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27.01.2021 - 18:020

Una società bucalettere ha ottenuto un appalto cantonale per le mascherine? E tra gli amministratori ci sarebbe un professore della SUPSI

Tiziano Galeazzi e altri deputati interrogano il Governo in merito alla Business Growth. Del suo stabilimento a Bioggi il comune non sa nulla, e ci sono altri punti di domanda. "Ma non si poteva premiare una società del nostro tessuto industriale?"

BELLINZONA - Un concorso pubblico per la fornitura di mascherine chirurgiche tipo IIR
certificate EN 14683:2019 vinto da una società bucalettere, penalizzando di fatto le realtà ticinesi che con coraggio hanno deciso di riconvertirsi o di dedicarsi anche alla produzione dei dispositivi di protezione? È la domanda che si pongono i deputati Tiziano Galeazzi (primo firmatario), Filippini, Guscio, Merlo, Morisoli, Mossi Nembrini, Pamini, Pellegrini, Pinoja, Robbiani, Soldati, Tonini (quindi, UDC-Lega-Più Donne).

A vincere l'appalto è stata la Business Growth SA di Roveredo Grigioni, che risulta in effetti domiciliata in Svizzera dalla propria costituzione, avvenuta nel marzo del 2016. Cosa c'è di strano, quindi?

"Questa società ha avuto la propria sede nel Canton Ticino, presso una società fiduciaria di
Lugano, fino al mese di marzo 2020. A partire da aprile 2020, infatti, la sede societaria è stata
trasferita a Roveredo Grigioni, apparentemente presso l’abitazione di uno dei membri di CdA della medesima. La struttura societaria parrebbe pertanto essere assimilabile ad una società-buca lettere, vale a dire, senza alcuna struttura operativa, tantomeno produttiva, nel Comune grigionese. In termini amministrativi ci consta in particolare", spiegano i deputati. 

Che hanno continuato a approfondire la questione della Business Growth. "Abbiamo appreso, dal sito internet della società grigionese, https://www.business-growth.ch/, che essa farebbe capo ad uno stabilimento di produzione in un capannone sito nel comune di Bioggio. Oltre a ciò la stessa Business Growth SA, Roveredo, controllerebbe una società italiana, di nome
Shibumi Srl, a Vergiate (Varese, Italia). Insomma, una vera e propria struttura internazionale.
Sempre secondo il sito internet, addirittura l’unità produttiva di Bioggio dovrebbe produrre ca.
60'000 mascherine/giorno, contro le 20'000 mascherine/giorno prodotte da SCHIBUMI Srl, a
Vergiate in Provincia di Varese. Consultando il Registro di commercio ticinese (svizzero: ZEFIX), non risultano tuttavia (più) iscrizioni nel nostro Cantone, né succursali di Business Growth SA né, tantomeno, sotto la ragione sociale Shibumi o Shibumi Life. L’unità produttiva, che parrebbe condividere degli spazi in un immobile a Bioggio, in Via Pianon n.1 non risultava, almeno fino al giorno 26.01.21, neppure essere nota/notificata all’Autorità comunale", spiegano. Inoltre, "dal Registro di commercio del Cantone dei Grigioni sono amministratori tre persone cittadini
italiani tra cui due abitano in Svizzera e uno in Italia. Uno dei tre è pure professore alla SUPSI
di Lugano".

E si chiedono se non fosse stato il caso di assegnare l'appalto ad altri: "Riteniamo comunque tanto vero che in questi periodi di pandemia e di crisi economico-finanziaria, un occhio di riguardo andrebbe sicuramente indirizzato al tessuto industriale reale ticinese e alle cittadine e
cittadini di questo Cantone. Non solo per gli aiuti finanziari, ma anche concretamente per dar lavoro proprio a queste aziende che dopo tutto, oltre ad impiegare manodopera, pagano, localmente, fior di imposte e contributi sociali cercando di salvaguardare più posti di lavoro possibili in tempo di pandemia. Si impone quindi a parer nostro una serena riflessione a sapere se, nella circostanza, tutte le condizioni quadro del fare impresa concorrono/hanno concorso a garantire eque condizioni di concorrenza". 

Segue, nell'interrogazione, una lunga serie di domande, atte a capire il motivo del trasferimento della società in Grigioni, sulle verifiche eseguite su di essa, sulla contabiltà, sullo stabilimento di Bioggio che non figura da nessuna parte, sul respiro internazionale e sulla possibilità che le mascherine siano magari prodotte dalla controllata italiana. I deputati vogliono anche sapere quante aziende ticinesi avevano concorso e se esse adempivano a tutti i requisiti, e se il Consiglio di Stato intende in caso di regolarità intervenire. 

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