ULTIME NOTIZIE News
Cronaca
19.08.2017 - 18:470
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Dopo Barcellona... Terrorismo e fondamentalismo islamico, l'inquietante rapporto dei servizi segreti tedeschi: il proselitismo degli imam, i radicalizzati, i 'foreign fighters', l'avanzata dei salafiti... Stefano Piazza: "Pessime notizie, anche per la Svi

Coloro che si rifanno alla dottrina estrema del salafismo che vuole riportare l’islam ai primordi sono in continuo aumento nel paese, una crescita esponenziale considerato che nel 2011 erano 3.850, nel 2015 8.350 e nel 2017 10.000

di Stefano Piazza *

“La Germania è al centro del terrorismo islamista. Attentati terroristici sono possibili, in qualsiasi momento e in futuro”. Questo è uno dei passaggi contenuti nell’ultimo rapporto dei servizi segreti tedeschi relativo al 2016, presentato a Berlino a ridosso del G20 di Amburgo del 7 e 8 luglio scorsi.

Secondo il BFV (Bundesamts für Verfassungsschutz – Ufficio Federale per la Protezione della Costituzione), diretto da Hans-Georg Maaßen, sono 930 le persone che hanno lasciato la Germania per andare a combattere in Siria e Iraq. Di queste, il 20% sono donne. I morti in combattimento sono stati 145, mentre 270 coloro che sarebbero riusciti a rientrare in patria.

Di questi, uno dei più noti è il rapper Deso Dogg, alias Dennis Cuspert, divenuto il combattente Abu Talha al-Almani, responsabile dei media dell’ISIS. Da tempo di lui si sono perse le tracce. Al di là delle smentite, Dennis Cuspert potrebbe essere davvero morto in uno scontro fratricida con un commando di qaedisti di Jabhat Al Nusra (oggi Jabhat Fatah Al Sham, confluiti nella nuova coalizione jihadista Hayat Tahrir al-Sham).

Oltre ai movimenti collegati al fondamentalismo islamista, il dossier del BFV analizza le attività dei gruppi di estrema sinistra e di estrema destra attivi in Germania, con questi ultimi dati particolarmente in crescita in corrispondenza con l’aumento degli arrivi di profughi, rifugiati e richiedenti asilo.

Gli elementi vicini a questi ambienti sono in totale 23.100 e, nel complesso, nel 2016 hanno compiuto circa 1.600 reati. A proposito del “G20” di Amburgo il conto dei danni è salatissimo, sono almeno 15 i milioni di euro da spendere per riparare alle consuete devastazioni opera dei “black block” e antagonisti di varia estrazione.

Stando ai numeri emersi dal dossier presentato dal BFV, in Germania gli elementi appartenenti o considerati vicini alle varie sigle della galassia islamista sono 24.400. Di questi, 10mila aderiscono a “Millî Görüş” (Punto di vista nazionale), movimento estremista turco fondato negli anni Settanta dall’ex premier turco Necmettin Erbakan che oggi in Europa conta più di 500mila membri attivi. In Germania può contare su 800mila iscritti e controlla 900 moschee. Vi sono poi i quasi 10.000 salafiti che godono di rapporti privilegiati e di importanti finanziamenti erogati da enti e singoli cittadini del Golfo Persico Arabia Saudita e Qatar in testa.

Coloro che si rifanno alla dottrina estrema del salafismo che vuole riportare l’islam ai primordi sono in continuo aumento nel paese, una crescita esponenziale considerato che nel 2011 erano 3.850, nel 2015 8.350 e nel 2017 10.000.  Da mesi si discute nel paese del ruolo del DITIB ( Ditib-Türkisch-Islamische Union der Anstalt für Religion) associazione islamica turca che riceve cospicui finanziamenti dallo stato tedesco nell’ambito di programmi per “l’integrazione”. Il gruppo è nella bufera per la vicenda degli “imam spioni” che inviavano dossier ai servizi segreti turchi nei mesi scorsi e anche per la mancata partecipazione alla marcia di Colonia del giugno scorso organizzata da un gruppo di musulmani moderati che volevano protestare contro il terrorismo.

La manifestazione pacifica purtroppo è stata un flop, invece che i 10.000 partecipanti attesi ne sono arrivati nemmeno 1.000. L’associazione islamica turca nel giustificare la propria assenza ha spiegato “che chiedere ai musulmani di protestare contro il terrorismo significa stigmatizzarli” e facendo notare “che non era giusto pretendere da loro di manifestare in pieno Ramadan”.

