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Coronavirus
02.05.2020 - 18:030

Scuole, la Lega non molla: "Il DECS garantisce per la sicurezza sanitaria di allievi, famiglie, docenti e addetti scolastici?"

Interpellanza con raffica di domande al Consiglio di Stato da parte del gruppo parlamentare leghista: "Ne vale davvero la pena per 13 giorni di scuola elementare e 6 di medie ad allievo?"

di Boris Bignasca*

Nella sua ordinanza del 29 aprile il Consiglio Federale ha deciso di lasciare piena libertà d’azione ai Cantoni circa la riapertura o meno delle scuole dell’obbligo l’11 maggio. Tale principio è stato sottolineato durante la conferenza stampa anche dal Consigliere Federale Alain Berset. A seguito di questa delibera da parte della Confederazione, il Consiglio di Stato ha deciso di procedere con il ritorno all’obbligo scolastico in presenza.
 
13 giorni di elementari, 6 di medie, decine di miglia di persone

Tale decisione è stata presa nonostante in Ticino manchino ormai poche settimane alla fine dell’anno scolastico. Settimane che si riducono a una manciata di giorni, grazie all’arzigogolato e confuso modello di riapertura elaborato dal DECS, che intende portare in classe per 13 giorni a testa gli allievi delle elementari e per circa 6 giorni quelli delle medie. C’è da chiedersi dunque se questa scarsissima presenza in classe avrà un’incidenza sul percorso scolastico degli allievi allievi. 
Tuttavia, garantire 13 giorni di scuola elementare in presenza e 6 giorni di scuola media in presenza, comporta la movimentazione di decine di migliaia di persone che entreranno direttamente o indirettamente in contatto fra di loro. Oltre agli allievi e alle rispettive famiglie, vanno infatti considerati i docenti e i loro parenti, il resto del personale scolastico, gli autisti dei mezzi di trasporto, eccetera. Va qui ricordato come il Ticino sia una delle regioni maggiormente colpite dalla pandemia di Covid19. Al Consiglio di Stato spetta dunque il delicato compito di ponderare i rischi legati alle singole aperture per scongiurare una nuova crescita dei contagi. 
 
L’incertezza scientifica e sanitaria

Il Consigliere di Stato Manuele Bertoli, durante la conferenza stampa, si è fatto scudo del parere di alcuni esperti i quali suppongono che i bambini potrebbero essere poco contagiosi. Tale affermazione risulta, al momento, temeraria e senza alcuna evidenza scientifica condivisa a livello internazionale.

Nel mondo della scienza vi sono infatti attualmente posizioni assai discordanti contraddittorie su questo tema. A titolo d’esempio possiamo qui citare le interviste rilasciate ai media ticinesi dal Professor Massimo Galli, uno dei massimo esperti italiani d’infettivologia: “I bambini si contagiano e sono contagiosi. E le aule scolastiche sono incubatori di Covid19”. 

Anche studi internazionali sostengono tali tesi. Tra i molti si possono citare la ricerca cinese pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Lancet (clicca qui), o quello realizzato dall’ospedale universitario La Carità di Berlino (clicca qui).

Anche lo studio degli esperti svizzeri della “National COVID-19 Science Task Force” è molto prudente sul tema del ruolo degli under 10 nella trasmissione del Covid19 (clicca qui).
 
La sindrome di Kawasaki e la scarsità di dati sui bambini 

A livello internazionale si assiste inoltre in diversi Paesi alla preoccupante crescita di casi tra i bambini della temibile sindrome di Kawasaki. Alcuni esperti suppongono che il Covid19 possa avere un ruolo importante in questo nuovo fenomeno sanitario. 
I pochi tamponi effettuati in Ticino sui bambini, non consentono di avere un quadro realistico della situazione. Inoltre dall’Università di Ginevra si segnalano casi di bambini positivi ai test sierologici, che nel recente passato avevano presentato sintomi diversi da quelli generalmente associati al Covid19, e per questo non erano stati sottoposti a tampone.
 
Le dure critiche dal mondo della scuola

Infine, un ultimo aspetto importante, è legato allo scarso coinvolgimento in questa delicatissima decisione da parte degli insegnati. A quanto abbiamo appreso la maggioranza dei direttori delle scuole medie si era detto infatti contrario a compiere questo passo avventato. Anche diversi istituti comunali hanno assunto una posizione negativa.


