LUGANO – Tutto è iniziato con qualche invito al ristorante. E fin lì non c’era ancora nulla di particolarmente grave. Poi il titolare della PR Pulizie, il portoghese, ha cominciato ad allungare ai due funzionari qualche busta. Bustarelle, si dice in gergo. Cinquecento franchi qui, altri cinquecento là. I due si sono anche interrogati: “Ma questi soldi dobbiamo accettarli?”, si son chiesti.
Alla fine si son detti di sì. Perché no, in fondo? Qualche biglietto in più esentasse alla fine del mese non fa male. Anzi! Resta tutto tra di noi, non deve saperlo nessuno, hanno pattuito. Era una cosa da non raccontare assolutamente in giro. Sono alcuni particolari che emergono dai verbali di interrogatorio dei tre, tutti rei confessi.
Siamo nel 2010 quando inizia a profilarsi il reato di corruzione: attiva da parte del portoghese, passiva da parte dei dipendenti del Dicastero servizi urbani. Il reato che martedì scorso ha fatto scattare i tre arresti.
Poi, le bustarelle sono diventate un’abitudine, come le ciliegie, che una tira l’altra. Fino a raggiungere la somma totale di circa 25'000 franchi. Un ringraziamento tangibile, da parte del titolare della PR - con sede in via Taddei a Viganello - e di altre due aziende del ramo edile, per i mandati che otteneva regolarmente grazie ai due dipendenti comunali.
La storia è andata avanti per circa due anni e mezzo, fino all’inizio del 2013. Poi le mazzette si sono fermate. E qui, le versioni divergono: i funzionari sostengono di non aver più accettato le tangenti terrorizzati dal fatto che qualcuno lo venisse a sapere. Il portoghese dice invece di essersi stufato di ungere i due per ottenere lavori pubblici. E aggiunge che da quando ha smesso di “oliare la ruota” non ha più ricevuto lavori.
Difficile dire per ora quale sia la verità. Ma quel che conta è che i tre hanno ammesso la corruzione. Tra gli altri reati contestati dal procuratore generale John Noseda c’è anche la falsità in documenti, perché i funzionari e il portoghese hanno anche modificato alcune fatture indirizzate al Comune, così da recuperare il denaro che finiva in tangenti.
emmebi