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Politica e Potere
13.11.2017 - 08:580
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Argo 1, Fiorenzo Dadò si scatena: "Le dimissioni di Beltra non sono all'ordine del giorno. Ricandidarlo? Vedremo. Su di noi mobbing mediatico. Alcuni giornalisti e politici trattano le persone come spazzatura. Io non mollo!"

Bombastica intervista al Corriere del Ticino da parte del presidente del PPD: "È indegno vedere come viene usata e trattata ingiustamente la mia compagna per attaccare me e il mio partito, nonostante sia completamente estranea alla questione Argo 1, come del resto confermato dal procuratore generale John Noseda"

BELLINZONA - Non molla. Anzi, rilancia. È un Fiorenzo Dadò vecchio stile quello che torna a parlare di Argo 1 dalle colonne del Corriere del Ticino.

 

In una lunga e appassionata intervista concessa al quotidiano di Muzzano, il presidente del PPD torna sulla cena di Bormio, parla dei suoi rapporti con il ministro Beltraminelli e del futuro politico suo e del partito.

 

Lo spunto della chiacchierata con il Corriere è una fotografia, pubblicata ieri dal Caffè, è ritratto in una tavolata di persone insieme alla compagna funzionaria del DSS e al capodivisione Renato Bernasconi: “Il Concorso ippico internazionale di Ascona - spiega Dadò - è un evento importante come il Festival del film di Locarno, ai quali sono invitate molte persone e autorità. Bernasconi è uno dei diversi organizzatori. Ma adesso, non si può più neppure partecipare agli eventi pubblici? Siamo oramai ai livelli di Novella 2000 e al giornalismo-letamaio importato dalla vicina Penisola, dove una qualsiasi circostanza viene usata per gettare sospetti e fango sulle persone. Capisco che a causa delle enormi difficoltà economiche dei giornali ci si debba attaccare a tutto per cercare di farsi leggere, ma spiace osservare come anche il nuovo vice direttore del Caffè Stefano Pianca si lasci sedurre da questo giornalismo da lavanderia che sguazza nel sudiciume da denuncia penale”.

 

A Dadò viene chiesto come mai non abbia informato Beltraminelli sulla cena di Bormio e sull’incontro che avvenne negli uffici del DSS, per discutere del caso, con la compagna e Bernasconi: “Riferire di cosa? Di calunnie, illazioni e di una cena offerta tre anni fa? Non l’ho fatto, perché questa cosa non ha oggettivamente nessun legame con il resto.La questione Argo 1 è grave perché c’è un mandato di 3,4 milioni di franchi dato senza la giusta autorizzazione. Inoltre ci sono centinaia di fatture pagate senza autorizzazione e ci sono anche le versioni discordanti e mai chiarite tra i due alti funzionari responsabili; il capo ufficio Renato Scheurer e l’ex capo divisione Claudio Blotti. I lettori concorderanno che forse è il caso di tornare a guardare la sostanza”.

 

Dadò è convinto che “dal lato politico è chiaro che non è facile ma ne usciremo, perché abbiamo gente motivata e coraggiosa”. Sul piano personale invece, afferma, “è indegno vedere come viene usata e trattata ingiustamente la mia compagna per attaccare me e il mio partito, nonostante sia completamente estranea alla questione Argo 1, come del resto confermato dal procuratore generale John Noseda. Fa specie osservare come alcuni giornalisti e politici facciano la morale a destra e a manca, ma poi trattano le persone come spazzatura per i loro sporchi giochi, incuranti dei gravissimi danni che stanno causando alla salute e all’immagine delle persone, provocando molta sofferenza anche ai loro famigliari”.

 

Il presidente del PPD sottolinea come non gli sia mai venuto in mente di mollare, “non è nel mio carattere arrendermi davanti alle difficoltà”. E smentisce manovre segrete all’interno del PPD per far dare le dimissioni a Beltraminelli: “Il mobbing mediatico su noi e Beltraminelli è forte ma le sue dimissioni non sono un tema. Semmai dovessero esserci nuovi sviluppi, decideranno lui e la base del PPD, non certo il Partito socialista, il quale farebbe meglio ad occuparsi delle sue beghe interne e dei problemi della signora Lisa Bosia”.

 

Sul punto delle ipotetiche dimissioni di Beltraminelli, Dadò ai microfoni del CdT smorza decisamente anche la voce che a sostituire eventualmente il ministro possa essere un magistrato: “Decidesse di lasciare prima della scadenza del mandato, ci sono quattro subentranti appena dietro di lui votati democraticamente dal popolo”

 

Con i il suo” ministro, Dadò dice di avere “un rapporto normale”. E infine sulla ricandidatura di Beltraminelli, taglia corto: “Non ne abbiamo discusso, lo faremo nei prossimi mesi”.

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