Appaltopoli
17.11.2013 - 20:360
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Locarno, il blitz di Noseda, i mandati, il Municipio, l'avvocato Mariotti e l'assalto alla diligenza

L'ANALISI - Locarno sembra una città narcotizzata: in qualsiasi altro comune quanto è accaduto mercoledì scorso avrebbe scatenato una bufera. Quattro motivi per cui il presidente del PLR di Locarno avrebbe dovuto evitare la metafora della diligenza

di Marco Bazzi

LOCARNO - Il blitz del procuratore generale John Noseda a Palazzo Marcacci, mercoledì scorso, ha acceso i riflettori su una questione importante e delicata: l’assegnazione di mandati e appalti pubblici. Una questione che riguarda ovviamente non solo Locarno ma tutti i comuni, così come il Cantone.

I mandati, se vengono assegnati alla luce del sole e poi pubblicati come prevede la legge, sono un normale sistema utilizzato dagli enti pubblici per ottenere prestazioni o servizi. Non sono affatto un male in sé.

Mandati: i problemi a Locarno sono due

Nel caso di Locarno, però, ci sono due aspetti che gettano una cattiva luce sull’Amministrazione.

Primo: diversi mandati sono stati assegnati senza che il Municipio li avesse valutati e condivisi. A sua insaputa, quindi. E alcuni appalti – come quelli per le manutenzioni stradali, per un importo annuo che sfiora il milione - sono rimasti in vigore per anni senza essere rimessi a concorso.

Secondo: a Locarno non esiste ancora una lista degli appalti e dei mandati. C’è solo un elenco di centinaia di pagine dove figurano le fatture pagate dalla Città, comprese le indennità ai consiglieri comunali o la fornitura di aperitivi in occasione di manifestazioni pubbliche.

Poi si può anche sostenere che è colpa dei Servizi contabili, che non hanno provveduto ad allestire la lista come la legge impone. O dell’Ufficio tecnico, che ha oltrepassato i limiti di autonomia assegnatili dal regolamento comunale. Ma negli enti pubblici esiste anche e prima di tutto una responsabilità politica, e questa qualcuno deve pur assumersela: Municipio, sindaco in primis, a cui riferisce direttamente l’Ufficio tecnico, e partiti.

Il segreto istruttorio non va violato

Adesso, dopo quel che è successo, sembra che il problema, per alcuni politici locarnesi, sia come mai i municipali che sono stati ascoltati dalla Magistratura alcune settimane prima del blitz non abbiano informato il Municipio che gli inquirenti stavano raccogliendo informazioni. Insomma: segreto istruttorio, questo sconosciuto.

Sappiamo che la Legge sulle commesse pubbliche non prevede sanzioni penali, ma unicamente amministrative per chi la vìola. Ed è forse ora che questo aspetto sia rimesso in discussione a livello federale. Ma sappiamo anche che ci sono sanzioni penali per chi vìola il segreto istruttorio quando c’è un’inchiesta in corso, seppure in fase preliminare.

Una città narcotizzata

Restiamo però sul piano politico, in attesa che gli Enti Locali, autorità di vigilanza sui Comuni, si esprimano – celermente, c’è da augurarsi – sulle segnalazioni di irregolarità trasmesse dagli inquirenti.

Locarno sembra una città narcotizzata: in qualsiasi altro comune, probabilmente, quanto è accaduto mercoledì scorso avrebbe scatenato una bufera. Ma a Locarno no: nemmeno un’interrogazione, o una presa di posizione ufficiale da parte di un partito.

Solo dichiarazioni sparse, e rese (almeno alcune) su sollecitazione dei giornalisti, da esponenti politici: da Carla Speziali al suo collega PPD Giuseppe Cotti – che con le sue dichiarazioni pubbliche dei mesi scorsi ha attirato l’attenzione degli inquirenti -, dal municipale leghista Silvano Bergonzoli, all’ex municipale PLR Diego Erba, oltre ad alcuni coordinatori di partito, come il socialista Pier Mellini e il liberale radicale Vittorio Mariotti, sul quale torniamo tra poco.

Ora tocca alla politica fare chiarezza

Ora la palla è nel campo dei partiti. E il grado di chiarezza che si vorrà fare a Locarno dipenderà da loro.

Ma se i politici (e non solo loro) continueranno ad aver paura (ognuno ha il suo orticello da difendere e il suo pollaio da nutrire) di affrontare finalmente a viso aperto la questione di fondo di una Città che non è ben governata, non cambierà nulla. Si continuerà con i soliti mugugni, con i soliti “le dico come stanno le cose, ma io e lei non ci siamo sentiti”, “ah, se aprissi il libro… ma non voglio grane, sa com’è”, “se parlo me la fanno pagare”.
Insomma, si andrà avanti con la logica del “tengo famiglia”, e Locarno continuerà ad essere gestita con sistemi clientelari che non dovrebbero far parte di una società aperta e democratica.

La giustificazioni di Carla Speziali

A proposito della mancanza di una lista di appalti e mandati, Carla Speziali ha dichiarato al Caffè: “È da quattro anni che il Municipio sta cercando di risolvere il problema. Quando nel 2009 se n’è cominciato a parlare, gli organi competenti dell’amministrazione si erano attivati per allestire la lista delle commesse e dei mandati, e la relativa documentazione era stata inviata anche alla commissione della gestione. A questo punto, però, ci si è resi conto che per avere una documentazione ben sistematizzata bisognava adottare un particolare applicativo informatico e, purtroppo, i tempi si sono allungati”.

