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23.07.2014 - 07:070
Aggiornamento: 13.07.2018 - 15:11

Cereghetti fa a pezzi il Tour e il ciclismo dei "mutanti": le strane cadute di Froome e Contador.E la passeggiata di Nibali...

Il j'accuse del deputato PS contro il circo della bicicletta e i suoi protagonisti: "Fosse dipeso dall’UCI ancora oggi Armstrong sarebbe tranquillamente incluso nelle classifiche ciclistiche"

BELLINZONA - Una ricostruzione minuziosa di fatti e circostanze. Una serie di frustate polemiche. Un j'accuse a tutto tondo al mondo del ciclismo e ai suoi protagonisti di ieri e di oggi. A firmarlo questa mattina sul Corriere del Ticino Bruno Cereghetti. Da Armstrong a Froome. Da Contador all'attuale maglia gialla Nibali. Fino alle squadre, ai direttori sportivi e all'Unione ciclistica internazionale (UCI). Non manca nessuno dei "mutanti" - come li definisce - nel quadro drammatico dipinto dal deputato socialista. Ma se loro sono gli attori il protagonista del dipinto è un altro, dominante e indiscusso: il doping. "Già lo sentimmo venire al Giro di Romandia - attacca già dalla prima riga Cereghetti - con Froome sempre più forte di Armstrong, l’archetipo del poli-doping, e con certi buoni puledri che sono diventati improvvisamente dei purosangue per una decina di giorni. Poi sono trapelate alcune verità poco edificanti. Con insostenibile leggerezza l’UCI, attraverso una procedura sommaria, ha autorizzato Froome ad assumere sostanze dopanti (e fin qui purtroppo niente di stravolgente: fosse dipeso dall’UCI ancora oggi Armstrong sarebbe tranquillamente incluso nelle classifiche ciclistiche. L’UCI non ha mai dato spiegazioni esaustive in materia, ma di colpo ha modificato i regolamenti interni. Fatto è che la notizia si diffonde in pieno Giro d’Italia e con essa riaffiorano i sinistri sospetti". "Con singolare coincidenza - argomenta il Gran Consigliere nel fondo pubblicato sul CdT - iniziano le cadute a ripetizione di Froome, con il ritiro dal Giro e, poco dopo, dal Tour; lui che fino al Romandia non sarebbe stato scalfito nemmeno se investito da una mandria di bisonti in fuga. Con il ritiro di Froome terminano anche le ambizioni del Team Sky, che per il Tour ha «preparato» un solo corridore, Froome per l’appunto, ma non Porte, per evitare i problemi di gestione interna di due anni prima con il «duo parallelo» Wiggins-Froome. Al Tour ritorna anche Contador, già squalificato per doping nel 2010, il cui direttore sportivo altri non è che il già EPO-reo confesso Riis, il cui nome resta tuttavia ancora nell’albo d’oro e che mantiene un continuato diritto di presenza attiva sulla scena ciclistica. Nell’ottava tappa Contador conclude l’ascesa della Mauselaine a tempi di record, e di questo si parla assai («Le Monde» del 15 luglio). Sparirà due tappe dopo, anche lui – bizzarria della sorte – per una caduta, in un sito misteriosamente non coperto dalla pur estesa presenza mediatica nella corsa. Passata la tempesta Froome e Contador ritorneranno con le loro imprese da mutanti". Ma Cereghetti non risparmia nessuno e dopo aver puntato il dito su chi ha abbandonato la corsa, si "scatena" contro l'attuale maglia gialla Vincenzo Nibali: "Chi resta? - scrive sul quotidiano di Muzzano - Nibali, della più che chiacchierata Astana («Un des maillot les plus entachés de la planète cycliste»; LaDépêche.fr, 20 luglio) e del sulfureo manager Vinokurov (già squalificato per doping, ma tuttavia con continuativo diritto di presenza nell’arengo ciclistico). Così si esprime «Le Monde» (15 luglio): «È stato primo del Giro di Spagna nel 2010 e del Giro d’Italia nel 2013, con 414 watts ogni volta (una misura della potenza muscolare), al di là della soglia sospetta». Quel Nibali che comunque ha già fatto strabuzzare gli occhi nel finale della seconda tappa con scatto nel penultimo chilometro, alla stessa maniera del ben più possente Cancellara il giorno prima (a cui però l’impresa non poteva riuscire per la logica potenza del gruppo). Ma Nibali andava già più forte dell’intero gruppo. Nibali che – inaudito – tre giorni dopo straccia Cancellara sul pavé della Roubaix, dove «volava con più potenza che sulle montagne» («Le Monde», 15 luglio)". La conclusione del deputato è sferzante e amara al contempo: "E da lì tutto prosegue esattamente sulla falsariga di Wiggins due anni fa e Froome l’anno scorso: una passeggiata al di sopra di tutto e di tutti, con la disarmante disinvoltura di chi dà l’impressione di frenare in salita per non andare troppo forte. Meglio, ma molto meglio, di Pantani nel 1998 (altro nome che resta ancora nell’albo d’oro). «Le Monde», per atti concludenti, dedicherà un titolo significativo alla situazione: «Nibali e la sua squadra passeggiano» (15 luglio). E pensare che basterebbe spiegare scientificamente come siano possibili anche agli umani certe performance da mutanti e il tutto rientrerebbe pacificamente nell’alveo delle gesta sportive. Fino a quel momento però, in buona sostanza, un conto è essere numero uno alla fine e un altro è essere vincitore. Questo sarà solo la cronaca del futuro che lo dirà".
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