Anche questi episodi hanno contribuito a peggiorare le relazioni bilaterali tanto che il governo di Angela Merkel ha deciso di rompere con la Turchia dopo l'arresto dell'attivista tedesco Peter Steudner. Questa è stata la goccia che ha fatto esplodere le proteste tedesche tanto che il portavoce del governo Steffen Seibert ha dichiarato; “In modo chiaro e tondo questo arresto non viene ritenuto né comprensibile né accettabile". "Gli avvisi ai viaggiatori tedeschi in Turchia da parte del ministero degli Esteri verranno rafforzati e “gli alert” riguarderanno tutti i cittadini. Il rischio che corrono è quello di essere arrestati", “Inoltre non possiamo più consigliare gli investimenti alle imprese in Turchia visto che le imprese vengono grossolanamente accostate al terrorismo. Non so come possiamo continuare a garantire gli investimenti delle imprese in Turchia dal momento che per motivi politici ricevono minacce. Abbiamo avuto molta pazienza con i nostri amici e alleati, anche se non è sempre stato facile. Siamo stati sempre delusi, e c'è stata sempre una nuova escalation. Ora dobbiamo avere un nuovo orientamento nella politica sulla Turchia e chiarire che questa politica non è senza conseguenze".

Oltre ai cinque attentati realizzati in Germania nel 2016, altri sette sono stati sventati dai servizi segreti di Berlino. Due di questi erano di grandi proporzioni: uno nella capitale, l’altro pare a Dortmund. Nel loro rapporto, gli analisti del BFV pongono l’accento sull’incessante proselitismo portato avanti in Germania dai movimenti salafiti attraverso i sermoni di “predicatori itineranti” come i convertiti Pierre Vogel, Marcel Krass, Bilal Gümüs senza contare gli imam itineranti provenienti dal Golfo Persico e dai Balcani ( Albania, Kosovo e Macedonia), oppure l’attivismo di gruppi come “We Love Muhammad”, costola del gruppo “Die Ware Religion”, oggi fuori legge con il suo capo Ibrahim Abou Nagie condannato recentemente in via definitiva in appello per truffa alla stato sociale.
È stato provato che Nagie per anni ha incassato migliaia di euro dalla disoccupazione mentre girava l’Europa per predicare l’islam salafita con il progetto “LIES!”. Il reclutamento di nuovi adepti in Germania è mirato soprattutto nei confronti dei giovani definiti nel rapporto del BFV come «particolarmente suscettibili alla propaganda jihadista, in particolare alla sua diffusione attraverso i social media».
I video e i testi che vengono fatti circolare in rete sono confezionati in modo da «far sviluppare (in loro, ndr) una prontezza a obbedire, e di conseguenza a rispondere all’ordine di uccidere i non credenti».

Le frenetiche attività di proselitismo degli islamisti tedeschi sono rivolte anche alle migliaia di profughi giunti in questi ultimi anni in Germania. Massima attenzione viene posta sui centri di prima accoglienza, sul rientro dei “foreign fighter” e sulla possibilità che percorrano le rotte classiche della migrazione (specie quella balcanica) per ritornare in patria.

La politica tedesca impegnata nelle prossime elezioni guarda altrove mentre a Berlino solo per fare un esempio, nel quartiere di Neukölln, di giorno nelle moschee controllate dai salafiti l’imam con passaporto danese Abu Bilal Ismail chiede di “uccidere gli ebrei e di lapidare le donne non velate perché immorali”.

Di notte sempre a Neukölln secondo le autorità di polizia locali, agiscono gruppi di islamisti ceceni già attivi in Austria che vogliono imporre le regole della “sharia” cosa che accade in altre città del vecchio continente. A proposito dei ceceni la loro comunità in Germania è cresciuta moltissimo negli ultimi anni e i dati ufficiali parlano di 60.000 persone immigrate regolarmente in Germania, 40.000 tra il 2104 e il 2017.

Ci sono poi coloro che sono arrivati illegalmente nel paese attraverso il poroso confine polacco e quelli che hanno passaporto russo. Tutti numeri che preoccupano le autorità tedesche viste le storiche difficoltà di integrazione e l’ermetica chiusura di questa comunità sospesa tra tradizione secolare, nazionalismo e l’islam rigorista.

Tutti fatti che impediscono ai servizi segreti di avere informazioni, e sono tutte pessime notizie. Non solo per la Germania ma anche per i paesi confinanti ad esempio la Svizzera.

* presidente Centro Studi Space


Resta connesso con Liberatv.ch: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
Tags
servizi segreti
germania
terrorismo
servizi
salafiti
islam
bfv
turchia
rapporto
imam
News e approfondimenti Ticino
© 2024 , All rights reserved