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Elezioni federali 2019
20.08.2019 - 18:300
Aggiornamento: 03.09.2019 - 11:35

Congiunzione PLR-PPD, Rocco Cattaneo replica a Giorgio Grandini: "Basta con le rivalità antistoriche"

Il consigliere nazionale: “Rimanendo immobili e ancorati al proprio passato si pensa di non rischiare nulla. Invece si rischia. Si rischia di non avere futuro”

LUGANO - Il consigliere nazionale del PLR Rocco Cattaneo replica all’ex presidente della sezione luganese del suo partito Giorgio Grandini. Quest’ultimo, sul Corriere del Ticino, aveva espresso perplessità sulla congiunzione delle liste PLR e PPD per le federali di Ottobre.

 

“Per sgombrare il campo da equivoci e bufale – scrive oggi Cattaneo sempre sul Corriere - è bene precisare ancora una volta che la congiunzione delle liste PLR e PPD per il Consiglio Nazionale non è assolutamente una ‘fusione’ tra i due partiti. Il PLR avrà la sua lista e i suoi candidati e il PPD altrettanto.

Ed è anche bene ribadire che questa alleanza tecnica (o tattica) tra i due partiti di centro non significa una rinuncia alle rispettive identità e ai rispettivi valori. Significa però seppellire una volta per tutte rivalità storiche (direi, in questo caso sì, “antistoriche”) che non hanno più alcuna ragion d’essere in un mondo che in questi anni è profondamente cambiato e continua a cambiare. Rimanere ancorati al passato significa perdere il treno del futuro”.

 

Secondo Cattaneo, che già quattro anni fa lanciò l’idea della congiunzione insieme all’allora coordinatore del PPD Filippo Lombardi, “questo accordo non comprometterà l’autonomia politica dei due partiti, né a livello cantonale né a livello comunale. Ma, lo spero (e parlo sia ai liberali radicali sia ai popolari democratici), contribuirà a migliorare i rapporti tra i due partiti con l’obiettivo di far crescere, in prospettiva, un’area di centro forte e compatta. Un’area che si riconosca in valori comuni pur nel rispetto dell’indipendenza e della libertà di azione che PLR e PPD dovranno mantenere”.

 

È vero che il PPD ha nelle sue corde, storicamente, il “referente cattolico”. Ma non è più da molti anni il ‘partito della Chiesa’, aggiunge il consigliere nazionale: “Ridurre l’azione politica di un partito come il nostro - in una società complessa, e volenti o nolenti confrontata con le sfide globali, che chiede risposte pragmatiche e soprattutto delle maggioranze per poterle attuare -, alla difesa di un non meglio precisato laicismo è uno sterile esercizio ideologico”.

 

Secondo Cattaneo, “rimanendo immobili e ancorati al proprio passato si pensa di non rischiare nulla. Invece si rischia. Si rischia di non avere futuro”.

 

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