Il giudice Ermani striglia la polizia al processo per la morte di un operaio nel cantiere Alptransit: "In quell'occasione ha dato il peggio di sé". E bacchetta il procuratore Akbas che decretò un non luogo a procedere per quelli che oggi sono i tre imputa

LUGANO – Due bacchettate pesanti. Il giudice Mauro Ermani non ha avuto peli sulla lingua questa mattina durante l’istruttoria del processo per l'incidente mortale che il 22 settembre 2010 causò la morte di un operaio calabrese nel cantiere AlpTransit a Sigirino. La vittima, Pietro Mirabelli, di 54 anni, venne travolta da una lastra di roccia e morì all'ospedale. A processo sono stati rinviate tre persone, accusate di omicidio colposo, che all’epoca lavoravano nel cantiere: un ingegnere, un caposciolta e un macchinista.
Il giudice Ermani ha detto in aula che in quell'occasione "la polizia ha dato il peggio di sé. Ha dato per scontato che si trattasse di una tragica fatalità e non ha misurato il getto di calcestruzzo", che avrebbe potuto chiarire la dinamica dell’incidente. "Non è così che ci si comporta davanti alla morte di una persona”, ha aggiunto.

Strigliata anche al procuratore pubblico che si occupò inizialmente dell'inchiesta, Zaccaria Akbas, chiudendola con non luogo a procedere. Ermani ha definito il dossier “malfatto”. Dopo il ricorso dei famigliari della vittima contro l’abbandono, il caso è stato riaperto e portato in aula dal procuratore generale John Noseda.