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Coronavirus
16.12.2020 - 14:020

Christian Camponovo a Matrioska: "Bisogna chiudere! Ma la politica non ci ascolta. Tra un mese conteremo le vittime di quello che non abbiamo fatto oggi"

Il direttore della Moncucco: "Il Covid è una malattia che uccide, ma sembra che questo fatto non sia ancora così chiaro a tutti"

MELIDE - “Tutti coloro che lavorano nel settore sanitario concordano con la richiesta della Taskforce del Consiglio federale di introdurre nuove misure restrittive. Ma più si aspetta e più queste misure saranno estreme. In Romadia, la sola chiusura di bar e ristoranti ha portato a una drastica riduzione dei contagi. Attendere è un errore che stiamo facendo per la seconda volta. Se errare è umano, perseverare è diabolico”. Così il direttore della Clinica Luganese Moncucco, Christian Camponovo, intervenuto ieri sera a Matrioska, dedicata alla crisi pandemica. Insieme a lui, il sindaco di Lugano, Marco Borradori, e i deputati Sabrina Aldi, Lorenzo Jelmini, Marco Bertoli e Nicola Corti.

 “Io chiuderei il meno possibile per avere il massimo dell’effetto possibile - ha detto Camponovo -. Il virus è la cosa più stupida e prevedibile che possa esistere: si trasmette quando ci sono dei contatti, non solo attraverso le goccioline che espelliamo, ma anche attraverso quello che tocchiamo. Quindi, dobbiamo limitare i contatti. Quindi direi di chiudere subito bar e ristoranti. La situazione è sotto gli occhi di tutti, ma ora comincia a diventare tardi. Più si aspetta e più il problema diventa grande. E poi sappiamo che a Natale c’è un certo rimescolamento anche a livello famigliare. È un pericolo enorme e dobbiamo renderci conto che stiamo giocando col fuoco”.


“Penso che la politica non sta ascoltanto le autorità sanitarie - ha aggiunto il direttore della Moncucco -. Nelle ultime settimane sono stati molti gli appelli rivolti invano da medici, esperti e ospedali. Aspettare anche un solo giorno per prendere una decisione che si poteva prendere ieri è un problema. Perché significa diversi morti in più tra qualche giorno. Tra un mese conteremo le vittime di quello che non abbiamo fatto oggi. Ogni volta, purtroppo, c’è un buon motivo per non chiudere qualcosa. Ma al virus non importa del povero o del ricco e di questo dobbiamo esserne coscienti".

 Camonovo ha toccato poi il tema del sistema sanitario: “Vorrei sfatare un mito: qualcuno ha detto che non ha fatto abbastanza per prepararsi alla seconda ondata. Ma non si evitano i morti potenziando il sistema sanitario. Il Covid è una malattia che non ha una terapia e fa il proprio corso. Una persona su cinque deve essere ricoverata. E uno su sette che viene ricoverato non esce vivo dall'ospedale. Il Covid è una malattia che uccide, ma sembra che questo fatto non sia ancora così chiaro a tutti. È importante rendersene conto. Fino alla primavera dovremo convivere con il virus, poi speriamo tutti che il vaccino ci aiuterà. I segnali sembrano andare in questa direzione. Ma perdere giorni preziosi in una lotta in cui possiamo avere la possibilità di vincere è davvero uno spreco".

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