al Milan i suoi servigi costerebbero 50 milioni di Euro in 5 anni (tasse incluse). Una cifra che il club di via Aldo Rossi farebbe bene ad investire diversamente, soprattutto in una fase in cui è necessario ricostruire una squadra da zero, cioè acquistando giocatori pressoché in ogni ruolo. E in tale situazione gli sforzi economici dovrebbero essere concentrati in quelle zone del campo che certamente sono più decisive del rettangolo tra pali e traversa.

 


La storia del calcio ci insegna che più di una volta le grandi squadre hanno vinto nonostante il portiere e non grazie al suo contributo. Si tratta di un ruolo marginale e per il quale non vale la pena scaldarsi e neppure spendere più di tanto. Per avere successo è sufficiente averne uno buono tra i pali. Avere un fuoriclasse in porta è solo un vezzo di chi non deve fare di conto. Per chi invece non gode di risorse illimitate è meglio che i denari li investa per stipendiare campioni di movimento.

 

L’ultimo esempio a suffragio di questa tesi ce lo ha fornito la finale di Champions League, dove il Real Madrid ha demolito al Juventus schierando in porta - come nella finale vinta l’anno prima contro l’Atletico Madrid - il costaricano Keylor Navas: un portiere normale. Il fatto che sul fronte opposto ci fosse il celebratissimo Gigi Buffon non ha spostato di un “h” i valori in campo. Come del resto nelle altre due finali di Coppa perse dal capitano bianconero (contro Ter Stegen e Dida, per dire...).

 

Se poi guardiamo le squadre che nel corso dei decenni hanno rivoluzionato il calcio lasciando un’impronta indelebile, l’evidenza di quanto il portiere sia un ruolo secondario diventa inconfutabile. Dal Brasile del ’70 (Felix), all’Olanda di Rinus Michels (Jongbloed, più bravo con i piedi che con le mani…), dal Milan di Sacchi (Galli) al Barcellona di Guardiola (Valdes), eccetera.

 

Non è un caso poi che il pallone d’oro sia stato assegnato solo una volta ad un portiere: Lev Jašin nel 1963. Più di mezzo secolo fa. Ora questo premio non va elevato a Vangelo, ma certo ci sarà un motivo che non sia un abbaglio collettivo se i giurati che si sono succedi dal 1956 ad oggi hanno premiato  un estremo difensore in quella occasione e poi più.

 

Perciò i tifosi milanisti dovrebbero essere più preoccupati da una permanenza di Donnarumma anziché da una sua cessione. I 50 milioni lordi in 5 anni che il Milan dovrebbe corrispondergli come stipendio, in caso di rifiuto del 18enne sarebbero infatti soldi risparmiati e che potrebbero di certo rivelarsi più utili e decisivi se ben investiti su un giocatore di movimento. Possibilmente nella zona di campo che nel calcio è la più decisiva: dal centrocampo in su.

 

A meno che il rinnovo del portiere non serva ad inserire un clausola per rivenderlo a cifre astronomiche a qualche club scialacquone l’anno prossimo o quello dopo. In questo caso sarebbe un affare.

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