Ti Press
ULTIME NOTIZIE News
Politica e Potere
11.08.2017 - 10:540
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

La coscienza di Lisa raccontata da...Lisa. Bosia Mirra: "Non è elastica, non si modifica a seconda della convenienza, anzi è piuttosto severa e m'interroga ogni giorno, se ciò che ho fatto e detto è coerente oppure no"

In un lungo post su Facebook la deputata PS in Gran Consiglio spiega il suo lato intimo e come questo influisce sui suoi comportamenti e sulle sue scelte: "Posso essere volgare nei miei post privati ma non mi vedrete mai attaccare una persona o una categoria in difficoltà. Mi vedrete attaccare i potenti o chi a sua volta attacca chi non può difendersi"

di Lisa Bosia Mirra*

 

Ogni persona nasce in un determinato luogo e viene educata con principi e valori che si radicano più o meno profondamente in noi tanto più si accordano con il nostro sentire.

 

Nella mia vita l'educazione famigliare si è sposata con una naturale inclinazione a "prestare cura". Non è una cosa che ho scelto, sono nata così, da piccola mi piacevano gli animali e me ne prendevo cura, poi ho iniziato a prendermi cura delle persone e poi ne ho fatto una professione. Certo non sempre con la stessa intensità e trasporto ma è sicuramente uno degli assi principali su cui ho sviluppato la mia personalità ed è anche una delle cose che mi da maggiore felicità.

 

Ora, nel corso della vita si sviluppano, in accordo ai principi introiettati da piccoli delle opinioni sulle cose, su ciò che è giusto o sbagliato. Non tutte le opinioni sono inamovibili, alcune si modificano con il tempo e con l'esperienza ma alcune sono fondamentali.

 

Ho, per esempio, profondo rispetto per chi lavora duramente, per i muratori, gli operai stradali, i carpentieri, chi va in miniera, per chi serve nei ristoranti o lava i piatti, per chi pulisce le strade, per gli infermieri, i medici, le venditrici della grande distribuzione. Per quelle professioni da cui dipende il nostro benessere e il funzionamento della società. Ho rispetto per chi contribuisce in una qualunque forma a costruire e far funzionare la società e tra loro ci sono gli artisti e molte altre categorie professionali che non ho nominato.

 

Queste persone, che rispetto per il loro lavoro e per il contributo che danno alla società possono però avere idee diametralmente opposte alle mie su ciò che è giusto o sbagliato. Possono essere persone xenofobe, non disposte a riconoscere ad altre persone, per origine, religione, orientamento sessuale o condizione di salute, i diritti che desiderano per sè stessi.

 

E dal mio punto di vista la discriminazione, in qualunque forma si esprima, è un danno per la società. Un danno gravissimo che indebolisce il tessuto sociale. Una società sana deve avere la capacità di includere e non di escludere. Deve valorizzare la diversità e non averne paura. Deve essere in grado di emancipare le persone favorendone i diritti di cittadinanza. Quindi si, mi arrabbio quando leggo commenti violenti ai danni di chi non ha la capacità di difendersi.

 

Posso essere volgare nei miei post privati ma non mi vedrete mai attaccare una persona o una categoria in difficoltà. Mi vedrete attaccare i potenti o chi a sua volta attacca chi non può difendersi. È quello spirito naturale che in una partita di calcio ti fa parteggiare per la squadra più debole, per quella che ha meno soldi da spendere nella campagna acquisti. (E scusate il paragone banale e scusate se parlo di me, è che sono un po' stufa di essere fraintesa). Non ho ambizioni particolari, sono una persona comune, il fatto di sedere in Gran Consiglio non modifica i miei valori, le mie convinzioni. Mi indigno quando vedo esercitare il potere contro chi non può difendersi.

 

Mi sono arrabbiata moltissimo quando ho visto tagliare AFI e API nella sessione prenatalizia di due anni fa. Si andavano a colpire delle famiglie che avevano bisogno di quel sostegno economico. All'epoca non mi sono spiegata bene, sono stata fraintesa ma il mio lavoro di assistente sociale mi ha permesso di comprenere all'istante chi avrebbe pagato quei tagli e di soffrire per quello che avrebbe significato per quelle famiglie.

 

I migranti

 

Si, mi occupo di migrazione in maniera prioritaria e lo faccio per almeno due ragioni. Perchè i profughi sono oggi quel proletariato povero, con i tanti figli da sfamare, con pochi diritti e quasi nessuna coscienza di classe che erano gli operai di un tempo. Sono la ragione stessa della sinistra e non possono essere quindi ignorati o marginalizzati dalla politica. Chi arriva oggi in cerca di una terra d'asilo è il cittadino di domani.