È come se uno che ti ha rubato la macchina (il paragone è unicamente metaforico) ti dicesse: sono mesi che provo a chiamarti per restituirti l’auto che ho trovato nel mio garage, ma il mio cellulare ha un problema, e quegli incompetenti della compagnia telefonica non sono ancora riusciti a risolverlo.

Qui stiamo comunque parlando della mancata pubblicazione della lista di appalti e mandati, non delle modalità – che definire “discutibili” è un eufemismo - con cui gli stessi sono stati assegnati per anni, senza che nessuno, in Municipio e in Consiglio comunale abbia avuto il coraggio di alzarsi e di dire: “Signori, io a questo gioco non ci sto!”. Che è poi il vero problema.

Vittorio Mariotti e l’assalto alla diligenza

Veniamo ora all’avvocato Vittorio Mariotti, coordinatore del Partito liberale radicale di Locarno, che ha parlato di “assalto alla diligenza”. Forse avrebbe fatto meglio a evitare questa metafora. Non certo perchè "diligenza" significa anche rispetto delle regole. No: per i seguenti motivi.

- In primo luogo perché, facendolo, ha dato segni di eccessivo nervosismo.

-In secondo luogo perché della sezione di Partito  che coordina fa parte anche Davide Giovannacci, uno dei municipali del “nuovo corso”, quelli che, a suo dire avrebbero ordito l’assalto alla diligenza.

- In terzo luogo perché dell’Ufficio presidenziale che Mariotti presiede fa parte una consigliera comunale che ha beneficiato l’anno scorso di appalti e mandati diretti - per un importo che sfiora i sei zeri - che rientrano nella lista di quelli “sensibili”.

- In quarto luogo, avrebbe fatto meglio a evitare la metafora della diligenza in quanto è – o quantomeno è stato – legale del titolare di una delle ditte di pavimentazioni stradali che pure rientrano nell’elenco degli appalti “sensibili”. Ed è anche stato il legale del consigliere comunale del suo Partito (che pure rientra nella lista dei mandati sensibili per la non trascurabile somma di 80'000 franchi) quando qualche mese fa finì nella bufera per aver falsificato i contrassegni di posteggio.

Suvvia, se un minimo di eleganza non lo si può pretendere da un capoclan, lo si deve pretendere da chi porta la responsabilità del Partito di maggioranza relativa, com’è il PLR a Locarno.

L'invettiva di Mariotti sul sito del PLR

Ma non è la prima volta che l’avvocato Mariotti spara ad alzo zero, anche contro il “suo” municipale Giovannacci. Nei mesi scorsi ha scritto un’invettiva che ancora figura sul sito del PLR di Locarno, dal titolo: “Nuovo corso? Per intanto solo figuracce”.

Eccone alcuni passi: “Il nuovo corso dettato dalla costituita maggioranza multipartitica di tre giovani PPD-PLR-PS, sostenuti da un leghista AVS, starebbe per spazzar via il parco giurassico che infesta la città da troppo tempo (…). A dire il vero non si conosce nulla di questo nuovo corso, che dovrebbe cambiare i destini della regina del Verbano. Le prime avvisaglie di questa intesa a quattro, fondata su scambi reciproci di favori personali, non sembrano portare nulla di buono. Anzi. Pare di essere tornati ai detestati sistemi bui d'altri tempi”.

“Scambi reciproci di favori personali” è un’accusa grave. E chi la pronuncia dovrebbe averne le prove, oltre ad essere, da questo punto di vista, immacolato.

Mariotti non deve stupirsi se poi alcuni giovani del suo partito gli si rivoltano contro. Com’è accaduto, per esempio, nel febbraio scorso. Ci riferiamo all’istanza presentata al Giudice di Pace da Giovannacci, Niccolò Salvioni e Giovanni Monotti contro la sua nomina a coordinatore della Sezione PLR.

Da Ombre Rosse ad Antonio Salandra

Torniamo ora all’assalto alla diligenza. Mariotti ha usato la metafora intervenendo pubblicamente in difesa del sindaco Speziali.

La metafora evoca due cose: “Ombre Rosse”, di John Ford, dove gli Apache di Geronimo si lanciano all’inseguimento della diligenza sulla quale viaggiano, oltre a uno sceriffo, personaggi che non sono certo campioni di moralità. Come il banchiere corrotto Henry Gatewood, a cui Ford fa pronunciare una frase rimasta celebre come definizione di un malinteso liberalismo: “A che cosa serve il governo? Invece di proteggere gli uomini d'affari, caccia il naso negli affari loro. Poi hanno intenzione di creare dei revisori di banche, come se noi banchieri non conoscessimo il nostro mestiere. Anzi, proprio prima di partire ho ricevuto una lettera in cui mi si diceva che sarebbero venuti a ispezionare la mia contabilità”. 

Ma la metafora “assalto alla diligenza” fu usata in politica ben prima di “Ombre Rosse”, da Antonio Salandra, che fu anche primo ministro del Regno d’Italia. La utilizzò nel 1915 per definire le manovre dell’opposizione per far cadere il Governo.

La frase entrò poi nel linguaggio comune e la si usa ancora oggi, cita un manuale di termini politici, “per qualificare intrighi orditi da persone o gruppi per scalzare dal loro posto altre persone. E soprattutto quando scopo ultimo degli intrighi è l’arrembaggio alla diligenza, cioè a incarichi lautamente retribuiti”.

Forse in questo senso l’ha usata l’avvocato Mariotti.

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