BELLINZONA - "È una notizia che era nell'aria, alla fine nessuno aveva speranze, perché la sensazione è che siano state raccontate un sacco di balle!". Parole chiare, come sempre, quelle Gabriele Gendotti.
L'ex ministro dello sport commenta con delusione il fallimento dell'Associazione calcio Bellinzona decretata questa mattina dal pretore Marco Ambrosini: "È un classico esempio di una cattiva gestione in uno sport sempre più esigente, dove o si hanno delle disponibilità finanziarie importanti o è difficile anche solo stare a galla", dichiara a libveratv.ch.
Gendotti ripropone dunque un suo vecchio cavallo di battaglia: "Già dieci anni fa avevo detto che il Ticino non poteva permettersi quattro squadre in serie B con una media 500 persone a partita. L'unica soluzione è mettere assieme le forze e seppellire certe rivalità che non hanno più senso. A questo punto l'unica soluzione è il Football club Ticino. Un progetto certo difficile da cominciare ma che, dopo qualche risultato positivo, alla fine entusiasmerebbe la gente. Nel Vallese ha funzionato: tutti i vallesani sono compatti dietro al Sion".
Ma cosa rappresenta per lo sport ticinese questo fallimento? "Significa che tutti adesso devono aprire gli occhi e capire che questi filibustieri che vengono dall'estero e promettono di mettere montagne di soldi, prima di tutto ne mettono pochi e poi non gli importa nulla del calcio ticinese. Vengono qui per fare i loro affari, non sempre pulitissimi. Abbiamo già visto con Lugano e Xamax, cosa è successo. D'altra parte perché uno straniero dovrebbe venire a investire i suoi soldi nel calcio sapendo che non ci ricaverà nulla? Evidentemente puntano ad altri tipi di affari. Giulini forse in questo rappresenta un'eccezione. Ma il debito del club lascia aperte molte domande…"
"Per Bellinzona - conclude Genbdotti - è un grosso colpo, perché dietro questo club c'è una storia lunga 109 anni che si intreccia con quella della Città. Una storia con un finale inglorioso".