 

La storia è fatta di migrazione, sono emigrati gli italiani, gli svizzeri ed erano perlopiù migranti economici. Della nostra storia non ci vergogniamo, perchè vogliamo negare ad altri quello che è stato un diritto per noi? Secondariamente mi occupo di profughi perchè sono diventati, loro malgrado e spesso inconsapevolmente, merce di scambio elettorale. I richiedenti asilo, i rifugiati e gli ammessi provvisoriamente in Svizzera non sono che l'1.2% della popolazione. Possibile mai che rappresentino un tale problema sociale? Non credo proprio. Si parla troppo di migrazione e spesso se ne parla a sproposito. Intere campagne elettorali populiste infarcite di slogan razzisti e anti immigrati hanno reso un problema ciò che problema non è. Perchè? A chi giova?

 

In Italia quegli stessi che millantano un invasione (che non c'è, le domande di asilo sono in calo) sono gli stessi che non disdegnano di lucrarci sopra. È sufficiente dire che il presidente della cooperativa Misericordia, che gestisce l'hot-spot di Lampedusa è il cognato di Angelino Alfano? (L'espresso). È sufficiente dire che la stessa cooperativa gestiva Mineo, il più capiente centro di accoglienza per richiedenti asilo d'Italia? Centro finito nell'indagine Mafia Capitale e visitato da una delegazione svizzera, che trovandolo tutto sommato accettabile, ha ripreso a rimandare in Italia richiedenti asilo applicando l'accordo Dublino in deroga a una sentenza della CEDU che sanzionava il rinvio delle famiglie in Italia?

 

Fino a che punto si è spinto in processo di disumanizzazione del profugo se tanta gente non si vergogna di scrivere nero su bianco: "sparategli", "peccato ne siano morti solo 40", eccetera, eccetera. L'uomo è uomo, che sia bianco, nero o giallo, che sia nato in Congo o a Ponte Capriasca ha sentimenti, necessità, sogni. È banale e quasi mi vergogno nello scriverlo eppure questa banalità sembra sepolta da una campagna di odio senza precedenti.

 

Ho una coscienza e la mia coscienza mi dice che un uomo in difficoltà va aiutato, che non si deve approfittare della debolezza altrui, che abbiamo sempre una possibilità di scelta e che non fare, non dire, non denunciare l'ingiustizia significa esserne complici. La mia coscienza non è elastica, non si modifica a seconda della convenienza, anzi è piuttosto severa e m'interroga sempre, ogni santo giorno se ciò ho fatto e detto è coerente oppure no.

 

Oggi no, non lo è, non avrei dovuto parlare di me, avrei dovuto parlare di un amico, una persona cara grazie alla quale molti esseri umani hanno avuto salva la vita. Personalmente ne conosco due e vivono qui, in Ticino.

 

Uno è un bambino disabile, l'altro un uomo che nel terribile viaggio attraverso il deserto ha perso una gamba. Sono vivi e salvi per miracolo. Oggi la mia coscienza mi dice che nello scrivere di me faccio torto alla straordinaria umanità di quest'uomo. La legge, la decantata legge, è quella che a quel bambino ha portato via il padre ma ha però permesso all'uomo di ricongiungersi alla moglie e alla figlia.

 

La vita è complicata, è piena di bivi e di angustie alle quali non sempre siamo pronti a dare risposta, a trovare rimedio. La nostra umanità sta anche nell'ammettere le nostre debolezze, nel dire "non so, non ho la risposta, sono impotente". E voilà. Non parlerò più di me, mi scuso se sono andata lunga, sentivo il bisogno di condividere queste banali riflessioni sull'esistere e sulle scelte personali. sono andata lunga, sentivo il bisogno di condividere queste banali riflessioni sull'esistere e sulle scelte personali.

 

Un treno ad alta velocità piomba su un’auto che non si ferma al passaggio al livello. Le immagini riprese dall’altro lato mostrano che la collisione viene evitata solo per pochissimi centimetri . Nessuno degli occupanti è rimasto ferito. L’inquadratura mostra che i quattro a bordo scendono dalla vettura: nessuno è rimasto ferito. Al volante una donna di 48 anni che dovrà pagare una multa di 115 euro.

 

*deputata PS in Gran Consiglio

Resta connesso con Liberatv.ch: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
Tags
coscienza
asilo
persona
società
lisa
italia
migrazione
rispetto
bisogno
difficoltà
News e approfondimenti Ticino
© 2024 , All rights reserved