Il Collegio Cantonale degli Esperti di Scuola media e del Collegio Cantonale dei Consulenti didattici, in una presa di posizione pubblica, ha definito “avventata e controproducente” la riapertura così come prevista dal DECS: “Dal punto di vista dell’insegnamento il pericolo maggiore è quello di compromettere in modo importante, e senza vantaggi visibili, gli sforzi messi in atto in queste settimane nella didattica a distanza. L’apertura delle aule scolastiche, con la conseguente messa in atto di un triplo registro pedagogico-didattico –insegnamento a distanza, in presenza e l’accudimento, rischia di disperdere ancora di più le preziose forze degli insegnanti e degli allievi, desecurizzandoli".


Questo modello caotico, sia dal punto di vista scolastico che organizzativo, è stato contestato anche dal Movimento della scuola che, in pochi giorni, ha raccolto le firme di oltre 400 docenti e del collegio di 9 istituti. Non da ultimo, secondo un sondaggio realizzato dalla conferenza cantonale dei genitori, ben il 64% delle mamme e dei papà interpellati si è detto preoccupato da questa decisione.
 
Le domande al Consiglio di Stato


A fronte del dibattito scientifico in corso a livello internazionale, il Consiglio di Stato può garantire che i bambini e i ragazzi siano poco o per nulla contagiosi e non giochino un ruolo nella catena di trasmissione del virus?

Sulla base di quali criteri, nell’ambito di una ponderazione del rischio, indispensabile nella delicata fase delle riaperture, è stato valutato positivamente il fatto di mobilitare e mettere in relazione decine di migliaia di persone per assicurare 13 giorni di scuola elementare ad allievo e 6 di scuola media?

Nell’ordinanza del DECS gran parte della responsabilità organizzativa sulle riaperture viene scaricata sui singoli istituti. Ritiene il Governo giusto che ad assumersi rischi tanto elevati per la salute pubblica siano i docenti e le sedi scolastiche?

Alcuni docenti di scuola media segnalano che il modello del DECS, con poche presenze in aula a singhiozzo, possa addirittura rivelarsi controproducente ai fini didattici. Come risponde a questa obiezione?

Su quale basi l’opinione critica dei direttori delle scuole medie, della commissione di esperti e di moltissimi insegnanti non è stata tenuta minimamente in considerazione? 

Il caotico modello del DECS fondato sulla coesistenza contemporanea di approcci pedagogici, scuola in presenza e a distanza e a accudimento, è stato severamente criticato dal Collegio Cantonale degli Esperti di Scuola media e del Collegio Cantonale dei Consulenti didattici, ovvero i massimi esperti ticinesi in materia d’insegnamento scolastico. Perché il Governo ritiene che i suoi esperti si sbaglino?

Il Governo ritiene realistico che si possa mettere in atto con efficienza questo complicatissimo modello, con pochi giorni di preparazione, e testarne l’efficacia sulla base di 13 giorni alle scuole elementari e di 6 giorni alle medie?

Il Governo nel suo ruolo di datore di lavoro responsabile, secondo gli obblighi sanciti dalla legge federale sul lavoro, in basi a quali evidenze scientifiche - non essendo provata la contagiosità o meno dei bambini - può assicurare la salute dei suoi dipendenti nel settore scolastico?

A livello comunale questo obbligo di tutela della salute dei dipendenti delle scuole elementari e dell’infanzia, ricade sui comuni o il Cantone intende farsene carico?

Nel caso un docente o un allievo risultasse positivo al Covid19, quali sono le misure previste per la quarantena? L’intera classe? L’intero istituto?

Come intende organizzare il trasporto scolastico durante questa fase in maniera da tutelare la salute di ragazzi e addetti?

Considerata la manciata di giorni che si possono garantire di scuola in presenza agli allievi e la totale incertezza scientifica sulla contagiosità o meno dei bambini, non sarebbe stato più prudente e responsabile elaborare una strategia di apertura in settembre, sulla base di maggiori e più solidi dati sanitari che saranno senz’altro a nostra disposizione nei prossimi mesi e settimane?

*Deputato - Interpellanza presentata a nome del Gruppo Lega in Gran Consiglio

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