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Bar Sport
20.05.2013 - 15:470
Aggiornamento: 13.07.2018 - 15:11

Canevascini: "È il terzo caso penale che tocca un club d'élite. Ecco il mio disegno per salvare lo sport"

Dopo il clamoroso caso che coinvolge l'ex presidente della SAV Luigi Barattolo parla l'avvocato esperto in diritto sportivo: "Ogni anno in Ticino spendiamo 45 milioni di franchi"

di Marco Bazzi

LOCARNO – “Provo un senso di amarezza nel vedere che per la terza volta nello sport ticinese d’élite si verifica il caso di un presidente di una società sportiva che per far quadrare i bilanci compie illeciti penali e sottrae fondi che aveva in gestione da propri clienti”. Brenno Canevascini, avvocato specialista in diritto sportivo, è senza parole. Un’altra brutta storia davvero per lo sport ticinese.

Quello di Luigi Barattolo, di professione fiduciario, ex presidente della SAV Vacallo (società fallita nei mesi scorsi), sotto inchiesta per aver sottratto 700'000 franchi a un cliente, è il terzo caso penale.

Negli anni scorsi vi furono altre due clamorose vicende, che coinvolsero Helios Jermini, presidente del Lugano calcio, e Giovanni Antonini, presidente della società di basket cittadina.

Lo sport ad alti livelli costa. Costa troppo. Basta guardare cosa sta succedendo al Bellinzona calcio. Per non dire dell’Hockey Club Ambrì Piotta, che ogni anno si trova confrontato con ingenti debiti.

“Due squadre in serie A nell’hockey, quattro ad alto livello nel calcio, tre nel basket, se consideriamo anche le formazioni femminili… Fatti due calcoli – dice Canevascini – tutto compreso sfioriamo i quarantacinque milioni di budget. È chiaro che a un certo punto in un cantone piccolo come il Ticino, con risorse economiche limitate, la pentola scoppia e non si riesce a finanziare tutto. La SAV è fallita, e nel calcio il Bellinzona è in gravi difficoltà, il Lugano ha annunciato una drastica riduzione del budget, Chiasso e Locarno vanno avanti con mezzi limitati… E nell’hockey l’Ambrì ha un deficit strutturale che si trascina da anni. Il Lugano sta meglio, ma solo perché ha una struttura finanziaria solida alle spalle”.

Un quadro preoccupante, secondo Canevascini. Che fare dunque?

“Bisogna unire le forze, rendersi conto di quali sono le potenzialità in Ticino. Certo, è un processo che non si può fare dalla sera alla mattina, ma bisogna iniziare a concentrare le risorse. Poi il calcio, che è lo sport più capillare, ha tutta una serie di società minori, che coltivano giustamente il loro orticello, ma che necessitano pure di fondi, e alla fine tutti vanno a grattare qua e là per racimolare risorse. Soprattutto nel calcio occorre assolutamente unire le forze”.

In che modo?

“Io vedrei due squadre, una nel Sopra e una nel Sottoceneri. Ma ci vuole qualcuno che si metta alla testa del progetto, ci creda e lo porti avanti. Anche se non si può pensare poi di sommare tutte le entrate degli sponsor garantendosi una doppia entrata matematica. Diciamo che si perderà il 50% delle entrate di uno dei due club, ma i costi si ridurranno molto di più e le squadre saranno più competitive”.

E nell’hockey?

“Nell’hockey è diverso, perché la rivalità Lugano e Ambrì è importante a molti livelli e va mantenuta. Sarebbe assurdo anche solo pensare a una fusione tra i due club. Ma l’unione delle forze deve avvenire ai livelli inferiori, penso a Chiasso, Bellinzona e Biasca, che giocano in prima e seconda divisione. Bisognerebbe arrivare possibilmente ad avere una squadra unica in grado di competere in B. O quantomeno concentrare le forze facendo capo ai due club principali, Ambrì e Lugano. In questo modo nei club minori potrebbero maturare i giovani che non sono ancora pronti per la prima squadra di A o si potrebbero far recuperare i giocatori d’élite dopo un infortunio o quando hanno un calo di forma, evitando di dirottarli temporaneamente in squadre di oltre Gottardo”.

Ma le società non dovrebbero cercare di contenere in modo più rigoroso i costi?

“Sicuramente è un esercizio da fare. Ma non certamente fissando tetti salariali, perché lo stipendio nasce dalla libera contrattazione tra le parti. Comunque non bisogna dimenticare che anche i settori giovanili costano: l’Ambrì spende ogni anno circa 1,3 milioni e se va bene porta un giocatore all’anno in prima squadra. Investire sui giovani è sacrosanto, fondamentale, ma rendiamoci conto che costa”.

Il caso Barattolo, un presidente che ruba soldi a un cliente per finanziare la propria squadra, non è un bell’esempio per i giovani che praticano sport.

“Certamente no, ma scinderei l’aspetto della gestione finanziaria (è assolutamente diseducativo quel che è successo) da quello della gestione dei club. È vero che magari un giovane che è cresciuto sportivamente nella SAV prova delusione, e forse disillusione. Ma il valore sociale e individuale dello sport rimane secondo me intatto”. 

 

 

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