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Analisi
11.09.2017 - 11:550

Fossero stati due negri e non due carabinieri il tribunale dei social li avrebbe già ghigliottinati. Riassunto e riflessioni sul caso dello stupro di Firenze

L'ANALISI - Dopo le prime notizie sul caso gli odiatori e i complottisti in servizio permanente, si sono subito messi all’opera. Tra complotti e diffamazioni. E questa non è altro che una forma evidente di razzismo, anche verso le donne. Intanto spunta un video che avrebbe filmato la violenza

di Andrea leoni

Fortuna che sono americane e che il loro Governo può permettersi, come ha fatto, di fare la voce grossa e di pretendere chiarezza dal Paese, l’Italia, dove è avvenuto il fattaccio. Fossero state due ragazze africane, probabilmente, non sarebbe neppure partita la denuncia. E i due carabinieri l’avrebbero fatta franca senza neppure un’inchiestina.

 

Il caso del presunto stupro di Firenze, è significativo nella narrazione dell’incultura bestiale che domina i bassi fondi del dibattito pubblico, cioè dei social. Anche alle nostre latitudini. Ne abbiamo avuto la riprova - perché lo sapevamo già - nei commenti che sono apparsi a commento dei nostri articoli sulla vicenda.

 

Dopo il primo “pezzo” in cui veniva riportato la testimonianza delle due ragazze, 19 e 21 anni, con i dettagli della violenza che affermano di aver subito dai militari, gli odiatori e i complottisti in servizio permanente, si sono subito messi all’opera. Siccome, come capita a moltissimi ragazzi della loro età, all’uscita da una serata in discoteca pare fossero ubriache e, o mio dio, avevano forse fumato una canna, erano automaticamente poco credibili e forse addirittura meritevoli di subire una violenza. Poi, puntuali come i treni di quando c’era il fascismo, non potevano mancare i somari pronti a teorizzare che la vicenda fiorentina fosse un complotto ordito da stampa e Governo per distrarre l’opinione pubblica da un altro fatto di cronaca allucinante: lo stupro di Rimini. Infine, la vecchia e buona diffamazione: siccome molte cittadine americane hanno un’assicurazione anti stupro, le due studentesse hanno voluto semplicemente farla fruttare. A parte il fatto che nessuna delle due ragazze aveva una polizza personale specifica - che negli Stati Uniti viene stipulata per far fronte alle carissime spese a cui le donne violentate devono far fronte se ospedalizzate, migliaia di dollari - affermare questa tesi sarebbe come sospettare preventivamente di piromania qualunque persona a cui scoppi un incendio in casa. Cioè il ribaltamento della realtà: dimostrare di non essere truffatori anziché essere assistiti come vittime. Fino a prova del contrario.

 

Passano i giorni da quella notte di giovedì scorso e cominciano le prime ammissioni. Uno dei due carabinieri, un 40 enne sposato con figli, ammette il rapporto sessuale ma nega la violenza: la ragazza, dice, era consenziente e mi ha invitato lei a salire in casa (il rapporto sarà consumato sul pianerottolo). L’altro carabiniere, accusato di aver abusato dell’altra studentessa in ascensore, tace ancora. Ma, queste parole e questi silenzi, sono abbastanza perché il generale dell’Arma Tullio Del Sette sospenda su due piedi i suoi uomini e pronunci parole durissime nei loro confronti: “Ciò che hanno fatto è indegno, immorale, imperdonabile”. Secondo le istituzioni italiane nessun rapporto può essere consenziente in quel contesto. Già perché i due militari erano in servizio quando hanno raccattato le due studentesse fuori dalla discoteca, e sulla “gazzella” le hanno accompagnate a casa. Per poi, dopo l’amplesso, riallacciarsi la pata della divisa e proseguire nella notte il loro lavoro, come se nulla fosse successo.

 

Il carabiniere che ha ammesso il rapporto precisa, dopo essersi spontaneamente presentato in Procura, che a lui la studentessa non appariva affatto ubriaca. Il che è piuttosto dirimente per l’accusa di abuso sessuale: la giovane era in grado di intendere e di volere o era in preda ai fumi dell’alcol? Presto la scientifica darà queste e altre risposte. Non solo: il militare dice che con la studentessa si era lasciata bene, tanto da essersi scambiati i numeri di telefono. 

 

Nel frattempo, però, la stampa italiana fornisce proprio in queste ore un nuovo dettaglio che potrebbe inchiodare i carabinieri. La studentesse 21enne avrebbe girato un video di pochi minuti negli istanti della presunta violenza. Nelle immagini si vedrebbe la divisa, la fondina della pistola e l’ingresso del palazzo. E la ragazza urlerebbe: “Bastardi! Bastardi!”. Il video è al vaglio della procura.

 

Se l’Arma dei carabinieri ha già emesso la sua condanna, l’autorità giudiziaria dovrà invece chiarire per bene i fatti ed accertare le responsabilità individuali. Anche per i due carabinieri vale il principio della presunzione di innocenza, come dovrebbe valere per tutti, sempre. Solo una volta chiuso l'iter giudiziario, ssi potranno trarre le conseguenze penali e morali di quella che resta, vada come vada, una bruttissima storia.

 

Ciò che invece si può già affermare è che se fossero stati due negri ad essere sospettati, la forca social avrebbe già sentenziato e ghigliottinato, facendo sante subito le due studentesse americane, anziché trattarle come delle poco di buono. E questa non è altro che una forma evidente di razzismo, anche verso le donne. Ma non è soltanto questo. È anche l’ennesima trascrizione della più antica delle leggi: “Forte con i deboli e deboli con i forti (animali compresi)”. Una regola che addomestica i più quando a compiere le malefatte sono le istituzioni e i loro funzionari più in vista. I nostri, insomma.

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